Dopo le
esperienze di Porto Alegre, Mumbai, Karachi, Bamako e Caracas, il Social
Forum Mondiale arriva in Africa. Da oggi fino al 25 gennaio, a Nairobi,
capitale del Kenya, oltre 100mila persone si confrontano sulle tante
facce della globalizzazione.
Dopo le esperienze di Porto Alegre,
Mumbai, Karachi, Bamako e Caracas, il Social Forum Mondiale arriva in
Africa. Da oggi fino al 25 gennaio, a Nairobi, capitale del Kenya,
giornate di incontri, tavole rotonde, manifestazioni culturali curate
dalle tante realtà del movimento per una globalizzazione sostenibile.
“Il fatto che il Forum Sociale Mondiale si svolga in Africa - afferma il
vice segretario alla Cooperazione Patrizia Sentinelli (il governo
italiano parteciperà ufficialmente con una delegazione) - assume un
grandissimo valore. Innanzitutto perché lancia un messaggio chiaro: è
tempo che l’Africa venga considerata dal mondo per quello che è, ovvero
un continente in fermento, sia politico e sociale”.
Nella capitale del Kenya sono attesi 100mila convegnisti e gli abitanti
della capitale hanno fatto proprio i ‘salti mortali’ per ospitare nelle
loro case i delegati di oltre 100 organizzazioni non governative.
Parafrasando un grande poeta e statista africano, Leopold Senghor, il
Forum rappresenta per la società africana un appuntamento del ‘dare e
del ricevere’: “Per la prima volta nella storia - precisa padre Giulio
Albanese, già direttore dell’agenzia Misna- la società civile africana
potrà assurgere all’onore delle cronache internazionali ponendo
all’attenzione del mondo i problemi di un continente scaturiti dal
fallimento delle politiche globali”.
E i temi in campo sono numerosi: dalla questione del debito agli accordi
commerciali, dalle politiche del WTO al fenomeno migratorio, dalla
questione della sicurezza ai processi di pacificazione; dalla salute
all’istruzione, dalla diversità culturale ai giovani ed alle donne. Ma
la vera scommessa del Forum è far emergere l’Africa dal debito. Per
l’economista Riccardo Moro, responsabile della Fondazione Giustizia e
Solidarietà della CEI, la remissione del debito “è una sfida che
continua. Recentemente è stato firmato un accordo di conversione del
debito con il Kenya, richiesto con insistenza dalla campagna ‘W Nairobi
W’. Può essere un’ottima occasione per usare il denaro in favore dei
baraccati delle periferie di Nairobi con il loro coinvolgimento”. Un
secondo tema importante riguarda l’acqua. Secondo Riccardo Petrella,
direttore del Comitato della difesa dell’acqua: “la povertà oggi è
legata al sistema economico globale e non farvi riferimento come ad uno
dei fattori determinanti della perennizzazione della povertà, significa
indebolire le analisi. Purtroppo gli economisti oggi affermano che,
poiché essa è oggetto di domanda individuale dato che risponde a bisogni
diversificati, l’acqua non è più un bene comune pubblico, è un bene
economico. E come tale va trattato”.
Un ulteriore aspetto del Forum riguarda il commercio. Il presidente
delle ONG italiane, Sergio Marelli, sostiene che “le politiche agricole
dei paesi occidentali sono ancora fortemente sovvenzionate e questo
consente di produrre e di esportare a prezzi estremamente competitivi.
Senza la possibilità di usufruire degli aiuti statali i paesi africani
producono a costi più alti e la concorrenza li spinge fuori dal mercato
e li rende mercati di importazione per i prodotti dal Nord del mondo,
che sono molto più convenienti grazie ai sussidi all’esportazione”. Ma
il forum in Africa non è solo dibattito sugli interessanti temi che
coinvolgono il mondo, ma anche partecipazione e comunicazione.
È questa la sfida ‘dal basso’; la nuova democrazia partecipativa,
partita da Porto Alegre in Brasile, e approdata in India, tenta una
sfida impossibile: quella di ‘rivitalizzare’ una coscienza africana, che
per molti secoli è stata colonizzata. Quindi il Forum si spande nei
quartieri ‘proibiti’ della città, per fare giocare i bambini, per
informare i genitori sulla tutela dell’infanzia e per dare dignità ai
lavoratori. Ecco che diventa necessaria la comunicazione. Perciò a
Nairobi le ONG hanno creato molte radio e televisioni di strada. Infine
bisogna notare la forte presenza della Chiesa cattolica. I Gesuiti hanno
portato a Nairobi tutta la propria ‘famiglia ignaziana’; la Caritas sarà
presente con propri stands informativi. Inoltre la Chiesa locale,
attraverso parrocchie ed associazioni, ha previsto un programma di
‘animazione e coscientizzazione’ per i bambini di strada: un forte
risalto sarà dato alla situazione dei ‘bambini-soldato’ e del ‘turismo
sessuale’.
Occorre precisare che l’impegno della Chiesa cattolica nel World Social
Forum è un legame consolidato: infatti fin dai WSF di Porto Alegre la
Chiesa Cattolica ha messo a disposizione dei delegati le proprie
strutture ed ha coinvolto negli avvenimenti le proprie università. Le
aspettative di questo WSF in Africa sono altissime e già qualcuno ha
parlato di ‘successo’ per il clima instauratosi nella capitale kenyota.
Spazio al programma dunque, a cominciare dal primo appuntamento di oggi:
una marcia per la pace da Kibera, la più grande baraccopoli dell’Africa,
sullo stile della Perugia-Assisi.
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