Nel corso della conferenza stampa di Ginevra dell’ONU, che ha
anticipato la riunione del Segretario generale dell'ONU alla presenza
di capi delle differenti istituzioni delle Nazioni Unite sulla crisi
alimentare mondiale,
Jean Ziegler,
relatore speciale del diritto all'alimentazione, ha proposto di
imporre una moratoria di cinque anni sui biocarburanti e di rompere la
speculazione per dominare l'aumento dei prezzi alimentari.
È ancora la crisi alimentare ad essere al centro dell’attenzione delle
discussioni in senso agli organismi internazionali per rispondere alle
rivolte nei Paesi più poveri. Chiedono prezzi più adeguati per le materie
prime necessarie alla sopravvivenza, vogliono cibo e solidarietà, per
spezzare quell’assurdo circolo vizioso della speculazione finanziaria. Le
proteste dei più deboli per rivendicare il proprio diritto a mangiare, ad
esistere, sono le più pericolose e quelle che destano maggiori
preoccupazioni: se crollano i Paesi poveri e si alzano le guerre dei più
poveri, cadono anche le sicurezze su cui si adagiano le ricchezze delle
economie ricche. A confronto, il crollo delle borse, o l’iperinflazione o il
crack finanziario non spaventa tanto quanto le rivolte "per la fame", perché
sono come un’onda che travolge anche gli Stati che credono di essere nel
pieno del loro sviluppo, come Cina, India, Sud Africa, Brasile. I poteri
forti tremano dinanzi alla destabilizzazione delle classi più deboli, perché
da questa si propagano i movimenti del dissenso, gli stessi che hanno
portato poi alle grandi rivoluzioni storiche.
Il problema richiede, dunque, una qualche reazione che dia l’impressione di
una debole intenzione di tamponare una situazione così preoccupante. Così,
nel corso della conferenza stampa di Ginevra dell’ONU, che ha anticipato la
riunione del Segretario generale dell'ONU alla presenza di capi delle
differenti istituzioni delle Nazioni Unite sulla crisi alimentare mondiale,
Jean Ziegler, relatore speciale del
diritto all'alimentazione, ha proposto di imporre una moratoria di cinque
anni sui biocarburanti e di rompere la speculazione per dominare l'aumento
dei prezzi alimentari. Come fa notare Ziegler, in un anno, il prezzo del
grano è aumentato del 130%, il prezzo del riso del 74%, il prezzo della soia
del 87%, e quello del mais del 53%, e l'aumento generale del 48% dei prezzi
alimentari va così a colpire i paesi più poveri. Considerando che 2,2
miliardi di persone, vivono nell'estrema povertà e sotto le condizioni
minimi di sostenibilità, una crisi alimentare equivale a compromettere gli
equilibri mondiali, con un impatto che non è da sottovalutare. Tuttavia,
secondo gli esperti ONU, la causa principale è da individuarsi nella
trasformazione massiccia di alimenti in biocarburanti, mentre la
speculazione sarebbe responsabile del 30% dell'aumento dei prezzi.
"
I biocarburanti sono un crimine contro la
maggior parte dell'umanità. Prendete gli Stati Uniti. Un terzo della loro
produzione di mais serve alla produzione di biocarburanti con 6 miliardi di
sovvenzioni da cui ne traggono profitto 4 o 5 multinazionali",
afferma Ziegler. Gli Stati Uniti non sono l’unico bersaglio della critica,
rivolgendosi anche all’Unione Europea, affermando che "
i
commissari di Bruxelles hanno preso la stessa strada criminale con la loro
direttiva che mira ad imporre il 10% di biocarburanti di qui al 2020, mentre
la Svezia, in cui il 40% dei veicoli utilizzano del bioetanolo spera di
raggiungere i 50% di produzione". Così Ziegler tuona che "
non
si può lottare contro il cambiamento climatico uccidendo delle persone."
Viene posto sotto accusa anche il Fondo Monetario Internazionale, che ha
imposto la piantagione di prodotti destinati all'esportazione decretando
così il declino dell'agricoltura di sussistenza, nonché l’Organizzazione
Mondiale del Commercio che impone quote di importazione e di esportazione
che non rispecchiano le esigenze della popolazione e delle economie
nazionali, bensì delle società private. Non bisogna poi dimenticare la
distruzione della biodiversità dei vegetali, a causa di coltivazioni ad alta
produttività utilizzando organismi geneticamente modificati che hanno messo
nelle mani delle grandi società la produzione alimentare e dei semi.
L’accentramento della produzione di alimenti nelle mani di grandi società è
stato un passaggio fondamentale per consentire il controllo del livello dei
prezzi, che ora viene decretato non solo dalle borse valori, ma anche dagli
Organismi Internazionali.
Così Ziegler propone di "
fermare la
speculazione delle borse" e di vietare la produzione di biocarburanti.
È una soluzione interessante, anche se miope e fine a se stessa, perché
vietare la speculazione equivale a controllare ogni singola operazione
borsistica che ha ad oggetto commodities e titoli alimentari, nonché a
cancellare ogni ingiusta imposizione da parte del FMI e del WTO, a togliere
il monopolio dei semi e delle coltivazioni a multinazionali come Monsanto e
la Cargill. Per realizzare tutto questo, è necessario mettere in discussione
l’interno Ordine Mondiale, costruito proprio sotto gli occhi delle Nazioni
Unite, che ora si vogliono battere per dare l’impressione di "voler limitare
i danni". È una grande ipocrisia che nasconde l’ennesima speculazione e uno
sporco sabotaggio ai danni di entità ben definite. Come ricorda anche il
Presidente brasiliano Lula, "
quelli che
criticano i biocarburanti non criticano mai il prezzo del petrolio"
per spiegare l’incredibile rialzo dei prezzi, né le entità che si nascondono
dietro il FMI che impone piantagioni "colonialiste", e dietro il WTO, che
perpetua una politica completamente contraria agli interessi dei paesi
martiri afflitti.
La stessa ipocrisia la leggiamo nelle parole del direttore del FMI
Dominique Strauss-Kahn, che vede in
futuro un peggioramento ineluttabile della crisi alimentare mondiale, con il
rischio di sfociare in una guerra perpetua. Le sommosse della fame in
numerosi paesi, "
mette in causa la
democrazia dei regimi, anche se talvolta non è un loro errore". "
Le
popolazioni si ribellano al loro governo, lo criticano, fanno cadere dei
governi democraticamente eletti…quando la tensione va al di là della messa
in discussione della democrazia, ci sono i rischi di guerra", ha
affermato Strauss-Kahn, osservando che "
la
storia è piena di guerre che sono cominciate a causa dei problemi di questo
genere". "
Il peggio, purtroppo,
forse è davanti a noi", afferma Kahn con riferimento soprattutto di
Cina e India, nei confronti dei quali rivolge il consiglio di scegliere la
carta del "
protezionismo" verso i
Paesi produttori di derrate alimentari, ma di "
aumentare
il commercio internazionale, di aumentare i flussi".
È ovvio, dunque, che la crisi alimentare apre uno scenario tutt’altro che
inaspettato, considerando che può essere utilizzata come strumento per
destabilizzare dall’interno dei Paesi che hanno trovato una strategica
collocazione nel sistema economico. Da una parte vi è infatti la Cina, forte
della sua produzione industriale e degno avversario degli Stati Uniti, e
dall’altra vi sono i Paesi Sud Americani e Mediorientali, che grazie al
petrolio e all’etanolo hanno voltato le spalle ad un passato di povertà. La
speculazione finanziaria e la "morale" sui biocarburanti divengono così
nelle mani delle potenti entità economiche delle vere e proprie armi non
convenzionali, da utilizzare per infliggere l’ennesimo colpo a degli
avversari politici ed economici.
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