Il via libera di ieri dato dalla Commissione europea alla patata
transgenica Amflora ha fatto scattare in Italia una serie di reazioni
contrarie. Ma c'è anche chi esprime una posizione diversa. Da Altroconsumo
oggi arriva un tentativo di fare chiarezza senza posizioni preconcette.
L'Associazione dei consumatori spiega che "il tubero è stato modificato
geneticamente per aumentare il suo contenuto di amido per l'utilizzo
industriale, poiché la patata è anche un prezioso materiale di partenza per
molti settori industriali (produzione di carta, colle, cosmetica...)".
Dunque Amflora non verrà prodotta per essere mangiata, né
verrà coltivata insieme alle patate convenzionali. È previsto però che
l'amido derivato dal tubero potrà essere utilizzato per l'alimentazione
animale. Il problema è che questo ogm contiene un gene "marker" resistente
agli antibiotici. Secondo l'Efsa, l'autorità europea per la sicurezza
alimentare, cui è stato chiesto un parere scientifico sulla questione, la
presenza di questi marker resistenti a due antibiotici (canamicina e
streptomicina) non contribuirà allo sviluppo dell'antibioticoresistenza
nell'uomo.
Altroconsumo non è contraria al progresso delle biotecnologie.
"La questione, però, richiede oltre che rigore scientifico, una particolare
attenzione ai consumatori. I quali, a quanto stanno le attuali conoscenze,
non trarranno alcun beneficio particolare dalla coltivazione massiccia di
ogm, né di reperibilità dei prodotti né di prezzo. Attualmente, secondo
Altroconsumo - l'unico motore del dibattito attorno agli ogm è l'ideologia
pro e contro che non è stata mai in grado di misurare i reali interessi dei
cittadini e di accogliere le loro istanze.
Dunque ecco le richieste di Altroconsumo:
- Bisogna stabilire regole ferree, per esempio sulla distanza che devono
avere le diverse coltivazioni per evitare rischi di contaminazioni.
- Il consumatore deve avere libertà di scelta. Dire di no alle
coltivazioni ogm sul nostro territorio non significa "liberare" gli
italiani dalla presenza di questi prodotti biotech. Mais e soia
transgenici, coltivati in altre parti del mondo, sono già massicciamente
usati nei mangimi animali. Ecco perché è importante affrontare anche
questa problematica, con il metro della trasparenza. Da sempre ci battiamo
affinché tutti i prodotti contenenti ogm siano etichettati, compresi
carne, latte e latticini provenienti da allevamenti in cui si usano
mangimi transgenici.
- Bisogna avere serie garanzie che in futuro, anche se le coltivazioni
ogm prenderanno piede in Europa, i consumatori potranno ancora scegliere
prodotti non transgenici, sia essi provenienti da coltivazioni
tradizionali o biologiche.
- Servono, infine, ulteriori garanzie di sicurezza. Garanzie che, a
nostro avviso, potranno arrivare soltanto dalla ricerca pubblica e
indipendente. Non da quella finanziata dalle multinazionali produttrici di
questi semi.
- La via degli ogm è una via senza ritorno: se anche volessimo
intraprenderla dobbiamo essere consapevoli anche dei risvolti economici
che questo comporta, tenuto conto che le attuali detentrici dei brevetti
sulle piante modificate coltivabili e consumabili sono solo poche
multinazionali.
Anche Confagricoltura replica all'allarmismo sul via
libera europeo ricordando che "da anni i mangimi destinati agli allevamenti
da cui nascono le nostre migliori produzioni alimentari contengono vegetali
transgenici e finora pare che nessuno se ne sia accorto". "L'agricoltura
italiana - denuncia Confagricoltura - è delusa di veder cavalcare a scopi
anche elettorali un argomento importante come quello degli organismi
geneticamente migliorati. La gran parte di commenti e dichiarazioni negative
registrate a proposito della patata Amflora prescindono purtroppo da basi
scientifiche e dal principio di libera scelta degli imprenditori agricoli".
E poi - conclude Confagricoltura - in materia economica gli Ogm potrebbero
aiutare, anche in Italia, numerosi comparti produttivi in crisi: per il
mais, ad esempio, il valore aggiunto può toccare circa 280 milioni di euro
l'anno. "E' demagogico e semplicistico gridare no quando in gioco c'è la
sopravvivenza di un settore dell'economia nazionale che lo scorso anno ha
registrato perdite economiche doppie della media europea".
03/03/2010 OGM. Via libera dell'Ue alla patata Amflora, Zaia: "Chiederemo clausola salvaguardia" (VC, http://www.helpconsumatori.it)
La Confederazione Italiana Agricoltori (Cia) ha
sollecitato l'intervento del Governo in merito al
via libera della
commissione europea alla patata transgenica Amflora: "Non possiamo
attendere oltre. Bisogna agire in tempi stretti. Il Governo deve emanare al
più presto una legge che vieti le coltivazioni Ogm in Italia e che obblighi
sull'etichetta dei prodotti agroalimentari la presenza di biotech. Va
tutelata la sovranità del nostro Paese che non può subire alcun tipo di
prevaricazione ed imposizione"."Se non si interviene in maniera
celere, rischiamo - afferma Giuseppe Politi, presidente Cia - di
aprire definitivamente le porte agli Ogm. Una preoccupazione avvalorata non
solo dalle ultime decisioni della Commissione Ue, ma anche dalla sentenza
assunta nelle scorse settimane dal Consiglio di Stato che autorizza la
semina di mais transgenici (e sono decine) già approvati dall'Unione
europea. E questo dopo che le Regioni avevano rinviato il documento sulla
coesistenza tra ogm e colture tradizionali".
"Chiederemo la clausola di salvaguardia per l'Italia
contro la diffusione della patata transgenica Amflora", ha annunciato il
ministro delle politiche agricole Luca Zaia. "Questo significa - spiega Zaia
- che sarà bloccata la commercializzazione e la coltivazione, qualora
avvenisse del prodotto".
02/03/2010 OGM. Via libera dell'Ue alla patata Amflora e al mais biotech. Italia contraria (GA, http://www.helpconsumatori.it)
Arriva oggi
il primo reale via libera dell'Unione Europea alle colture
geneticamente modificate. La Commissione Ue ha, infatti, autorizzato la
coltura delle patata OGM Amflora a fini industriali, come la produzione di
carta, e l'utilizzo dei prodotti derivati dall'amido di questa patata come
mangimi per animali. E, sempre la Commissione Europea, ha autorizzato la
commercializzazione di tre prodotti contenenti mais geneticamente
modificato, destinati all'alimentazione umana e animale, non alla
coltivazione. Da Bruxelles fanno sapere che la presenza, nell'amido della
patata Amflora e nel mais transgenico, di un gene resistente agli
antibiotici è stata attentamente analizzata e l'Efsa, l'Agenzia europea per
la sicurezza alimentare, ha espresso il suo parere favorevole.
"Tutte le questioni scientifiche, in particolare sul piano della sicurezza,
sono state scrupolosamente esaminate - ha dichiarato il Commissario alla
Salute e alla Tutela dei consumatori, John Dalli - In parallelo, oggi,
abbiamo lanciato una riflessione sulla gestione di un sistema di
autorizzazioni europeo che rispetti la libertà di scelta degli Stati membri
a proposito delle colture OGM".
Le reazioni dall'Italia sono arrivate quasi all'unisono.
Secondo Legambiente "è una follia autorizzare alimenti resistenti agli
antibiotici. Così si condanna l'agricoltura Made in Italy e si mette a
rischio la salute dei cittadini. "E' evidente che l'Italia non ha alcun
bisogno di questi prodotti - ha dichiarato il responsabile Agricoltura di
Legambiente Francesco Ferrante - e non si capisce cosa stia aspettando il
Ministro Zaia ad emanare il famoso decreto che impedirebbe l'esecuzione
della sentenza del Consiglio di Stato che autorizza la coltivazione dei Ogm
senza aspettare le linee guida sulla coesistenza, per tutelare l'agricoltura
di qualità, il biologico e le eccellenze italiane".
"Da chi è rappresentata la voce dei consumatori europei e
italiani? La voce delle regioni Ogm free e dei tanti movimenti a
tutela di una agricoltura che dice no al biotech? - si chiede la
responsabile del Dipartimento Sicurezza Alimentare del Movimento Difesa del
Cittadino, Silvia Biasotto - E dove è la tutela della salute dei consumatori
da parte dell'Europa? La notizia dello stop alla moratoria verso gli Ogm da
parte della Commissione Ue è ancora più sconcertante visto che riguarda un
prodotto contenente un gene vietato perchè resistente ad antibiotici
importanti per la salute umana. La tutela della salute - aggiunge Biasotto -
non deve mai essere soffocata dalle logiche commerciali. Inoltre, dove è il
rispetto del principio di precauzione contenuto nella costituzione europea e
nel regolamento 178 del 2002 (principi e i requisiti generali della
legislazione alimentare)?"
Federconsumatori ritiene estremamente grave la decisione
presa oggi dalla Commissione Europea. "La nostra associazione si è sempre
battuta contro l'immissione nel mercato di tali prodotti e, soprattutto,
contro la produzione stessa di organismi geneticamente modificati. Tale
convinzione si basa non solo sul "principio di precauzione" in un settore
delicatissimo quale quello della sicurezza alimentare, ma anche sulla
considerazione delle ricadute che tali produzioni potrebbero avere sulla
salute dei cittadini, oltre che sull'intera filiera di produzione
agroalimentare italiana, che riteniamo, piuttosto, si debba distinguere
sempre di più per il suo primato qualitativo".
Secondo l'Adoc una decisione del genere avrebbe dovuto essere
presa solo dopo aver ascoltato la voce dei consumatori europei. "La
coltivazione e commercializzazione dei prodotti ogm rappresentano un
problema che riguarda la salute e il futuro dei consumatori europei -
dichiara Carlo Pileri, Presidente dell'Adoc - per questo crediamo che
sarebbe stato opportuno far cadere la moratoria sugli ogm, in vigore dal
1998, solo dopo aver ascoltato il parere dei consumatori. Per questo
chiediamo che venga indetto un referendum europeo, con cui si possa dare
voce ai cittadini di tutta Europa, per capire se il loro pensiero sia in
sintonia con quanto deciso dalla Ue. L'Unione Europea, su questo delicato
tema, ha deciso a prescindere, magari anche sulla base delle pressione
operate dai grandi gruppi produttori. Il territorio coltivabile europeo è
diverso da quello di altri continenti, piu' ristretto e piu' soggetto a
contaminazioni. E' bene che siano i consumatori a decidere del loro futuro,
del loro territorio e della loro salute".
Dissenso espresso anche dalla Cia, Confederazione italiana
agricoltori; secondo il presidente nazionale Giuseppe Politi queste
decisioni dell'esecutivo comunitario vanno in netto contrasto con
l'orientamento espresso dai consumatori europei per nulla favorevoli a
produzioni agricole frutto di manipolazioni genetiche. "Davanti a queste
decisioni da parte del governo di Bruxelles - ha rilevato il presidente
della Cia - non possiamo che ribadire l'esigenza dell'avvio immediato di un
confronto costruttivo fra tutte le forze interessate, compresi gli
agricoltori. Comunque, ogni decisione sugli organismi geneticamente
modificati va presa dopo una consultazione popolare che si pone
indispensabile su un problema di vasta portata non solo economico, ma
soprattutto etico. Noi riaffermiamo che il biotech non serve all'agricoltura
italiana, così diversificata, tipica e di grande qualità".
E ferma contrarietà alla decisione della Commissione Europea
è stata espressa dal Ministro delle Politiche Agricole Luca Zaia che ha
dichiarato: "Non solo non ci riconosciamo in questa decisione ma ci teniamo
a ribadire che non permetteremo che questo metta in dubbio la sovranità
degli Stati membri in tale materia. Da parte nostra proseguiremo nella
politica di difesa e salvaguardia dell'agricoltura tradizionale e della
salute dei cittadini. Non consentiremo che un simile provvedimento, calato
dall'alto - conclude il Ministro - comprometta la nostra agricoltura. Per
questo valuteremo la possibilità di promuovere un fronte comune di tutti i
Paesi che vorranno unirsi a noi nella difesa della salute dei cittadini e
delle agricolture identitarie europee"
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