Bocciata l'ordinanza di sospensione emessa dal
Tar Veneto il 18 giugno: Per Palazzo Spada il consenso del governo
all'ampliamento dell'aeroporto militare non è sindacabile. Il referendum
non si può fare. E sui rischi ambientali «Nessuna evidenza»
Il progetto di ampliamento della base militare Usa di Vicenza deve andare
avanti. Il Consiglio di Stato ha ribaltato l’ordinanza emessa dal Tar del
Veneto il 18 giugno accogliendo il ricorso della presidenza del consiglio dei
ministri e del ministero della Difesa. Il tribunale amministrativo aveva
ritenuto fondati i motivi del ricorso presentato nel settembre 2007 dal
Codacons del Veneto e dall’Ecoistituto Alex Langer di Mestre contro la
realizzazione della base.
UN CONSENSO “POLITICO”. Nell'ordinanza
del Tar si sottolineava tra l'altro che “nessuna traccia documentale di
supporto è stata riscontrata” sull'atto di consenso “presentato dal governo
italiano a quello degli Stati Uniti, espresso verbalmente nelle forme e nelle
sedi istituzionali”. Proprio qui risiede una delle ragioni che hanno indotto
la IV Sezione
del Consiglio di Stato a non condividere le valutazioni del Tar sulla
legittimità dei provvedimenti impugnati. “Il consenso prestato dal governo
italiano all'ampliamento dell'insediamento militare americano all'interno
dell'Aeroporto Dal Molin è un atto politico, come tale insindacabile dal
giudice amministrativo, secondo un tradizionale principio sancito dall'art. 31
del testo unico delle leggi sul Consiglio di Stato”.
L’ACCORDO DEL ’54. Questa
insindacabilità – spiega Palazzo Spada – “riguarda non solo il contenuto
dell'atto, ma anche, a maggior ragione, la sua forma, propria dell'ordinamento
nel quale l'atto si è formato”. Il nulla-osta del Ministero della Difesa –
recita la nota del Consiglio di Stato – “si inquadra nella procedura
appositamente prevista per le attività a finanziamento diretto statunitense
(secondo quanto previsto dall'accordo bilaterale Italia-Stati Uniti d'America
del 20 ottobre 1954, tuttora coperto da classifica di riservatezza) la cui
realizzazione è demandata ad una apposita Commissione mista costruzioni (Cmc),
costituita nell'ambito della direzione generale dei Lavori e del Demanio del
ministero della Difesa”.
NO AL REFERENDUM. Ma l’annullamento
dell’ordinanza del Tar Veneto si fonda anche su altri due motivi. Per il
giudice amministrativo di secondo grado il via libera all'ampliamento della
base Usa non può dipendere dall'esito della consultazione della popolazione
interessata e non risultano "riscontri concreti" sui rischi di danno
ambientale. “Non rientra nella procedura di autorizzazione a un insediamento
militare, di esclusiva competenza dello Stato, la consultazione della
popolazione interessata – recita la nota – né tanto meno essa è prevista
nella procedura risultante dal Memorandum del 1995; tale consultazione è stata
soltanto ipotizzata nelle dichiarazioni del Ministro della Difesa pro tempore
in sede parlamentare". Palazzo spada sottolinea, inoltre, che "la
realizzazione di infrastrutture sul territorio nazionale, finanziata dagli
Stati Uniti, è disciplinata dal Memorandum del 1995, che prevale sulla
disciplina italiana e comunitaria in materia di procedure ad evidenza pubblica
per l'assegnazione delle commesse pubbliche".
I RISCHI AMBIENTALI. Quanto ai profili
di danno ambientale segnalati nell'ordinanza del TAR, la quarta sezione li
ritiene "privi di riscontri concreti, anche in relazione alla successiva
autorizzazione alla progettazione dell'intervento sul lato ovest
dell'Aeroporto – per cui si è rivelato determinante l'impulso del Commissario
straordinario – che ha spostato il progettato ampliamento su una area già
destinata prevalentemente ad attività aeroportuale e di cui è prevista la
dismissione da parte della amministrazione militare italiana, senza quindi
alcun cambio di destinazione d'uso”.
No Dal Molin: «Riprende la lotta» (http://www.lanuovaecologia.it)
Dal presidio permanente contro il raddoppio della Base Usa arriva
la reazione alla pronuncia del Consiglio di Stato. Cinzia Bottene: «I
cittadini di Vicenza continueranno nella loro opposizione alla base»
Il presidio permanente per il no al raddoppio della base Usa
di Vicenza “era preparato a una decisione del genere" che "non cambia la
sostanza delle cose". Lo afferma la consigliera comunale e leader del comitato
No Dal Molin Cinzia Bottene commentando la decisione del Consiglio di Stato
che ha accolto il ricorso della presidenza del consiglio del ministri. “I
cittadini di Vicenza continueranno nella loro opposizione alla base – rileva
Bottene – Vedremo se gli Usa si assumeranno la responsabilità di imporcela
comunque”.
Stessa determinazione nelle parole di Francesco Pavin, uno
dei portavoce del movimento No Dal Molin. “Da oggi a Vicenza riparte la
mobilitazione” – spiega Pavin – Il primo atto sarà la riunione di questa sera
alle 20.30 davanti al presidio di ponte Marchese: durante l'incontro verranno
decise altre iniziative di protesta”. Anche ad agosto, aggiunge, non cesserà
l'attività contro il raddoppio della base, “che avrà il suo culmine dal 3 al
14 settembre in occasione del campeggio nazionale attorno al presidio”. Sulla
sentenza, Pavin assicura che il presidio “è combattivo e deciso a mettere i
bastoni tra le ruote sull'attività di costruzione della base”.
Entrando nel merito della decisione del Consiglio di Stato, Pavin
ritiene che si tratta “semplicemente di un atto politico” dell’esecutivo.
“Invece di valutare i contenuti del ricorso del Tar Veneto – aggiunge – il
Consiglio di Stato ha sposato in toto la posizione politica del governo
Berlusconi”. Quanto al neoconfermato commissario del governo Paolo Costa,
l'attivista lo definisce “una persona indesiderata, che si sta costruendo una
poltrona sopra la testa dei vicentini”.
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Archivio Base di Vicenza
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