Nel 2006 ci sono stati 1302 morti sul lavoro,
930 mila infortuni, circa 27 mila invalidi. Un costo sociale di 41 miliardi di
euro ogni anno. 5/6 tesoretti.
Nel 2007 il numero sarà superato senza problemi. Solo lo scorso 5 novembre sono
state assassinate sul lavoro 5 persone. I loro nomi erano
Immacolata, Alan, Francesco, Cristiano e Paul.
E’ una guerra che i giornali non raccontano, i che politici ignorano o usano.
Bisogna domandarsi perchè un uomo o una donna decida di
lavorare a rischio della sua vita. Non sono mai morti casuali, chi muore sa di
affrontare un pericolo. Decide di farlo perchè ha dei figli,
per pagare il mutuo della sua casa o semplicemente per sopravvivere. Lo fa
perchè senza diritti, clandestino o precario con una lettera di
licenziamento prefirmata, così, se alza la voce, si licenzia da solo.
Ci sono più caduti in Italia in un anno che soldati statunitensi nella
guerra in Iraq. Non basta? Dove si vuole arrivare? E perchè nessuno ne
fa una battaglia nazionale, da vincere, da combattere fino in fondo senza fare
nessun prigioniero?
Chi ci guadagna? Perchè qualcuno ci guadagna di sicuro.
Oggi, domani, per tutta la settimana i media ci satureranno il cervello con la
violenza del calcio. Se qualcuno ha sbagliato deve pagare, ma
per i morti sul lavoro nessuno si indigna, nessuno carica la polizia, nessuna
prima pagina. Il calcio è uno strumento di distrazione di massa. Non fa pensare.
E’ come il delitto di Perugia, quello di Garlasco o la Franzoni.
Non c’è altra soluzione per il calcio: va chiuso almeno
per un anno. Bisogna fermarsi e riflettere. Occuparsi di cose più serie
come la morte per motivi di lucro di 1500 lavoratori all’anno.Lucro perchè
la sicurezza costa all’azienda molto di più di una causa per un
“incidente” sul lavoro.
Bisogna occuparsi della protesta della signora Maria, madre di
un operaio romeno,
Bogdan Mihalcea, travolto da un'ondata di piena mentre svolgeva la
manutenzione di un condotto sotterraneo Dopo sedici mesi l'inchiesta giudiziaria
non ha ancora accertato le responsabilità. Maria protesta davanti al Comune di
Torino e alla Smat (l'azienda committente dei lavori poi appaltati e
subappaltati alla ditta in cui Bogdan prestava servizio in nero). Se
non succederà nulla ha detto che
si darà fuoco.
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