Molto è stato già detto sull'impatto devastante che un evento come le
Olimpiadi ha sul territorio che, in forma sempre molto elitaria, si è candidato
ad ospitarle. L'organizzazione di Torino 2006, ormai in pieno svolgimento, non è
sfuggita a questa regola. Anzi, il gigantismo organizzativo e mediatico che ha
investito l'evento olimpico nelle ultime edizioni, sia in versione invernale che
in versione estiva, non fa che aggravare ulteriormente il peso insostenibile di
questo circo equestre. Sono noti ormai a tutti i principali caratteri che ha
assunto nel tempo l'organizzazione dell'evento:
- la corruzione che coinvolge le più alte sfere del Comitato Olimpico, che
raggiunge vette insuperate al momento dell'assegnazione dei giochi, con
tangenti, regali, prebende e scambi di voti, giunti spesso fino alla messa a
disposizione di prostitute di alta classe per i membri più influenti del CIO, al
fine di illustrare meglio l'"adeguatezza" dei siti candidati;
- la pressione di numerose lobby di progettazione ed edificazione edilizia per
ottenere l'incarico di costruire o ammodernare le strutture destinate ad
ospitare i giochi, con la corsa all'accaparramento degli appalti e la
spartizione di enormi profitti straordinari;
- la spartizione degli incarichi per la organizzazione e la gestione mediatica
dell'evento, il dilatarsi delle parcelle per consulenze incontrollabili, i
sontuosi viaggi all'estero di centinaia di persone per acquisire il necessario
know how dallo studio delle manifestazioni precedenti;
- il violento impatto ambientale dettato dalle opere faraoniche connesse alla
messa a punto degli impianti, particolarmente rilevante nelle valli olimpiche,
in Val Chisone, Val Susa, Val Torcea;
- il pesante fardello finanziario che resta a carico del bilancio pubblico e
degli enti di governo locale, sia per gli impegni connessi alla costruzione
degli impianti, sia per la loro gestione futura ad evento concluso;
- il rilevante spostamento di denaro pubblico verso scopi privati, come ad
esempio il gigantesco sforzo per valorizzare le strutture della Sestrieres Spa,
di proprietà Fiat, che potrà godere per anni di impianti nuovi e potenziati,
finanziati dallo stato;
- l'esibizione di un modello e di un sistema di vita tutto basato sul luccichio
sfarfallante di consumi edonisti, ammantati di valori sportivi, pacifici e
solidali, mentre la realtà concreta di 5,5 miliardi di persone viaggia sui
binari della miseria, della fame, dello sfruttamento e in alcuni casi anche
della guerra guerreggiata, senza alcuna tregua olimpica.
Ethical Village e sponsor assassini
Detto tutto questo, scopriamo che all'interno della organizzazione olimpica di
Torino 2006 esiste anche un "Ethical Village", una struttura destinata
all'esaltazione del volontariato, del valore etico, sportivo, culturale,
artistico dell'evento, insomma una tensione verso la pace tra i popoli di tutto
il pianeta. Simbolo vivente di questa tensione, il registro dove per tutto il
periodo dei Giochi sarà possibile firmare la "tregua olimpica", per sottolineare
la deposizione di ogni motivo di conflitto e la volontà di partecipare,
disarmati, allo svolgimento delle gare. Ci sembra che sia sufficiente l'analisi
dei principali sponsor olimpici e la loro concreta natura per fornire
un'immagine ben diversa dello spirito di fratellanza che sottende la
manifestazione olimpica.
Come è noto, ci sono tre sponsor principali (Sanpaolo, Telecom-Tim, Fiat), uno
sponsor ufficiale (Finmeccanica) e una serie assai nutrita di Top sponsor (GE,
Coca Cola, Samsung, Kodak, McDonald's, SchlumbergerSema, Manulife, Visa,
Panasonic, Lenovo, Omega, ecc.); subito dopo vengono i fornitori ufficiali, che
sono ancora più numerosi.
Sanpaolo
È la banca di Torino e quindi si è subito candidata a fare la "banca delle
Olimpiadi". Ha investito 45 milioni di euro nell'impresa e intende ricavarci il
doppio. Ha tenuto in piedi il Toroc ampliando progressivamente i fidi,
confidando nel ripianamento finale dei debiti (indefinibili oggi) da parte di
Comune e Regione. Ha partecipato tramite la controllata Opi, insieme a Monte
Paschi e Dexia, all'erogazione del mutuo quindicennale da 800 milioni di euro
per finanziare le opere dell'Agenzia Torino 2006. Ha progetti di crescita molto
aggressivi ed intende sganciarsi dal consueto ruolo di vassallaggio nei
confronti di Fiat, come dimostra il franco scambio di schiaffoni giornalistici
tra il Presidente Salza e l'accoppiata Marchionne-Montezemolo, nelle ultime
settimane. Nonostante l'esibizione di un accattivante bilancio sociale, non
disdegna di finanziare qualunque porcheria che produca profitti. Fa parte di un
gruppo di 13 banche, capeggiato dall'americana JP Morgan per finanziare, dal
2003, la Iraq Trade Bank , per conto della Coalizione Provvisoria che governa
l'Iraq dopo l'invasione americana. Inoltre è cresciuto costantemente nel corso
del tempo il suo peso nel finanziamento di operazioni con possibili risvolti
bellici: compare nella relazione del sito "Banche armate" nel 2001, 2002, 2003 e
2004, con interventi, in questo ultimo anno, per 366 milioni di euro.
Fiat-Iveco
È il gruppo più direttamente coinvolto nella scelta di Torino come sede
olimpica, frutto delle pressioni dell'Avvocato Agnelli sull'amico Samaranch (il
fascistissimo e franchista presidente del Cio). Rappresenta il "non plus ultra"
del conflitto d'interesse,svolgendosi le gare e l'accoglienza prevalentemente su
strutture di proprietà della famiglia e delle holding di famiglia (Sestriere,
Lingotto, ecc.). Gli asset immobiliari della famiglia hanno goduto di un forte
incremento dopo la scelta di Torino 2006. Ciò nonostante, la Fiat ha pensato di
fornire solo 10 milioni di euro al Toroc e prestare gli altri 35 in servizi e
attrezzature (auto, furgoni, mezzi di trasporto). Per motivi di cassa ha dovuto
negli ultimi anni vendere molte partecipazioni, tra cui Fiat Avio, storicamente
uno dei grandi fornitori di aerei militari all'Aeronautica. La sua presenza
nella produzione militare è sempre stata altissima, come dimostra l'adeguamento
negli anni '50 alle direttive americane, di licenziare tutti gli operai
comunisti per non fornire informazioni al "nemico". Più di recente, è stata
coinvolta negli anni '80 nello scandalo delle forniture all'Iraq di Saddam
Hussein di sistemi d'arma nell'ambito del progetto "Condor" finanziato dalla BNL
tramite la filiale di Atlanta. Inoltre la partecipata Valsella forniva in quegli
anni milioni di mine all'Iraq per blindare il confine con l'Iran e per
contrastare la resistenza curda nel nord del Paese. Attualmente la sua
penetrazione nella produzione bellica si è un po' ridotta (220 milioni di euro
nel 2002, ultimo dato disponibile), più che altro per le sue difficoltà a tenere
il passo con gli investimenti e l'innovazione tecnologica. Appare comunque
coinvolta nella produzione di veicoli utilizzati come camere mobili di
esecuzione in Cina. Un settore in grande espansione…
Telecom-Tim
È un'azienda piena di guai e di debiti, che la stanno mangiando viva. I debiti
derivano da una lunga serie di scalate finanziarie che sono servite a sottrarre
allo stato una delle sue aziende più redditizie, per portarla all'attuale
situazione di grave difficoltà. In attesa di capire cosa succederà della
telefonia fissa (sempre meno profittevole) e come evolverà la telefonia mobile
(in direzione dell'Umts), Telecom cerca di difendere i profitti scaricando sui
lavoratori i costi economici della propria strategia fallimentare. Ricorso ai
call center, precarizzazione del lavoro, dismissioni, tagli d'organico sono il
pane quotidiano della vita in azienda. Si sospetta che abbia partecipato
segretamente alla creazione di una struttura simile al sistema Echelon (chiamato
SuperAmanda) per costruire una rete di spionaggio italiana basata sulla capacità
di intercettazione telefonica, anche se l'azienda ha sempre smentito.
Finmeccanica
È la principale azienda italiana nel campo delle tecnologie militari, controlla
oltre 100 aziende, tra cui Alenia, Avio, Agusta, Wass ed Oto Melara, ed ha
ancora una partecipazione importante in STM. Sta lavorando attivamente per
acquisire un ruolo di primo piano in Europa, proponendosi come partner ideale
per il principale acquirente di sistema d'arma a livello mondiale: l'esercito
degli Stati Uniti d'America. È riuscita di recente a vincere il contratto di
fornitura per gli elicotteri della Casa Bianca. Vende i suoi elicotteri Agusta
in tutto il mondo ed in particolare ai paesi che intendono usarli per scopi
militari. Sta cercando di scalare la francese Thales, anch'essa attiva nei
sistemi elettronici di controllo del volo, sia civile che militare, e nelle
tecnologie militari di puntamento. È già una realtà avanzata a livello di
produzione missilistica, soprattutto con Wass ed Oto Melara, leader a livello
mondiale rispettivamente nei sistemi subacquei e nella artiglieria navale. A
Torino si gioca una partita importante come fornitore del sistema Tetra, un
sistema di collegamento interforze dedicato a garantire la sicurezza durante lo
svolgimento dei giochi, coordinando in tempo reale i 10.000 tutori della legge
che veglieranno su di noi per tutto il periodo olimpico.
General Electric
È la più grande azienda del mondo per capitalizzazione e basa la sua
inossidabile forza (rating AAA) sulla estrema diversificazione produttiva. È
presente in ogni settore, dalle turbine nucleari ai servizi assicurativi, dalla
produzione di energia ai media ed all'entertainment. Da mezzo secolo arma la
difesa americana: produce cannoni per gli F104, F14, F16, C130, cannoni per navi
militari, cannoni per elicotteri militari tipo Cobra e Apache. Poi costruisce
motori per i bombardieri B2 e B1B Lancer, per il velivolo d'attacco A10
Thunderbolt, per gli elicotteri Supercobra, Seahawk, Apache, nonché carri armati
Abrams e navi militari. La Ge è pesantemente coinvolta nelle ultime operazioni
militari americane: fornisce l'energia per la basi afgane di Baghram e di
Kandahr, e i suoi motori costituiscono, per sua stessa ammissione, la forza
propulsiva dell'80% dei velivoli usati in Iraq per Enduring Freedom. Il business
per la "ricostruzione" dell'Iraq la vede così in prima fila tra i contractor che
aspirano a prenderne in mano la gestione.
Coca-Cola
Sponsor ufficiale della fiaccola olimpica, la sua presenza ha suscitato una
forte opposizione generale. È oggetto di boicottaggio internazionale dal 2003,
quando fu denunciata per il suo ruolo nella repressione del movimento sindacale
colombiano e nella uccisione di almeno 9 sindacalisti che avevano tentato di
organizzare i lavoratori dei suoi impianti di imbottigliamento nel paese
sudamericano. Qui il sindacato Sinaltrainal denuncia che il 94% dei lavoratori
colombiani della Coca-Cola è precario e percepisce 80 dollari al mese, mentre
avrebbe diritto ad una paga sindacale di 300 dollari al mese. La condotta
criminale della multinazionale l'ha condotta a vedersi aprire una causa davanti
alla Corte Federale di Miami e l'ha infine costretta ad ammettere il problema
attraverso l'apertura di un'inchiesta interna per appurare la responsabilità
nell'accaduto. Il sindaco di Bussoleno (un comune della Valsusa molto attivo
nella lotta Anti-Tav) ha negato l'autorizzazione al passaggio della fiaccola
olimpica proprio per la presenza della Coca-Cola come specifico sponsor del
viaggio.
Kodak
È stata pesantemente coinvolta nella fornitura di sistemi missilistici all'Iraq
di Saddam Hussein. È sponsor del CIO da ben 105 anni e quindi è, naturalmente,
sponsor di Torino 2006.
McDonald's
È in guerra, ogni giorno, con la nostra salute, con le cose che cerca di farci
mangiare e con la cultura alimentare deprivante che tenta di imporre soprattutto
alle nuove generazioni. Rappresenta un modello di marketing e di omologazione
particolarmente dannoso e insopportabile. Sono noti i principali capi d'accusa
nei confronti della multinazionale del fast-food: pratiche salariali ingiuste
verso i lavoratori, ritmi infernali, danni ambientali, danni alla salute dei
consumatori, pratiche pubblicitarie aggressive. Nel 1986 ha dichiarato guerra a
due poveri tapini inglesi, Helen Steel e Dave Morris, che avevano distribuito un
volantino che richiamava questi capi d'accusa, invitando al boicottaggio del Big
Mac. L'azienda li denunciò per diffamazione, ma il processo, lunghissimo, durato
fino al 1997 si rivelò un vero e proprio autogol, perché la sentenza, pur
confermando la validità dell'accusa verso i due poveri cristi, ammise che le
pratiche McDonald's erano effettivamente nocive per la salute dei consumatori e
gravose per la condizione dei salariati.
Potremmo proseguire per interi volumi, ma ci sembra che la natura degli sponsor
ufficiali sia di per sé esaustiva.
Renato Strumia
Fonte:www.ecn.org/uenne/
Link: http://www.ecn.org/uenne/archivio/archivio2006/un05/art4082.html
Umanità Nova, numero 5 del 12 febbraio 2006, Anno 86
Per saperne di più sull'intero business olimpico invitiamo a consultare i
seguenti volumi, usciti in momenti molto tempestivi:
1)Il libro nero delle Olimpiadi di Torino 2006, di Stefano Bertone e Luca
Degiorgis, Fratelli Frilli Editori;
2)I giochi del potere, di Roberto Bosio, Macro Edizioni.
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