George Soros ha pubblicato da poco un articolo interessante nel New York
Review of Books per il 25 settembre, intitolato
The Perilous
Price of Oil [Il Prezzo Pericoloso del Petrolio]. Spiegando il recente
apice del prezzo del petrolio al barile, scrive che "il costo della scoperta
e dello sviluppo di nuove riserve sta aumentando, e il tasso di deplezione
dei vecchi giacimenti petroliferi sta accelerando". Il dibattito su questi
fatti preoccupanti, nota l'autore, "si svolge in riferimento al termine
piuttosto fuorviante di 'picco del petrolio'", un'espressione che implica
che "ci siamo avvicinati o abbiamo raggiunto la massima produttività
mondiale di petrolio".
Soros continua segnalando che "alcune delle più accessibili e più pro
George Soros ha pubblicato da poco un articolo interessante nel New York
Review of Books per il 25 settembre, intitolato
The Perilous
Price of Oil [Il Prezzo Pericoloso del Petrolio]. Spiegando il recente
apice del prezzo del petrolio al barile, scrive che "il costo della scoperta
e dello sviluppo di nuove riserve sta aumentando, e il tasso di deplezione
dei vecchi giacimenti petroliferi sta accelerando". Il dibattito su questi
fatti preoccupanti, nota l'autore, "si svolge in riferimento al termine
piuttosto fuorviante di 'picco del petrolio'", un'espressione che implica
che "ci siamo avvicinati o abbiamo raggiunto la massima produttività
mondiale di petrolio".
Soros continua segnalando che "alcune delle più accessibili e più prolifiche
fonti di petrolio in luoghi come Arabia Saudita e Messico vennero scoperti
quaranta o più anni fa e la loro produzione sta ora calando rapidamente". Ma
rassicura efficacemente i suoi lettori dicendo che "[Il Picco del Petrolio]
è un concetto fuorviante, perché un aumento dei prezzi rende economicamente
attuabile lo sviluppo di risorse più costose di energia".
Soros è lontano dall'essere solo con questa opinione. C'è una vera e propria
industria a domicilio di economisti ed esperti di statistica (che include
Daniel Yergin, Bjorn Lomborg, Peter Huber e Michael Lynch) che implorano
instancabilmente i loro lettori a non farsi prendere dal panico riguardo ai
prezzi del petrolio perché Il Mercato verrà sempre in soccorso. Mentre il
petrolio convenzionale facile si esaurisce, la produzione di sabbie
bituminose, argillite petrolifera e combustibile biologico diventa più
economica. Perfino la liquefazione del carbone [coal-to-liquids]
diventa possibile su larga scala. E, come tutti sanno, esiste una quantità
infinita di carbone.
Un'altra industria a domicilio (questa molto meno prominente nei media
mainstream) composta per lo più da fisici e geologi respinge questo
argomento. Questi scrittori fanno notare che quello che può sembrare
"economicamente fattibile" sulla base di pochi calcoli potrebbe non esserlo
di fatto: barriere fisiche potrebbero prevenire gli idrocarburi di qualità
inferiore quali sabbie bituminose dal fruttare le stesse portate del
petrolio tradizionale, indipendentemente dal prezzo del petrolio al barile;
e comunque, visto che la produzione di questi combustibili alternativi
comporta alti costi di energia, il loro punto di pareggio dei costi è un
traguardo mobile: quando il prezzo del petrolio sale, il prezzo di
produzione di un barile di petrolio da sabbie bituminose sale ugualmente.
Inoltre, il guadagno in energia da queste alternative è molto più basso di
quello dal petrolio convenzionale dei vecchi campi giganteschi, e l'energia
al netto è quello che importa realmente. Ci vuole energia per ottenere
energia, e quello di cui la società ha veramente bisogno non è l'energia in
sé, ma l'energia usufruibile che rimane dopo la sottrazione dell'energia
spesa negli sforzi di assembrare energia. Se l'energia netta rappresenta un
segmento proporzionalmente grande dell'energia totale prodotta da una
risorsa data, questo significa che solo una parte relativamente piccola di
sforzo deve essere dedicata alla produzione di energia, e così la maggior
parte dell'energia lorda prodotta è disponibile per altri scopi.

["Tar sands", sabbie bituminose da cui si estrae petrolio]
Nei primi decenni dell'era petrolifera, la quantità di energia sia totale
che netta liberata dagli sforzi per trivellare in cerca di petrolio era
senza precedenti, ed era questa abbondanza di energia a poco prezzo che
permise la crescita dell'industrializzazione, urbanizzazione e
globalizzazione durante il secolo passato. Bastava una quantità
insignificante di sforzo esplorando e trivellando per ottenere un ritorno
enorme di energia sull'energia investita. Ma l'industria tendeva prima a
trovare ed estrarre il petrolio di qualità più alta e di facile accesso;
così, con ogni decennio che passava l'energia netta (in percentuale
sull'energia totale) derivata dall'estrazione del petrolio è diminuita.
Mentre l'energia netta disponibile per la società diminuisce, la crescita
economica subirà dei freni crescenti, e così anche le strategie adattative
(che richiedono nuovi investimenti – un esempio: la costruzione di maggiori
infrastrutture di trasporto pubblico) che la società spiegherebbe altrimenti
per gestire i periodi di scarsità di carburante. Crescerà il numero delle
risorse della società che dovranno essere consacrate direttamente per
l'ottenimento di energia, e ne saranno disponibili meno per tutte le
attività che l'energia rende possibile.
Queste sono questioni di fisica e non di economia. Buttare altri dollari
nella produzione di energia non risolve nulla, se la risorsa energetica ha
un saldo netto basso – e quelle che Soros e il club Yergin-Lomborg-Huber
sottolineano sono abissali a questo proposito.
Questi ultimi commentatori credono sinceramente che la teoria economica
tradizionale definisca la realtà. Dove c'è un dollaro da guadagnare facendo
quello che deve essere fatto, qualcuno lo farà, e l'esaurimento delle
risorse non sarà mai un problema a causa del principio della sostituibilità
infinita.
Ma realtà fisica e teoria economica in tanti casi non vanno d'accordo, e il
Picco del Petrolio definisce uno dei più importanti di questi. Allontanarsi
dalla realtà a volte ha serie conseguenze.
Devo ritornare alla parola "fuorviante". Gli economisti ci stanno dicendo
che non dobbiamo preoccuparci di nulla. Il petrolio potrà diventare un poco
più caro, ma ci sarà sempre carburante liquido in abbondanza per farci
andare avanti – perché gli aeroplani continuino a volare, i trattori ad
arare e i SUV a traghettare i ragazzi all'allenamento di calcio. Se queste
persone si sbagliano (e io credo fortemente che sia così), non ci stanno
solamente "fuorviando" concettualmente; ci stanno conducendo dritto oltre
l'orlo di un precipizio.
Titolo originale: "Is Peak Oil 'A Misleading Concept?'"
Fonte:http://postcarbon.org/
Link
08.09.2008
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di KARIN LEITER
http://www.comedonchisciotte.org
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Archivio Petrolio
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