Centomila voti. La differenza tra il giorno e la notte, a Roma, è stata
di centomila voti. Tale é stata infatti la distanza tra
Alemanno e Rutelli, pari a quella tra una classe politica
e una città che in lei non si riconosce più. L’ondata di
destra, certo; l’effetto domino delle politiche, forse. Ma
il voto maggiore per Alemanno pare essere venuto dalla
periferia di Roma; le aree cioè dove il disagio, la
povertà, l’emarginazione, si respirano a pieni polmoni.
Non è un caso - purtroppo - che i quartieri popolari,
bacino d’utenza storico del voto della sinistra, siano
diventati da diversi anni il serbatoio di voti della
destra. Una triste nemesi che indica la fine del ruolo
sociale della sinistra capitolina, un tempo capace di
parlare al suo popolo e oggi, invece, capace solo di
frequentare i salotti del centro storico e dei
quartieri-bene. Certo la sicurezza, tema agitato come un
manganello dall’impero mediatico della destra, è stato
l’elemento sul quale il voto è stato netto, ma non è il
solo.
Del resto la sicurezza non è tema che può essere
affrontato solo con i dati alla mano. Perché più ancora
che l’insicurezza, conta la percezione di massa della
stessa; conta l’odiosità sociale dei reati che colpiscono
tutti, è vero, ma in particolare i più deboli. E a
differenza di quello che la destra sostiene, i reati non
hanno un legame diretto con l’immigrazione, pur se sarebbe
ipocrita negarne nessi e concause: non è l’immigrazione,
ma la delinquenza, la sua odiosità sociale, trasversale a
tutte e tutti l’elemento che, nell’urna, è risultato
decisivo. In questo senso, il mancato controllo del
territorio da parte dell’Amministrazione capitolina, è
apparso come una conferma diretta alla campagna mediatica
della destra.
Certo, ci sono poi le riflessioni più “politiciste”, che
pure vanno considerate, anche in una analisi ancora
carente delle informazioni dettagliate sugli spostamenti
dei flussi di voti, elementi assai indicativi per un
quadro analitico definitivo. Ma intanto si può dire che a
Roma si è visto un candidato in vantaggio di cinque punti
al primo turno perdere poi con una distanza di più di
quattro punti al ballottaggio. Un dato, quindi,
soprattutto uno, emerge con forza: molti di coloro che
hanno votato Rutelli al primo turno, non l’hanno più
votato al secondo turno. Mettiamoci certamente molti
elettori della Sinistra Arcobaleno, che hanno
probabilmente inteso colpire Veltroni e l’intero progetto
PD, giustamente considerato il becchino della sinistra.
Sono forse quei voti, circa il 6% in città al primo turno,
quelli che sono mancati a Rutelli. Ma si deve anche dire
che il candidato alla provincia, Zingaretti, ha invece
confermato il vantaggio del primo turno vincendo contro il
Pdl.
Quindi, prima ancora di chiedersi chi è mancato
all’appello, ci dovrebbero dire come è stato possibile
candidare Rutelli a Sindaco di Roma. Un papalino
genuflesso, abbondantemente detestato dai romani, lontano
anni luce da un progetto di modernità nei diritti civili
da un lato e di attenzione alle emergenze sociali di Roma
dall’altro. Poco più che il risultato di un compromesso
tra la Margherita e i Ds più che un personaggio capace
d’intercettare le nuove esigenze di una città che cresce
troppo e male. Rutelli era un cavallo di ritorno, quasi
un’ammissione che la città progressista, forte di due
decenni di governo, non fosse in grado di trovare un volto
nuovo, una persona competente e appassionata e,
soprattutto, un candidato di sinistra che parlasse alla
comunità che aveva, per più di venti anni, sbarrato la
strada ai rigurgiti neo e post fascisti. Un modello o un
laboratorio, lo si può declinare come si vuole, ma certo
una storia che ha scritto lettere chiare sulle pagine
democratiche di una città che ha resistito a Berlusconi ed
al berlusconismo. Una capitale d’Italia.
Dunque in due settimane Veltroni è riuscito a perdere le
elezioni politiche e le amministrative a Roma. Di due
governi, non ne è rimasto uno. Un risultato straordinario
per chi dovrebbe essere il nuovo vincente. La sconfitta di
Roma avrà ripercussioni serie anche sulla leadership del
PD, ma questo, francamente, appare ora secondario. Fini e
Berlusconi hanno parlato di vittoria storica ed è
difficile dargli torto. E se Alemanno ha garantito che la
città “sarà strappata ai poteri forti e riconsegnata ai
cittadini”, Roma stasera si trova a dover assistere al
fetido spettacolo dei saluti romani al Campidoglio. La
nausea abbonda.
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