Se
tutto va bene, quello che si profila è un governo coi fiocchi. Aveva ragione
chi, prima delle elezioni ma soprattutto dopo, invitava il Pd al “dialogo”
perché “Berlusconi è cambiato”: ora è uno “statista” che “vuole passare alla
Storia” e bisogna dare una mano. Infatti ha testè mandato definitivamente a
picco Alitalia, completando l’opera iniziata nel 2001 e scacciando Air France in
quanto “straniera”: ora la regala ad Aeroflot dell’amico Putin, che notoriamente
è italiana.
Il neostatista avrà al suo fianco come vicepremier Roberto Calderoli, detto
Pota, autore della legge elettorale da lui stesso definita “una porcata” nonché
coautore della riforma costituzionale della baita. Ieri ha dichiarato al
Corriere che farà da “ponte tra Pdl e Pd” (semprechè il Pd regali “tre anni di
tregua al governo”: e perché non 5?). Insomma sarà l’uomo del dialogo. Anche con
i musulmani, si presume: la maglietta anti-Maometto è sempre pronta sotto la
camicia verde. Non bastasse lui, a dialogare con l’Islam provvederà pure il
ministro della Salute, il forzociellino Maurizio Lupi, padrino di battesimo di
Magdi “Wandissima” Allam la notte di Pasqua.
Dopo due giorni di discussioni, pare sciolto il nodo del Vicinale, dovrebbe
andare a Maroni. La scelta è presto spiegata: il Cainano ha chiesto in giro se
ci fosse qualcuno condannato per aver picchiato almeno un poliziotto. Gli ha
risposto: c’è qui Maroni che nel 2006, durante la perquisizione della sede della
Lega, azzannò il polpaccio di un agente. Perfetto: ministro dell’Interno.
Stesso criterio per il rag.Altero Matteoli di An: è stato rinviato a giudizio
per aver depistato le indagini su un giro di abusi edilizi all’isola d’Elba, ha
varato due condoni edilizi nel ’94 e nel 2004, ha dichiarato che “i bracconieri
sono simpaticissimi” e di essere solito andare a pesca di frodo. Dunque sarà
ministro dell’Ambiente, per la terza volta.
Ancora incerto il ministero della Giustizia: Previti e Dell’Utri non hanno
sciolto la riserva. Gianfranco Miccichè, dato per sicuro ministro due mesi fa
per convincerlo a rinunciare alla Sicilia, sarà solo vice. Come la volta scorsa.
Tornerà all’Economia, dove nel 2003 entrava e usciva l’amico Alessandro Martello
per il servizio pronto-coca a domicilio.
Bossi, che prima del voto – almeno a sentire il Cainano – era molto “malato” e
non ce l’avrebbe mai fatta a fare il ministro, s’è ristabilito e lo farà, col
fuciletto a tappo. Se ci va proprio di lusso, avranno un ministero anche Michela
Vittoria Brambilla e Gianfranco Rotondi, leader della DC per l’Autonomia
(autonomia da cosa non s’è mai capito: forse dagli elettori). Per MVB pare
nascerà ad hoc il dicastero alle Triglie Salmonate. Rotondi, data la
conformazione a kiwi del suo cranio, l’avremmo visto bene all’Agricoltura;
invece andrà alla Funzione, anzi Finzione, pubblica.
Lo spensierato Frattini, elegantissimo ficus della politica italiana, andrà alla
Farnesina; ma non se ne accorgerà, tanto il ministro degli Esteri continuerà a
farlo il Cainano a Villa Certosa, con Bagaglino al seguito. Per l’angolo del
buonumore, la Cultura se la stanno giocando in ballottaggio all’ultimo sangue
Bondi e Bonaiuti (ma potrebbero accontentarli entrambi: James alla poesia e
Paolino alla prosa).
E, per la serie “Il ritorno dei morti viventi”, Lucio Stanca all’Innovazione
tecnologica: è, questo Stanca, presenza inquietante e actoplasmatica, nel senso
che nessuno può dire di averlo mai visto coi propri occhi o sentito parlare,
qualcuno insinua non sia mai esistito se non nella fertile fantasia del Cainano.
Alla Camera baderà Gianfranco Fini, che negli ultimi tempi si è molto allenato
anche a rassettare la cucina e a pulire le scale. Al Senato, ultimo fiore
all’occhiello, troneggerà Renato Schifani. A questo proposito, riservandoci di
tornare più approfonditamente sul personaggio, segnaliamo al capo dello Stato
chi è l’uomo che lo sostituirà quando sarà in viaggio all’estero: negli anni
’80, Schifani era socio del futuro boss di Villabate Nino Mandalà (8 anni in
primo grado per associazione mafiosa) e dell’imprenditore Benny D’Agostino
(condannato per concorso esterno) della società di brokeraggio Siculabrokers. Da
Mandalà alla seconda carica dello stato. Siamo in buone mani.
Marco Travaglio da l’Unità del 23.4.2008
http://www.canisciolti.info
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