Resta il fatto che l’on. Marrazzo ha brillantemente ribattezzato le mozioni, facendole diventare ipso facto degli emendamenti al suindicato punto 6 relativo agli aumenti tariffari, sottoponendoli a democratica e libera votazione. Di conseguenza, essendo proposte di buon senso, sono state approvate a larghissima maggioranza dai componenti dell’Assemblea (sulla cui qualità complessiva è meglio sorvolare) senza che gli stessi si rendessero conto che approvando gli emendamenti ad un articolato, ne approvavano implicitamente anche la polpa (gli aumenti tariffari) non emendata
Martedì 2 agosto u.s. ho avuto l’opportunità di assistere, nella qualità di pubblico non pagante, all’Assemblea dell’ATO3 della Campania. Vorrei riferirne con una doverosa avvertenza: questo intervento sarà sicuramente pedante, perché intende rivolgersi precipuamente a quei cittadini che non conoscono i complessi meccanismi legislativi che governano l’erogazione e la gestione di quel bene primario che è l’acqua.
ATO è l’acronimo di Ambito Territoriale Ottimale e, nella fattispecie, si riferisce al “ciclo idrico integrato” o, per dirla più semplicemente, a tutto ciò che riguarda l’acqua, dall’erogazione fino allo smaltimento di quelle reflue. L’ATO 3 della Campania (detto anche Sarnese-Vesuviano) ricomprende n. 76 Comuni (oltre all’Ente Provincia di Napoli) che insistono per l’appunto sull’ampio territorio come sopra denominato, riuniti per motivi di contiguità territoriale e funzionale in Consorzio obbligatorio.
All’Assemblea dell’ATO partecipano (oltre ad un rappresentante della Provincia di Napoli) i sindaci dei comuni consorziati (o loro delegati) con compiti di grande rilevanza per quanto attiene i servizi idrici a tutela e nell’interesse dei cittadini dei diversi comuni. In estrema sintesi quest’Assemblea, oltre a tutti i compiti strettamente amministrativi, ha il diritto-dovere di scegliere il gestore cui affidare il servizio idrico, di determinare le tariffe a carico dell’utenza, di sorvegliare sul buon funzionamento del servizio affidato.
L’ATO 3 della Campania scelse a suo tempo come gestore del servizio la GORI (anche qui mi sia consentito di decriptare, senza indulgere a facile ironia, l’accattivante acronimo) Gestione Ottimale Risorse Idriche. Non vi tedierò con richiami legislativi, ma è necessario sapere che la GORI è una società mista, cioè partecipata per una quota maggioritaria da un Ente Pubblico (per l’appunto, lo stesso Consorzio ATO 3) e per una minoritaria da privati (fra questi la quota di gran lunga più significativa è detenuta da ACEA, divenuta, di fatto, vero dominus della gestione del servizio).
Per espressa volontà della legge siamo in presenza di una società (la GORI) in cui gli organi decisionali sono affidati alla minoranza (i privati, cioè ACEA) e non alla maggioranza. Caso davvero singolare fra le imprese, a maggior ragione se si tiene presente che, sempre per espressa volontà della legge, ai privati partecipanti all’iniziativa imprenditoriale spetta una remunerazione del capitale investito non inferiore al 7%. In pratica, s’invitano gli imprenditori privati a partecipare ad “un’impresa senza rischio d’impresa” o, per dirla con un pizzico d’ironia, a sottoscrivere BOT al 7%.
Una legge, come ho detto, piuttosto singolare e, a scanso di equivoci (pure possibili laddove ci si lasci condizionare dalle diverse posizioni assunte nella recentissima campagna referendaria) giova ricordare che fu sostanzialmente voluta sia dall’attuale maggioranza che dall’attuale opposizione, in ossequio ad un pensiero filosofico di grande impatto mediatico: il pubblico funziona male, meglio allora rivolgersi al privato. Privato è bello.
Per carità, le mode vanno rispettate, ma poi, col tempo, qualcuno ha incominciato a chiedersi (specialmente dopo aver sperimentato sulla propria pelle le inefficienze ed il malaffare anche del privato) se non è necessario, come suole dirsi, discernere il grano dall’oglio, giungendo alla conclusione che certi servizi fondamentali per il bene e per la quieta convivenza dei cittadini è opportuno, anzi necessario, che restino nella gestione del pubblico, correggendone con varie misure storture ed inefficienze, che non nascono da una condanna divina, ma da una maldestra operatività e gestione.
Bene. Torniamo ora all’Assemblea dell’ATO 3 del 2 agosto che ha visto la partecipazione di una cinquantina di sindaci sui 76 aventi diritto (ma anche dovere, se solo fossero stati pienamente consapevoli del ruolo loro assegnato dallo Statuto dell’Ente, che non è di mera onorifica rappresentanza, ma di tutela degli interessi dei cittadini dei loro comuni). Specialmente quando l’ordine del giorno è imperniato su fondamentali atti amministrativi, come l’approvazione di bilanci consuntivi e preventivi e sulla proposta d’innalzare le tariffe pagate dai cittadini utenti, quindi dall’intera collettività.
La trattazione dei diversi punti all’ordine del giorno scorre lenta e noiosa, anche perché appare abbastanza chiaro che almeno la gran parte dei sindaci non ha neppure letto di sfuggita i bilanci sottoposti alla loro approvazione, che, in tutta evidenza, considerano un atto dovuto, oltreché di fastidiosa routine. Chi, come il vice-sindaco di Cicciano, palesando una competenza tecnica, rileva delle carenze di forma e di sostanza, viene tollerato bonariamente dai colleghi, ai quali appare come un rompiscatole o, quanto meno, come un neofita che vuole mettersi in mostra ad ogni costo, ingolosito dalla presenza di una corposa platea.
Si capisce subito che i sindaci sono venuti per il punto 6 dell’o.d.g., riguardante l’innalzamento delle tariffe e, come diceva il buon Califano, tutto il resto è noia. Quando finalmente viene in discussione questo punto il proscenio diventa animato e brioso: molti s’iscrivono a parlare, anche in rappresentanza di piccoli comuni, ma appare subito chiaro che l’orientamento, come si sarebbe detto una volta, è questione che riguarda pochi comuni (sia per l’importanza degli stessi, sia per il prestigio personale dei sindaci: Pomigliano, Nola, Castellammare, Portici, Gragnano e qualche altro).
Non tira aria della consueta bagarre fra opposti orientamenti politici: aleggia piuttosto lo spirito di una comune volontà, per non dire di un accordo, forse neanche tacito, di condiscendere alla richiesta di aumenti tariffari, senza però esporsi al giudizio dei propri elettori. Serve un colpo d’ala, perché le catechesi di partito non rassicurano completamente, in specie per quanto riguarda alcuni indisciplinati sindaci di piccoli comuni.
Nelle more si allunga il brodo con mozioni che propongono suggerimenti assolutamente condivisibili e di buon senso (come, ad esempio, l’allargamento di tariffe di favore per i meno abbienti o l’invito alla GORI di praticare una gestione più oculata del proprio personale e così via di seguito); condivisibili, ma di certo non bisognosi di essere presentati come mozioni, giacché una siffatta attività fa parte dei compiti assegnati statutariamente proprio all’Assemblea.
Ad un certo punto, verso le ore quindici del pomeriggio, fra i morsi della fame degli astanti e qualche contenuto accenno di pennichella, è arrivato finalmente l’atteso colpo d’ala (sarebbe più corretto dire, di mano) ad opera del Presidente dell’Assemblea, on. Marrazzo (mi piace rendere merito al suo ingegno politico, ma metto nel dovuto conto che il tutto poteva essere stato sapientemente concertato prima fra quelli che contano).
Resta il fatto che l’on. Marrazzo ha brillantemente ribattezzato le mozioni, facendole diventare ipso facto degli emendamenti al suindicato punto 6 relativo agli aumenti tariffari, sottoponendoli a democratica e libera votazione. Di conseguenza, essendo proposte di buon senso, sono state approvate a larghissima maggioranza dai componenti dell’Assemblea (sulla cui qualità complessiva è meglio sorvolare) senza che gli stessi si rendessero conto che approvando gli emendamenti ad un articolato, ne approvavano implicitamente anche la polpa (gli aumenti tariffari) non emendata.
Lo spettacolo non è stato non edificante, ma oramai quasi più nessuno pretende dalla politica spettacoli edificanti. Quello che conta è capire (cercare di capire) perché rappresentanti politici appartenenti a schieramenti di destra e di sinistra (uso senza ritegno una terminologia forse non più realmente rappresentativa dei politici che ho visto in scena) rischiano la personale impopolarità per tutelare gl’interessi della GORI (e dell’Acea).
I più maliziosi adombrano forme più o meno velate di corruzione, probabilmente sull’onda di una fenomenologia mai come oggi particolarmente dilagante. Ma il mio personale tasso di malizia non mi consente di giungere a tanto. Non credo che siamo in presenza di episodi corruttivi, proprio no. Piuttosto sono incline a credere che il Sistema politico ha un interesse non confessabile a mantenere in vita un carrozzone come la GORI, perché utilizzabile, per rimanere in tema idrico, come vasca di decantazione delle acque reflue del clientelismo politico.
A mio avviso è questo il problema vero, l’incapacità a rassegnarsi all’idea che il Sistema economico mondiale, al quale volenti o nolenti siamo interconnessi, ci costringe a tagliare per sempre sprechi e costi inutili, nei quali in un modo o nell’altro abbiamo tutti guazzato almeno un po’. Questo è il problema e non gli aumenti tariffari che sono ingiusti ed insensati, politicamente scorretti e subdoli dopo un referendum che ha espresso con indubitabile chiarezza la volontà popolare.
Infine, ma proprio infine, mi permetterei (ma sinceramente con tutta l’umiltà del caso rispetto all’opinione espressa in Assemblea, fra gli altri, da un prestigioso magistrato, da un valoroso avvocato amministrativista e persino da un illustre docente di diritto amministrativo) di ritenere annullabile l’atto relativo all’aumento tariffario. E possibile che stia dicendo una bestialità e sono pronto a farne pubblica ammenda, tu ttavia vorrei ricordare che il d. l. n. 70/2011, innovando sensibilmente la materia, ha istituito l’Agenzia Nazionale di Vigilanza sulle Risorse Idriche, con carattere di Authotity indipendente, demandando ad essa fra numerosi altri compiti, anche quello di stabilire la nuova regolamentazione tariffaria, che dovrà tener presente sia i criteri dedotti dall’art. 154 del codice dell’Ambiente, sia le conseguenze dell’elisione referendaria per la parte che attiene specificamente alla remunerazione del capitale.
Fino all’emanazione di tale atto non potranno essere modificate le tariffe in vigore. Tale prescrizione tutela in realtà i gestori, atteso che l’abrogazione di legge relativa alla remunerazione del capitale investito, laddove adottata immediatamente dagli ATO più solerti porterebbe indubbiamente ad un abbassamento delle tariffe oggi in vigore, in considerazione del venir meno di uno degli elementi (remunerazione del capitale investito) che contribuiscono ex vigente art. 154 alla determinazione complessiva della tariffa.
In tale contesto appare quindi veramente paradossale che l’ATO 3 deliberi contro ogni logica addirittura un aumento delle attuali tariffe, per cui torna prepotente la domanda: perché? A chi giova?
http://www.mentecritica.it
07/08/2011 I SI dell'acqua, c'e' chi non li rispetta (www.il gazzettinovesuviano.it)
Forti critiche alla politica e alle scelte del Sindaco Cuomo, e
quindi anche della sua coalizione di centro sinistra, prese in data
2 agosto 2011, all'interno dell'assemblea dei sindaci di ATO3, votando,
insieme ad altri Sindaci di destra e di sinistra, a favore dell'aumento
delle tariffe del servizio idrico. Il Partito Democratico porticese continua
ad avere un suo dirigente all'interno del Consiglio di Amministrazione della
Gori Spa.
Il Movimento 5 Stelle in particolare ha fatto sentire la sua voce
sia da
Portici che da
Torre del Greco inviando comunicati contro le amministrazioni
colpevoli di aver tradito quanto scelto con i referendum sull'acqua della
scorsa primavera.
"A dispetto dei 27 milioni di italiani - recita il comunicato del
Movimento di Portici - che nei referendum di giugno hanno detto SI all'acqua
pubblica e NO ai profitti sull'acqua, i sindaci
che compongono l'ATO 3 (Sindaco di Portici compreso), a maggioranza,
hanno stabilito l'aumento delle TARIFFE del 10% per l'anno 2011 e
20% per l'anno 2012!
E' una situazione vergognosa che la Gori Spa continui a privatizzare i
profitti e collettivizzare le perdite facendo pagare i cittadini la cattiva
gestione senza che nessuno si preoccupi di accertarne le responsabilità.
Metteremo in campo nei prossimi mesi tutti gli strumenti a disposizione per
informare i cittadini sulle responsabilità degli aumenti tariffari dei
prossimi anni.
Dopo i Referendum sull'acqua, era gradito che il sindaco
di Portici chiedesse al suo amico di partito Giovanni Iacone di dimettersi
dal consiglio di amministrazione della GORI Spa, e proponesse una mozione
all'assemblea dell'ATO3 che desse risonanza all'abolizione dei profitti
sull'acqua bene comune".
Simile nei contenuti ed uguale nella sostanza la denuncia e il
comunicato del MoVimento 5 Stelle di Torre del Greco che ha
partecipato alla seduta pubblica del 2 agosto che poteva essere storica se i
sindaci si fossero occupati di eliminare la remunerazione del capitale
investito della GORI SPA come imponeva il secondo quesito.
"Non solo questo non è stato fatto - così il testo di questo secondo
comunicato - ma i cittadini devono sapere che i loro sindaci o
delegati hanno votato per l'aumento delle tariffe delle bollette dell'acqua
del 20%".
Tutti i sindaci nei loro interventi hanno sottolineato, da quello di
Castellammare di Stabia al sindaco di Angri, che GORI ha realizzato in
questi lunghi anni una gestione fallimentare e inefficiente. Hanno definito
la società un carrozzone politico gonfio di personale non necessario che
continua a non risolvere i numerosi problemi segnalati dai comuni.
Nonostante questo molti sindaci hanno deciso di soccorrere la situazione
finanziaria fortemente indebitata di GORI attraverso l'aumento delle
tariffe, nonostante la società in questi anni abbia continuato ad avere
utili.
E' una situazione vergognosa che questa azienda mista
con netta partecipazione dell'ACEA (Caltagirone, SUEZ)
continui a privatizzare i profitti e a collettivizzare le perdite
facendo pagare ai cittadini la malagestione senza che nessuno si
preoccupi di accertare le responsabilità". Così, sdegnati, affermano gli
attivisti del Movimento di Torre del Greco che hanno presieduto fino
all'ultimo all'assemblea preannunciando che metteranno in campo nei prossimi
mesi tutti i propri strumenti per informare i cittadini di chi sono le
responsabilità degli aumenti tariffari dei prossimi anni. "I cittadini, se
vedranno aumentare le loro bollette dell'acqua, dovranno ringraziare i 29
voti a favore nell'assemblea tra cui quello della Provincia di Napoli, dei
sindaci di Anacapri, Capri, Casamarciano, Castellammare di Stabia, Ercolano,
Mercato San Severino, Portici, Santa Maria la Carità, Sorrento, Torre del
Greco, Vico Equense. Tra questi alcuni si vantano di essere
difensori dell'acqua pubblica e del risultato referendario, ma nessuno di
questi ha avuto il coraggio di accennare e rendere esecutiva l'eliminazione
della remunerazione del capitale investito, come previsto dal
secondo quesito referendario. Solo il coraggioso comune di Roccapimonte ha
proposto di inserire all'ordine del giorno di votare l'eliminazione della
gestione privata GORI senza riscontrare l'approvazione della maggioranza
http://www.ilgazzettinovesuviano.com
06/08/2011 Il Sindaco di Portici contribuisce agli aumenti sull'acqua Il Movimento 5 Stelle di Portici si oppone alla politica e alle scelte del Sindaco Cuomo, e quindi anche della sua coalizione di centro sinistra, prese in data 2 agosto 2011, all’interno dell’assemblea dei sindaci di ATO3, votando, insieme ad altri Sindaci di destra e di sinistra, a favore dell’aumento delle tariffe del servizio idrico. Il Partito Democratico porticese continua ad avere un suo dirigente all’interno del Consiglio di Amministrazione della Gori Spa (IACONE Giovanni)...
02/08/2011 L'ATO3 Campania ignora i risultati dei referendum e aumenta le tariffe: è vergognoso E’ questa la denuncia del MoVimento 5 Stelle di Torre del Greco che ha partecipato alla seduta pubblica che poteva essere storica se i sindaci si fossero occupati di eliminare la remunerazione del capitale investito dellaGORI SPA, come imponeva il secondo quesito...
Archivio Movimento a cinque stelle Torre del Greco
Archivio Acqua
Archivio Emergenza Napoli
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