Polemica sul testo
licenzioso del giovane Patrizio Baù. Secondo il Corriere della Sera, il
vescovo di Sanremo ha lanciato scomuniche. Il diretto interessato
smentisce, mentre Baù riceve pubblicità. Ma attenzione, sono solo
canzonette…
A sentire il cappellano
storico del festival di Sanremo il vescovo non aveva intenzione di
lanciare alcuna scomunica. A leggere i giornali, sembra invece che mons.
Alberto Maria Careggio quella canzone non l’abbia proprio digerita. Il
carrozzone del festival di Sanremo è partito con il suo carico di note,
parole e polemiche, tra cui quella del vescovo della città che ha
puntato il dito contro “Peccati di gola”, brano di Patrizio Baù, in gara
tra i giovani. Colpa di versi come “E dammi la mela e sai quanto mi fa
gola” e "In amore è naturale liberare l'animale?" che sconcertano il
prelato, secondo il quale il rischio è dare messaggi sbagliati ai
giovani. “Poi ci lamentiamo se i ragazzini fanno alle loro compagne
certe cose, e si passano le immagini sui cellulari... – spiega - se i
ragazzi non hanno dei valori, dei principi. Che esempio gli diamo, da un
palcoscenico così? Io vengo da tre anni qui al festival, mi piace la
musica soprattutto quando veicola dei buoni messaggi, e anche quest'anno
sono invitato, per mercoledì. Ma se quella sera, come sembra, ci sarà
questa canzone nel programma, penso che me ne resterò a casa. Sarei
imbarazzato, a star qui ad ascoltare. E mi meraviglia molto che una
persona che mi dicono di buona cultura e sensibilità, anzi un professore
di scuola media che insegna proprio a dei ragazzi, venga a cantare certi
versi”.
Apriti cielo! Il disappunto del vescovo merita la prima pagina ed ecco
così che un quotidiano abituato a rappresentare in modo unilaterale la
posizione della Chiesa, parla addirittura di scomunica. L’esatto
contrario di quanto avvenuto, spiega don Pasquale Traetta, di casa all’Ariston
da dieci anni, perché “il vescovo è avulso dalle varie critiche. Quello
che ha detto è che al Festival si creano dei modelli che poi vengono
seguiti. Non vogliamo scomunicare nessuno. La Chiesa cammina con i
laici, religiosamente e politicamente”. Una querelle su cui interviene
anche Pippo Baudo che ridimensiona l’intervento di mons. Carreggio.
“Accetto una sua critica ma invito a non dare un senso letterale alla
canzone quanto piuttosto accoglierne il senso giocoso”, ha detto il
presentatore, convinto che “un religioso possa sentirsi urtato da certe
parole”. “Voglio però ricordare – conclude Baudo - che il vescovo di
Sanremo ha detto anche di aver trovato quest'anno alcune canzoni belle
ed interessanti: vorrà dire che lui ascolterà le altre e non questa”.
Caso chiuso, dunque. O almeno sembra, anche perché la polemica ha tutto
il sapore del polverone ingigantito dai media. La Chiesa del resto ha
altro a cui pensare e Sanremo, per fortuna, non rientra tra i valori non
negoziabili. Libero un vescovo di dissentire, confrontarsi e criticare,
mentre al pubblico spetta il giudizio sull’artista Baù, vero vincitore
in questa storia, grazie alla pubblicità gratuita. Quanto al resto, buon
ascolto e ognuno ricordi che in fondo, a Sanremo, sono solo
canzonette..
Archivio Sanremo
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