La Commissione Europea ha autorizzato le autorità di investigazione
statunitensi dell'anti terrorismo ad avere accesso ai dati personali e
alle informazioni dei passeggeri europei che viaggiano su voli diretti
negli Stati Uniti. Questa questione era da tempo oggetto di controversie
e di discussione tra le istituzioni europee e quelle americane, è stata
spesso sollevata all'interno del Parlamento Europeo, che si è
pronunciato categoricamente contrario e questo tipo di norme. Così, dopo
solo una sola notte di negoziati tra Bruxelles e Washington, la
Commissione chiude con un inverosimile compromesso una questione così
delicata, disattendendo non solo la volontà dei parlamentari europei, ma
anche, in un certo senso quella degli Stati membri. Questo tipo di
decisione presuppone in ogni caso una concertazione, una discussione e
sicuramente, l'unanimità tra gli Stati membri, tutori in prima persona
della privacy dei suoi cittadini.
Le autorità americane imponevano già da tempo la trasmissione di 60
informazioni, e le compagnie aeree le fornivano tranquillamente,
infrangendo la legge europea sulla privacy per continuare le loro rotte
transatlantiche. L'assurdità del sistema era stata già segnalata
dall'associazione internazionale delle compagnie aeree (IATA), che
denunciava il fatto che le compagnie aeree erano passibili di multa in
America e in Europa a seconda che li negavano o li concedevano: in ogni
caso erano multate. Per tale motivo gli Stati Uniti e l'UE erano giunti
ad un primo accordo per legalizzare questi trasferimenti, ma il
Parlamento ha depositato un ricorso in annullamento alla Corte di
giustizia europea, opponendo il fatto che l'accordo era palesemente
contrario alla legislazione europea in difesa della privacy dei
cittadini europei ( direttiva 46/95/CE ).
Il nuovo accordo di anti-terrorismo, prevede che la FBI e "altre" (???)
agenzie di investigazione possano disporre di oltre 34 tipo di
informazioni di ciascuno dei passeggeri fornite dalle compagnie aeree:
nome, nazionalità, indirizzo privato ed elettronico, coordinate
telefoniche, prezzo del biglietto, modalità di pagamento, numero della
carta di credito, indirizzo di fatturazione, agenzia di viaggi o moda
d'acquisto del biglietto, itinerario completo del viaggio, informazioni
sull'appartenenza del viaggiatore ad un programma di fedeltà della
compagnia, (ivi compreso miglia percorse e coordinate dei voli),
richieste di servizi speciali, in particolare le preferenze alimentari,
eventuali contrattempi sopraggiunti su altri voli (non presentazione
all'imbarco malgrado l'esistenza di una prenotazione, disdette,
consumazione eccessiva di alcol), notizie sul passeggero imbarcato
all'ultimo minuto, ecc.
I dati verranno trasmessi, fino al luglio 2007, alla presentazione di
una richiesta delle agenzie che attesti un pericolo terroristico, o una
minaccia per la sicurezza nazionale. Questa condizione, che esclude la
sistematicità delle trasmissioni di informazioni, certo non ci rende più
tranquilli, perché gli allarmi terroristici sono all'ordine del giorno:
quasi ogni giorno c'è un atterraggio di emergenza o strani dirottamenti.
Il fatto che questo accordo giunga adesso, in una situazione in cui i
media hanno costruito un allarme terroristico senza prove e senza fatti
a sostegno di tanto allarmismo, rivela dunque il vero motivo dei
dirottamenti e degli atti terroristici che utilizzino il trasporto
aereo.
La violazione della privacy e il furto dei dati è, come sempre, il primo
degli scopi che si intendono raggiungere con il terrorismo, perché
riesce a scavalcare qualsiasi ostacolo giuridico ed etico. Esistono le
leggi sulla protezione dei dati ma vengono palesemente ignorate,
esistono delle sentenze della Corte di Giustizia, esiste il parere
contrario del Parlamento Europeo, esiste una direttiva. Possibile che
non valgono niente quando devono servire a proteggere i cittadini, e non
alla liberalizzazione e al rispetto dei vincoli di Maastricht? La legge
esiste, ma vale solo quando fa comodo, vale solo per imporre nuove
tasse, per fare le fusioni, per depredare le economie degli Stati, poi
per il resto scompare.
La protezione dei dati rientra tra i diritti inviolabili dell'uomo,
perché violare le sue informazioni significa mettere in pericolo la sua
stessa vita. Non dimentichiamo che gli olocausti e i genocidi avvengono
perché, prima di ogni altra cosa, le persone perdono un'identità,
perdono la cittadinanza, scompaiono da ogni registro e attestato, come
se non fossero mai nate, possono essere eliminate senza che alcun
trattato internazionale possa difenderli.
Il risvolto più macabro di questo terribile crimine è che l'informazione
su questo tipo di provvedimenti è inesistente, le agenzie italiane
tacciono, parlano delle stesse cose da circa una settimana. Così mentre
oggi le testate continuano a titolare la rassegna stampa con i
dirottamenti, la Telecom, e gli arresti dei capi terroristici, la
Commissione Europea decide autonomamente senza interpellare i governi o
il Parlamento di concedere la trasmissione dei nostri dati, come se
fosse un provvedimento di urgente priorità in periodo di guerra.
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