Niente
da fare. Neppure al terzo tentativo Renzo Bossi, secondogenito del Senatur, è
riuscito ad acciuffare la maturità scientifica. A nulla è valso l’intervento del
ministero dell’ Istruzione, retto dalla meritocratica Gelmini, che gli aveva
concesso il terzo grado di giudizio. Quest’estate, dopo la seconda trombatura
per “gravi lacune in quasi tutte le materie”, si era ipotizzata una sua
imminente discesa in campo come delfino di cotanto padre: con quel quoziente
culturale, aveva diritto quantomeno a un ministero.
Ma l’illustre genitore smentì: “Più che un delfino, Renzo è una trota”.
Dopodichè, essendo ministro delle Riforme, propose una riforma ad personam, anzi
ad trotam: “Dopo il federalismo bisogna riformare la scuola. Non possiamo
lasciare martoriare i nostri figli da gente che non viene dal Nord. Un nostro
ragazzo (uno a caso, ndr) è stato bastonato agli esami perché aveva presentato
una tesina sul federalista Cattaneo. Questi sono crimini contro il nostro popolo
e devono finire”.
Detto, fatto. Il governo impose il terzo esame, alla presenza vigile di un
ispettore ministeriale. Stavolta Renzo aveva lasciato perdere Cattaneo e aveva
presentato una tesina in fisica. Ma non c’è stato verso. Ora, per evitare che il
giovine finisca nelle grinfie di Brunetta come fannullone o in una classe
differenziale per ciucci e immigrati (come da proposta leghista), non c’è che
una soluzione: chiamare Ghedini e Alfano e approntare al più presto una legge ad
hoc per trasferire l’esame a Brescia o, meglio ancora, garantire la promozione
automatica ai figli delle alte cariche dello Stato, ministri compresi. Un Lodo
Trota.
Marco Travaglio - Zorro, L'Unità del 30 novembre 2008
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Archivio Muro del Pianto
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