Lo afferma la Lipu che ha accolto
con grande favore il no all'importazione di volatili selvatici deciso da
Bruxelles. Più di 3.000 su 9.600 specie sono state oggetto di
commercio legale e illegale
LINK: Lega protezione uccelli Il divieto permanente dell'Unione
europea all'importazione di uccelli selvatici salverà due milioni di
esemplari che ogni anno vengono catturati in natura e rivenduti come pet,
animali da compagnia. È quanto afferma la LIPU-BirdLife Italia che ha
accolto "con grande favore" la decisione adottata ieri a Bruxelles dal
Comitato europeo che riunisce i capi veterinari della UE. Solo pochi mesi
fa, la Lipu aveva chiesto di stabilire un divieto permanente al commercio di
uccelli, causa del declino di numerose specie tra le quali il Pappagallo
cenerino africano, l'Amazzone corona gialla e l'Amazzone fronte bianca e
inoltre della morte di oltre il 60% degli uccelli catturati, che decedono
ancor prima di arrivare a destinazione.
Secondo la Lipu più di 3mila delle circa 9.600 specie di uccelli
selvatici si stima siano state oggetto di commercio legale o illegale negli
ultimi anni, e numerose specie siano state portate sull'orlo dell estinzione
in natura. Circa 360mila pappagalli cenerini africani sono stati legalmente
venduti tra il 1994 e il 2003 (dati Cites). Il provvedimento stabilisce che
gli Stati membri dell'Ue debbano garantire la corretta applicazione del
divieto di commercio per gli uccelli selvatici. «Questa decisione è un
ottimo passo in avanti per la tutela di milioni di uccelli selvatici ha
affermato Claudio Celada, Direttore Conservazione Natura LIPU-BirdLife
Italia. Ora ci aspettiamo che il Governo italiano vigili affinché il divieto
sia rispettato in modo rigoroso anche sul nostro territorio nazionale». Il
commercio di uccelli selvatici elencati dalla Convenzione CITES fu vietata
negli Usa fin dal 1992, lasciando all'Ue l'87% del commercio mondiale degli
uccelli selvatici
Anche la Lav esprime soddisfazione per la decisione della Commissione
Europea di confermare il divieto d’importazione di uccelli 'da compagnia'
selvatici, che dal 2005 era stato deciso come misura preventiva nei
confronti dei rischi sanitari connessi alla diffusione del virus
dell'aviaria. Dal 1° luglio 2007, soltanto gli uccelli 'da compagnia'
cresciuti in cattività in allevamenti che rispondono a severi requisiti,
potranno essere importati, ma soltanto da un limitato numero di Paesi extra
UE che applicano norme elevate in materia di salute animale e che sono già
autorizzati a esportare pollame. Tra questi: Stati Uniti, Australia,
Israele, Canada e Nuova Zelanda. «È significativo - afferma Roberto Bennati
responsabile della lav per le campagne europee - che, nel contesto europeo
di minore allarme per il rischio di una pandemia da virus H5N1, il Comitato
Veterinario UE abbia voluto confermare il divieto d' importazione di uccelli
selvatici: si vuole così garantire un più elevato livello di protezione
della salute animale nell'UE, in linea, quindi, con il 'Piano UE per la
protezione e il benessere degli animali 2006-2010».
La Lav ricorda che un recente Rapporto dell'Autorità UE per la
Sicurezza alimentare ha evidenziato «i rischi molto seri relativi alle varie
fasi di questo commercio; inoltre, alcuni scienziati UE hanno confermato che
il 40-60% degli uccelli selvatici muore durante la cattura o il trasporto,
prima di raggiungere i Paesi europei. Prima del divieto provvisorio
introdotto dall'ottobre 2005, l'UE aveva importato annualmente più di un
milione di uccelli selvatici».
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