La politica italiana soffre da molti anni, e oggi più
ancora, di una grave crisi di rappresentanza. A questa crisi concorrono sia le
attuali coalizioni, troppo ampie, variegate e male assortite; sia gli attuali
partiti, troppo chiusi, leaderistici e personali. Il bipolarismo, nella versione
che i due principali schieramenti ne hanno fornito, ha fallito il suo compito.
Esso non ha prodotto né maggioranze coese, né governi efficienti, né chiare
scelte di campo alternative. Ne denunciamo il carattere artificioso e le opposte
derive estremiste. E riteniamo che la ricostruzione di una posizione moderata
popolare e moderna si possa realizzare solo cominciando a costruire un movimento
politico che si ponga al di fuori dei due rigidi blocchi attualmente dominanti".
Non è una dichiarazione tra la miriade di quelle arrivate subito dopo il tonfo
dell'ormai ex governo Prodi sulla politica estera al Senato; si tratta invece
dell'incipit con il quale si apre il manifesto-appello dell' "Italia di mezzo",
formazione politica ambigua nella sua esistenza, e nata dopo lo strappo che il
suo leader-fondatore, Marco Follini, consumò ai danni dell'Udc e dell'intera
coalizione della Casa delle Libertà, all'epilogo di ripetuti contrasti con il
Cavaliere inossidabile Silvio Berlusconi. Nel primo articolo dello statuto si
può ancora leggere: "Il movimento L'Italia di Mezzo nasce con l'intenzione di
dare voce a un'opinione moderata e centrista che è fondamentale per la
costruzione di una moderna democrazia dell'alternanza. Questa Italia di mezzo è
fondata sui valori dei corpi intermedi, della rappresentanza e del pluralismo.
Valori che sono stati fondamentali nella costruzione della Repubblica italiana
che negli ultimi anni sono stati sacrificati alla logica di uno scontro senza
quartiere tra i poli opposti. L'Italia di mezzo si propone inoltre di concorrere
a ripristinare una democrazia di partito che le attuali forze politiche hanno
largamente conculcato".
La compagine organizzata da Follini sembra dunque calzare a pennello, per dare
ancora qualche barlume di speranza alla attonita e frastornata coalizione di
centrosinistra, vittima di se stessa e delle ben piazzate trappole preparate da
vecchi e consumati frequentatori degli scranni senatoriali, oramai da mezzo
secolo a guardia delle beghe politiche italiane per conto terzi, siano essi
stranieri in terra italica o residenti oltreoceano. Sarà per questo che la
giornata successiva alle dimissioni del governo dell'Unione è stata per Marco
Follini densa di incontri e contatti, dalle rituali consultazioni al Quirinale
con il capo dello Stato al lungo colloquio telefonico con Romano Prodi, dalla
doppia conversazione (sempre telefonica) con Massimo D'Alema alle "chiacchiere"
scambiate con Gianfranco Fini.
A tutti Harry Potter (per la sua straordinaria somiglianza con il personaggio di
fantasia famoso in tutto il mondo) concede aperture e disponibilità nel
discutere, di programmi come di strategie, di forme e di contenuti, di
possibilità e di opportunità, di addii e di arrivederci.
Così, mentre alla deriva ci va un governo che in meno di trecento giorni aveva
fatto più di una intera legislatura di Berlusconi & soci (anche se non sarebbe
stato risultato insormontabile per nessuno), le alternative estemporanee
sembrano convergere verso un "centro" sempre più ago della bilancia (leggersi le
tempestive dichiarazioni mastelliane sui "Dico"), nella più classica delle
tradizioni d'Italia. L'Italia di mezzo.
da Aprileonline
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