Per bloccare i
magistrati servono almeno 325 deputati. Ne mancano nove, ma due sono gli
incerti
Paolo Guzzanti è di nuovo tra le braccia della Mignottocrazia: aderisce al
gruppo dei Responsabili
Il
presidente del Consiglio ha fatto ripartire la campagna acquisti di
parlamentari, che già gli aveva permesso di salvare in corner l’esecutivo il
14 dicembre scorso. All’epoca furono gli Idv Razzi e Scilipoti, l’ex Pd
Calearo, i finiani (poi confluiti nei Responsabili) Moffa e Polidori. Ora
siamo alla seconda ondata. C’è chi si proclama con orgoglio “trasformista”,
chi si rimangia campagne e fiumi di inchiostro sulle nefandezze della “mignottocrazia”.
E poi c’è un partito, quello del presidente della Camera, che si sta
squagliando. Anche a causa delle scelte “antiberlusconiane” del suo leader
Gianfranco Fini, che oggi ha denunciato lo strapotere economico dell’ex
alleato. Per ora la diaspora sta avvenendo al Senato, ma è di tutta evidenza
che le turbolenze interne esistano, eccome, anche al Montecitorio. Tutti punti
in più per il Cavaliere che sta ritrovando una maggioranza motivata, se non da
convinzioni ideologiche, almeno dalla convenienza (personale e politica) di
non andare al voto
17/02/2011 Berlusconi salvo almeno fino ad aprile. La Casta non vuole perdere il vitalizio
Si fa presto poi a dire che ha ragione lui. Solo poche ore dopo aver
annunciato di avere in tasca “una maggioranza a quota 325″, ecco che un nuovo
terremoto ha dato un’ulteriore botta alla già precaria stabilità di Futuro e
Libertà. Giuseppe Menardi, senatore finiano, da giorni con il
mal di pancia verso Fini al punto da aver votato la fiducia al governo sul
Milleproroghe, ieri sera ha compiuto il grande strappo: “Il mio percorso in
Fli – ha spiegato – si è concluso domenica scorsa con il nuovo organigramma
del partito”. Quindi, la frase magica: “Torno nei confini della maggioranza
parlamentare”. Con questo addio, Menardi non solo va a rinforzare le fila del
Pdl, ma fa anche crollare il gruppo finiano al Senato “e non c’è neppure
bisogno – sibilava ieri sera tra i corridoi di palazzo Madama – che a
Viespioli arrivi una lettera formale, gliel’ho annunciato di persona”.
Fli, dunque, perde i pezzi e il Cavaliere gode (gode
meno per le carte depositate dal gip di Censo). Ma non è
il Senato a concentrare le attenzioni dei cacciatori di teste del Caimano, è
la Camera il novello lago di Tiberiade dove tentare la “pesca miracolosa”. E
persino i “pescatori” non sono più gli stessi, visto che Moffa è passato alla
guida dei responsabili e per avvicinare i possibili, nuovi “numeri” tra i più
attivi c’è Mario Pepe, piediellino doc, che sta puntando da
giorni sull’area veltroniana, per ora senza successo. Però l’operazione
allargamento è partita da giorni e ora si sta intensificando, anche se gli
“attenzionati” principali al momento restano nomi già sentiti. Come
Italo Tanoni e Daniela Melchiorre dei
Liberaldemocratici, Aurelio Misiti e Fernando Latteri
dell’Mpa.
Da soli, però, non riuscirebbero mai a far toccare alla maggioranza quota 325,
numero che consentirebbe al Cavaliere di passare pressochè indenne i prossimi
passaggi parlamentari soprattutto nelle commissioni; per un allargamento così
netto ci vuole di più. Ed ecco che l’occhio dei cacciatori si è spostato,
grazie anche allo strappo di Menardi al Senato, sui dissidenti di Fli come
Andrea Ronchi, Pasquale Viespoli e
soprattutto Adolfo Urso, anche se par di capire che dovrà
passare ancora del tempo prima che i tre, pur con laceranti mal di pancia,
possano tornare indietro nel Pdl. Così come appare difficile che due uomini di
Antonio Di Pietro, avvicinati da emissari di Verdini che
hanno sondato la loro disponibilità a “votare, in qualche occasione, con la
maggioranza”, possano tradire platealmente modello Scilipoti. Anzi.
Le offerte, comunque, sono state fatte e variano dalla promessa del
mantenimento del seggio, di solito assai in bilico, ad offerte di varia
natura, anche economiche e piuttosto sostanziose che, comunque, al momento
sono state respinte. Insomma, la caccia al peone dissidente e con il timore di
non essere rieletto è ancora lunga e piena di insidie per gli uomini di
Silvio. Il Cavaliere, tuttavia, non si preoccupa più di tanto. Perché sa che,
in questo caso, il tempo gioca a suo favore. E che più passa il tempo, più i
deputati consapevoli di non essere rieletti si avvicineranno spontaneamente a
lui, facendolo anche risparmiare. Il motivo risiede tutto nel fatto che gli
attuali nominati, soprattutto alla Camera, in caso di elezioni
anticipate perderanno il vitalizio; da questa legislatura, infatti, è
in vigore la legge che prevede di aver portato a termine un’intera legislatura
per poterlo ottenere e non più solo due anni, sei mesi e un giorno come era
prima.
“Chiunque di noi, anche dell’opposizione – svelava ieri un peone del Pdl – si
inchioderebbe allo scranno della Camera sostenendo il governo sempre pur di
raggiungere la pensione”. Ecco, se si riuscirà ad andare oltre aprile e quindi
non si potranno più chiamare le elezioni ad inizio dell’estate, alla ripresa
dei lavori parlamentari di settembre si potrebbe assistere alla formazione di
una singolare “onda anomala” di parlamentari sia alla Camera che al Senato.
Forti del non avere vincolo di mandato nell’espressione del voto nelle aule,
questi peones di tutti i colori politici si muoveranno di volta in volta a
sostengno del governo e della maggioranza per evitare che crolli improvvisi
possano mettere a repentaglio l’agognata pensione a pochi metri dalla meta.
Non ci sarà alcun bisogno di cambi di casacca plateali, né di
formare nuovi gruppi parlamentari, sarà una sorta di movimento spontaneo pro
pensione che nessuno, ma davvero nessuno, sarà capace di contrastare. I
“responsabili” , a confronto, sembreranno una simpatica nota di colore
rispetto ad un’onda che, a quel punto, sarà fondamentale al Cavaliere per
restare in sella, davvero fino al 2013. La domanda, però, è un’altra; il Paese
sarebbe in grado di resistere così a lungo con il Caimano al comando?
Probabilmente no, ma ai peones a caccia del vitalizio questo importa davvero
poco; L’Italia viene sempre dopo il tornaconto personale.
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