Incontriamo i "Nuova civiltà", un gruppo che vive
felicemente da 20 anni non per ragioni economiche, non perché sa
cavalcare l'onda del successo e nemmeno per una formazione stabile dei
musicisti.
La longevità di un
gruppo è data da diversi motivi: interessi economici, il cavalcare
l'onda del successo, l'affiatamento dei vari componenti del gruppo. Un
esempio potrebbero essere gli incartapecoriti Rolling Stones: ormai non
si contano più i concerti in giro per il mondo di questa band che ha
nella somma degli anni dei suoi componenti un'era geologica.
Altri gruppi sono invece destinati a sciogliersi in fretta:
l'esperimento delle Boy band degli anni '90 ne è un esempio. Per non
dimenticare quel ritornello al femminile che per metà degli anni '90 ha
riempito le nostre case con la storia del “Girl Power” e delle “Spice
Girls”. Due esempi contrapposti di longevità di un gruppo: esempi tratti
dai vertici della musica mondiale, tratti da gruppi che hanno entrate
economiche che farebbero impallidire il prodotto interno lordo di alcuni
stati del sud del mondo. Sembra quasi che un gruppo debba la sua
longevità alla capacità di cavalcare l'onda, di crearsi uno slogan,
un'immagine. Questo perlomeno è l'esempio che ci danno molto spesso i
cantanti che girano per le nostre Tv. Incontriamo invece qui di seguito
un gruppo che vive felicemente da 20 anni non per ragioni economiche,
non perché sa cavalcare l'onda del successo e nemmeno per una formazione
stabile dei musicisti: sono i Nuova Civiltà, di Reggio Emilia, terra di
grandi cantautori e rocker italiani.

I Nuova Civiltà al Meeting dei giovani di Pompei del 1 maggio
Nuova Civiltà: un nome ambizioso. Come vi è nata questa idea?
"Il nome è la cosa più stabile che ha il nostro gruppo. E' stato scelto
nel lontano 1987 e da allora il nome è rimasto nella storia dei Nuova
Civiltà".
1987: una data di altri tempi, addirittura di un altro
millennio. Parlate un po' delle vostre origini...
"A metà degli anni '80 Reggio Emilia ha vissuto una forte immigrazione
dal sud. La zona non era pronta ad accogliere questo arrivo di gente:
l'unico posto che si è un po' attrezzato diciamo era il convento dei
Frati Cappuccini di Reggio Emilia. Lì si potevano trovare degli spazio
per giocare e stare assieme. Ovviamente un afflusso di gente porta con
se anche molti problemi che la Reggio Emilia degli anni '80 conosceva
bene: prostituzione e droga. E' stata la lungimiranza dei frati
Cappuccini a ideare uno spettacolo, un musical che si chiamasse Nuova
Civiltà. Uno spettacolo che desse l'opportunità alle persone di avere
una nuova speranza. E' nato questo spettacolo, poi le cose si sono
evolute fino a formare un gruppo di rocker".
Adesso però siete entrati nel panorama italiano di quella
categoria che possiamo definire Christian Music.
"Bisogna prima di tutto capire che cosa sia la Christian Music. La
Christian Music è nata in america in particolare nel mondo protestante.
In Italia ha diverse conformazioni. Nello specifico non abbiamo la
minima idea di cosa i Nuova Civiltà stiano facendo: la nostra non è
propriamente musica cristiana in quanto i nostri testi non parlano
direttamente dell'esperienza di Cristo, ma portiamo la nostra musica in
situazioni disagiate, in situazioni dove ci sia bisogno di un bagliore
di speranza".
In che genere i situazioni?
"In situazioni di carcere, in comunità, in situazioni di
disagio totale. In questi 20 anni abbiamo incontrato luoghi e persone
dove prima che parlare di Dio bisognava parlare della dignità dell'uomo.
Abbiamo incontrato persone che veramente non sapevano più il significato
della parola uomo. Noi non crediamo fosse il caso di sbattere in faccia
a loro il Vangelo perché, passateci l'esempio, sarebbe come dare un
cosciotto di pollo ad un neonato. Il neonato ha bisogno degli
omogeneizzati finché è piccolo: questo è lo spirito dei Nuova Civiltà.
La nostra non è propriamente musica Cristiana secondo le accezioni date
solitamente, la nostra preferibilmente è musica in stile cristiano".
Quindi per voi aver suonato al meeting di Pompei è un'esperienza
praticamente nuova, un'esperienza fuori dal comune.
"Diciamo che non è la nostra esperienza tipica: ma la cosa non
ci dispiace perché alla fine i Nuova Civiltà hanno nel loro statuto
associativo, non solo la missione di suonare in situazioni di disagio,
ma anche la missione di farle conoscere queste situazioni di disagio.
Per noi, suonare di fronte a ragazzi giovani, che hanno la fortuna di
avere una famiglia alle spalle che li educa, è un modo per far conoscere
i luoghi, le strade e le situazioni che abbiamo incontrato".

I Nuova Civiltà al Meeting dei giovani di Pompei del 1 maggio
In che senso?
"A volte si sente dire che in carcere sostanzialmente si fa la
bella vita: hai la tua stanza, ti danno da mangiare, giochi e tante
altre stupidaggini. Chi dice ciò non ha la minima idea di cosa significa
avere l'ora d'aria: un'unica ora dove hai diritto a respirare aria
pulita e a vedere il cielo. Che poi è una presa in giro perché significa
essere in un cortile protetto da 4 mura alte almeno una dozzina di metri
e alla fine di queste 4 mura vedere un pezzo di cielo. Questa è l'ora
d'aria, questo è uno degli aspetti della vita di carcere che la gente
non conosce, che la gente non sa, che la gente non ha mai provato.
Questa è la libertà negata. Noi con i Nuova Civiltà andiamo in giro a
far conoscere questa realtà alla gente che non la conosce: sia con la
musica sia con le parole".
La situazione di concerto nella quale vi siete sentiti più a
disagio?
"Ce ne sono state tante: non è semplice suonare e cantare la
speranza di vivere in mezzo a gente che non lo può capire. Una delle
esperienze più terrificanti credo sia stata al carcere Due Palazzi di
Padova. Suonavamo nel corridoio che porta la gente al cortile dell'ora
d'aria. Vedere queste facce che passavano in cerca di un respiro d'aria
pura e cantare per loro non è stato semplice: ma tutto ciò fa parte
della missione dei Nuova Civiltà".
Progetti per il futuro?
"Siamo nati che non avevamo nulla, oggi abbiamo creato qualcosa
e domani potremo non avere nulla. Diciamo che è un po' questa la
filosofia dei Nuova Civiltà. In vent'anni abbiamo costruito parecchie
cose, compreso un cd che ci siamo autoprodotti e lo distribuiamo
gratuitamente in giro ai concerti. Abbiamo sempre vissuto di provvidenza
e di provvidenza faremo andare avanti il nostro progetto: ovviamente
fino a quando la provvidenza ce lo permetterà. Ci auguriamo che il cd
possa essere una maniera per farci conoscere in giro, magari qualcuno ci
sente e approva il nostro progetto. Chi lo sa? In ogni caso, se anche
domani finisse tutto, abbiamo vent'anni di esperienze alle spalle,
vent'anni che lasceremo in eredità a chi vorrà intraprendere un cammino
come il nostro".
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