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15/03/2006 Effetti Sperequativi dell' Incremento delle Pensioni Minime (Angela Martone, www.lavoce.info)

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    L’innalzamento delle pensioni minime a 800 euro mensili porterebbe i pensionati beneficiati a superare l’attuale soglia di esenzione (no tax area). A questo punto, a meno di non apportare onerose modifiche alla tassazione Irpef, i futuri scenari possibili sono solo due: o i pensionati si vedranno erodere dall’imposta, talvolta anche in misura rilevante, l’incremento di cui hanno fruito o verranno esentati. Ma nella seconda ipotesi si verificherebbero effetti fortemente sperequativi nei confronti degli altri pensionati che hanno maturato la pensione per effetto dei contributi versati.

    La proposta

    Ecco quanto propone il programma elettorale 2006 della Casa delle libertà a proposito di pensioni (pagina 18 del programma):

    "Punto n. 9: società solidale

    1. Incremento ad 800 euro delle pensioni minime, oggi a 551 euro e mantenimento del potere di acquisto delle pensioni, attraverso il recupero dell’inflazione".
    La proposta si compone di due distinti elementi: il primo di carattere specifico, orientato solo in direzione delle pensioni minime (incremento a 800 euro). E il secondo, di apparente carattere più generale, relativo al mantenimento del potere di acquisto tramite recupero dell’inflazione.
    Analizziamo singolarmente i due aspetti.

    L’incremento delle pensioni minime

    Per le pensioni minime, sembra ripresentarsi lo stesso iter verificatosi con la Finanziaria 2002 che ne innalzò alcune a un milione di lire al mese.
    La legge stanziò un apposito fondo e la platea dei beneficiati fu ritagliata su tale cifra. Le ipotesi di "selezione" sono state diverse, per approdare poi a quella definitiva (settanta anni, limite di reddito individuale e di coppia, eccetera) stimando, allora, la potenziale platea in circa 2,2 milioni di persone. In realtà, il provvedimento raggiunse solo 1,6 milioni di soggetti, successivamente integrati con un esiguo numero di pensionati all’estero.
    Alla fine del 2002 si rilevò che il fondo stanziato non era stato totalmente utilizzato. Dopo aver più volte proclamato che si sarebbe ampliato la platea dei soggetti beneficiati, si stabilì invece che le risorse derivanti da minori oneri accertati nell’attuazione dell’articolo 38 della legge 28 dicembre 2001 avrebbero concorso al finanziamento dei benefici previdenziali per i lavoratori esposti all’amianto, nonché al rifinanziamento del fondo nazionale per le politiche sociali e del fondo per l’occupazione. (1)
    Ora arriva la proposta di incremento a 800 euro mensili. Un’interpretazione ampia è praticamente inattuabile, perché troppo costosa.
    Ma se si prende alla lettera l’esplicito riferimento alle sole pensioni attualmente a 551 euro mensili, ignorando quelle comprese tra questa soglia e 800 euro, si può ipotizzare che la platea dei soggetti coinvolti sarà la stessa del 2002, pari a poco più di 1,6 milioni. (2)
    In questo caso, la spesa è stimabile in circa 5,2 miliardi di euro.
    Ma gli effetti derivanti dalla promessa elettorale potrebbero non essere la sola "limitazione" della platea interessata. Infatti, l’incremento concesso ai pensionati dalla legge Finanziaria 2002, è stato erogato a titolo di maggiorazione sociale e, in quanto tale, esente da prelievo fiscale. Per induzione, e il termine scelto induce a questo tipo di considerazione, si può prefigurare che anche l’ulteriore innalzamento a 800 euro mensili sarà esente da tassazione.
    In tali ipotesi, però, e in assenza di ulteriori interventi sull’attuale struttura di imposizione del reddito delle persone fisiche, i pensionati che usufruiranno di una pensione di 800 euro mensili, non per effetto dell’incremento promesso, ma per meriti personali ovvero per contribuzione versata, si vedranno sottoposti a un prelievo di 993 euro annui, secondo aliquote, scaglioni e deduzioni vigenti per il 2005. In altre parole e ragionando in termini di reddito disponibile, i soggetti beneficiati dall’innalzamento con maggiorazione sociale avranno un reddito disponibile di 10.400 euro, pari esattamente all’importo della pensione percepita, mentre chi la pensione se l’è interamente guadagnata avrà un reddito disponibile di poco più di 9.400 euro.
    Il fenomeno distorsivo si presenta, seppure con valori monetari diversi, per tutti i pensionati con reddito da pensione fino a 11.800 euro annui. Ed è illustrato nel grafico A, che visualizza il reddito disponibile (al netto del prelievo Irpef) per diversi livelli di pensione percepita e per un pensionato con soli redditi di pensione e senza carichi familiari. La barra in rosso rappresenta il caso della pensione incrementata, con maggiorazione sociale, a 800 euro mensili.
    Come è possibile verificare, il reddito disponibile degli eventuali beneficiari del promesso incremento sarà pressoché uguale a quello di un percettore di poco più di 11.800 euro annui, ma passivo di Irpef. In altre parole, tutti i pensionati titolari di pensione con un importo fino a circa 905 euro mensili godranno di un reddito disponibile inferiore a quello dei beneficiati dall’incremento.
    La portata del fenomeno interessa un numero di pensionati elevato e rapportabile al numero dei soggetti agevolati dalla norma.
    Un ulteriore risvolto di iniquità fiscale potrebbe essere l’imposizione dovuta per le addizionali (regionali e comunali) a carico dei percettori di pensione assoggettati all’Irpef. I soggetti beneficiati dall’incremento, essendo esenti nei confronti del prelievo centrale saranno automaticamente esentati dell’imposizione delle addizionali, aumentando, in tal modo, il carattere sperequativo della proposta.
    Né sembra possibile ipotizzare una qualsivoglia soluzione al problema, se non con costi impossibili da sostenere. Oppure, qualora si prevedano rimedi limitati ai soli percettori di reddito da pensione, con ulteriori risvolti sperequativi nei confronti di altre tipologie di contribuenti, ad esempio, i lavoratori dipendenti.

    Il mantenimento del potere d’acquisto

    La frase sul mantenimento del potere d’acquisto delle pensioni, attraverso il recupero dell’inflazione, sembra invece ignorare che da sempre è prevista la perequazione automatica delle pensioni: vale a dire il dovuto e automatico incremento degli importi percepiti a fronte dell’adeguamento al costo della vita.
    Anche in questo caso, a meno di non creare ulteriori effetti distorsivi, non dovrebbe essere percorribile la strada di interventi mirati alla sola platea dei pensionati dal momento che l’indice utilizzato per l’adeguamento automatico risulta essere lo stesso parametro di riferimento per i rinnovi contrattuali, per l’indicizzazione degli affitti, e così via.
    Probabilmente la garanzia di mantenimento del potere di acquisto delle pensioni potrebbe non avere un carattere generale, ma riferirsi ai soli importi erogati a titolo di maggiorazione sociale che, non soggetti alla perequazione automatica, vengono incrementati con specifici provvedimenti.

    (1) Articolo 25, comma 2 della Finanziaria 2003.
    (2 ) I 551 euro sono l’importo delle pensioni di 1 milione di lire al mese, rivalutate. La cifra di 1.600,000 persone è indicata a meno di cessazioni e nuovi trattamenti. Se non si considerassero età e limiti di reddito, la platea dei possibili beneficiari sarebbe molto più ampia. Vedi Tabella 1: la tabella si riferisce alle sole pensioni Inps. Si consideri anche che un singolo individuo può essere beneficiario di più pensioni.

    Fonte Inps: dati tratti dalle banche dati statistiche consultabili sul sito www.inps.it
    I dati della tabella contemplano al loro interno gli innalzamenti previsti dalla Finanziaria 2002

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