22/01/2011 Cuffaro, Cassazione conferma condanna a sette anni per fatti di mafia (http://www.ilfattoquotidiano.it)
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Totò Cuffaro va in carcere. La Cassazione ha infatti reso
definitiva la condanna a sette anni di reclusione per favoreggiamento
aggravato a Cosa Nostra e rivelazione di segreto istruttorio emessa
nell’ambito del processo ‘talpe alla dda’ nei confronti di Cuffaro, ex
governatore della Sicilia ed oggi senatore del Pid (Popolari Italia Domani).
In particolare, la seconda sezione penale presieduta da Antonio Esposito ha
rigettato il ricorso di Cuffaro confermando così il verdetto emesso lo scorso
23 gennaio dalla Corte d’Appello di Palermo.
”Rispetto la magistratura, adesso andrò a costituirmi – ha
detto Cuffaro, appena uscito di casa per dirigersi al carcere
di Rebibbia -. Mi appresto a scontare la mia pena come è giusto che sia”. L’ex
governatore ha atteso la sentenza nella sua abitazione in centro a Roma,
vicino al Pantheon, dove dopo la sentenza è cominciato un via vai di amici e
colleghi. Tra questi, l’avvocato Piero Lipera ha detto prima
di scoppiare a piangere: “E’ stato condannato un innocente, senza che sia
stata accertata la verità. Prima di essere uno dei suoi legali, sono un
cuffariano convinto”. In mattinata Cuffaro aveva passato le ore prima della
sentenza raccogliendosi in preghiera nella Chiesa della Minerva.
Una delle conseguenze della conferma della condanna a 7 anni
di reclusione è quella della decadenza dal seggio di palazzo Madama, dove
Cuffaro sostiene il governo Berlusconi. ”In uno Stato di diritto la politica
deve rispettare le sentenze – ha commentato il portavoce dell’Idv
Leoluca Orlando -. In uno Stato democratico, la politica deve però
rilevare, come da anni facciamo in tanti, che dopo una stagione di forte
indignazione e risveglio, proprio dal 2001, quando Salvatore Cuffaro è
diventato presidente della Regione, in Sicilia c’è stato un progressivo
deterioramento economico, culturale ed etico che tuttora pesa come un macigno
sui diritti dei siciliani e sullo sviluppo dell’Isola”. In un comunicato
congiunto Pier Ferdinando Casini e Marco Follini
si dicono “umanamente dispiaciuti per la condanna di Totò Cuffaro” ed
esprimono “rispetto per la sentenza, come è doveroso in uno Stato di diritto e
tanto più da parte di dirigenti politici. Ma, non rinneghiamo tanti anni di
amicizia e resta in noi la convinzione che Cuffaro non sia mafioso”.
Fabrizio Cicchitto e Gaetano Quagliariello del Pdl
esprimono la loro solidarietà all’amico Totò Cuffaro per la scelta che ha
compiuto. Quanto al merito della vicenda, ci ha convito più la procura della
Cassazione che il collegio giudicante”.
La Cassazione ha confermato le condanne anche per gli altri
imputati. E’ diventata così definitiva quella a 15 anni di carcere per l’ex
manager della sanità privata Michele Aiello, ritenuto vicino
a Bernardo Provenzano. E’ stata invece leggermente ritoccata,
per una piccola prescrizione, la condanna a 8 anni di reclusione per l’ex
maresciallo del Ros, Giorgio Riolo: ora la pena è di 7 anni,
5 mesi e 10 giorni. Definitiva anche la condanna a 3 anni per il dirigente
della Sezione Anticrimine della Questura di Palermo, Giacomo Venezia. Sono
stati inoltre dichiarati “inammissibili” i ricorsi degli altri imputati del
processo ‘talpe alla Dda’: 4 anni e 6 mesi sono, dunque, diventati la condanna
definitiva per il radiologo Aldo Carcione; quella a un anno per Roberto
Rotondo, a 9 mesi per Michele Giambruno; a 4 anni e 6 mesi per Lorenzo Iannì
(direttore del distretto sanitario di Bagheria); a 6 mesi per Antonella
Buttitta; a 9 mesi per Salvatore Prestigiacomo e a 2 anni per Angelo Calaciura.
L’ex governatore Cuffaro è attualmente imputato in un altro
processo a Palermo, dove risponde di concorso esterno in associazione mafiosa.
Il 28 giugno scorso in questo dibattimento i pm Nino Di Matteo e Francesco Del
Bene, a conclusione di una requisitoria durata per quattro udienze, ne hanno
chiesto la condanna a 10 anni di reclusione. La richiesta di 10 anni è
comprensiva dello sconto di un terzo della pena previsto per il rito
abbreviato scelto da Cuffaro. Tra le vicende oggetto di questo processo, noto
come ‘Cuffaro bis’, quella delle candidature di Mimmo Miceli e Giuseppe
Acanto, detto Piero, nelle liste del Cdu e del Biancofiore alle elezioni
regionali del 2001. Entrambi, secondo l’accusa, furono sponsorizzati da Cosa
nostra e Cuffaro per questo motivo li accettò come candidati nelle liste a lui
collegate.
23/01/2011 Elogio di Cuffaro (Luca Telese, http://www.ilfattoquotidiano.it)
So che qualcuno storcerà il naso, ma non me ne frega nulla, è un pensiero che
voglio condividere con chi vorrà farlo. Non avrei mai pensato che avrei
provato un incredibile sentimento di rispetto per Totò Cuffaro. Così
come è stato un pericoloso fiancheggiatore della mafia, pasticcione, ambiguo,
pericolosamente losco nella sua carriera politica, Cuffaro ha saputo trovare
ieri una misura di grande dignità nel momento della condanna: “Accetto
il verdetto, vado a costituirmi”.
C’era intorno a lui il suo
staff in lacrime, c’era la consapevolezza di una grave
malattia che affligge sua figlia, c’era la cannula di ossigeno che spesso lo
insegue, e non è certo simulazione. Forse è vero che siamo mitridatizzati e
assuefatti a tutto, forse è vero che sono giorni incredibili, ma la pacatezza
con cui Cuffaro ha accettato la sua
condanna senza contestare la sentenza e senza inveire
contro i giudici, di questi tempi è un gesto eversivo.
So che in questo paese la cultura del nemico ha avvelenato ogni cosa. So che
qualcuno si divertirà a gioire al pensiero di saperlo in carcere. Eppure io
credo che proprio nel momento in cui scatta la pena, e l’accettazione
della pena, sia necessario riconoscere che questo atteggiamento porta
Cuffaro dieci spanne sopra quei politici che, accusati di reati apparentemente
meno infamanti, contestano le istituzioni, accusano la magistratura di
eversione, mettono in campo ogni mezzo pur di sottrarsi alla legge. Forse è
proprio vero che la cultura democristiana, in Italia, malgrado la vertigine
inquietante dei suoi lati oscuri, è diversa da quella eversiva dei piccoli
autocratici che gridano al colpo di Stato, e intanto provano a metterlo in
atto.