Osservazione n. 15
Capitolo 8.3 – Impianti per il trattamento termico della
frazione secca non riciclabile
A pagina 186, rigo 10 si accenna alla possibilità, in caso di
incenerimento del RUR tal quale, di una pre-selezione alla bocca
dell’impianto.
A pagina 186, rigo 16, si pone la termovalorizzazione del RUR senza
pre-selezione in alternativa all’uso degli STIR in impianti a servizio
delle frazioni differenziate (TMB) .
Considerazioni:
I. I due concetti sono contrastanti e potrebbero creare
confusione nell’interpretazione.
Osservazione n. 16
Capitolo 8.3 – Impianti per il trattamento termico della
frazione secca non riciclabile
A pagina 187, figura 60, si riporta l’evoluzione del destino del
rifiuto urbano residuale negli anni di interesse del PRGRU (scenario 65%).
Si afferma che con lo scenario B, in caso di RD del 65%, gli impianti
risulterebbero apparentemente sovradimensionati del 30% e
che tale sovradimensionamento sarebbe assorbito dagli scarti della filiera
della differenziata (fig.61).
A pagina 158 si individua una necessità impiantistica di
termovalorizzazione per una potenzialità pari a 1.364.000 anno, confermata
con la scelta degli impianti per un totale di 1.356.000 t/anno.
A pagina 155, tabella 41, nel caso dello scenario B3 si prevede un
fabbisogno di inceneritori di 915.000 t/anno.
Considerazioni:
I. Utilizzando il bilancio di massa (RD = 65%) riportato in
figura 43 a pagina 151, si evince una produzione di RUR da incenerire pari
a 2.606 t al giorno, che – moltiplicato per 365 giorni – dà un totale di
951.190 t/anno. Tale dato è confermato dall’indicazione della tabella 41 a
pagina 155.
II. Se si calcola la differenza tra il fabbisogno di impianti di
incenerimento e il dimensionamento impiantistico si ottiene il valore del
sovradimensionamento che risulta pari a: 915.190 – 1.365.000 = – 449.810
t/anno. Rapportando tale valore al fabbisogno di inceneritori della
regione Campania otteniamo la percentuale di sovradimensionamento rispetto
al fabbisogno pari a: 449.810/915.190 = 0,49 (49%). Non è chiaro perché
nel PRGRU viene riportato un sovradimensionamento del 30%.
III. Utilizzando il bilancio di massa (RD = 65%) riportato in figura
43, se si aggiungono ai 2606 t/giorno (RUR) gli scarti della RD, pari a
641 t/giorno (384+257), si arriva ad un fabbisogno di incenerimento di
1.185.155 t/anno. Se si calcola la differenza tra il fabbisogno di
impianti di incenerimento, compresa l’aliquota di rifiuti proveniente
dalla raccolta differenziata al 65%, e il dimensionamento impiantistico si
ottiene il valore del sovradimensionamento che risulta pari a: 1.185.155
– 1.365.000 = – 179.845 t/anno. Rapportando tale valore al fabbisogno di
inceneritori, compresi gli scarti della RD, otteniamo la percentuale di
sovradimensionamento rispetto al fabbisogno, pari a: 179.845/1.189.155 =
0,15 (15%). Non è chiaro perché nel PRGRU viene riportato un
sovradimensionamento trascurabile.
IV. Si ricorda infine che l’obiettivo per il 2020,
stabilito dalla direttiva 98/2008/CE, per la percentuale di riciclo dei
materiali è di minimo 50%. Tale obiettivo, da raggiungere in 9 anni,
porterà un notevole abbattimento del materiale residuale (RUR). Infatti,
posto pari a 100 la produzione di rifiuti campana, se sottraiamo a questa
50, che corrisponde al materiale riciclato. e 35, che corrisponde alla
percentuale di frazione umida, otteniamo una frazione residuale del 15%.
Considerando la produzione annua di rifiuti, come stimata dal
presente PRGRU, otteniamo una frazione residua di 408.000 t/annue,
frazione che potrebbe essere interamente assorbita dall’inceneritore di
Acerra attualmente in funzione.
V. Con l’attuale PRGRU si propone di dotare la regione Campania di
un’impiantistica (pronta nel 2014) che dopo 6 anni non avrebbe più rifiuti
della Campania da bruciare. Si fa presente che dalle
schede degli impianti riportate nel PRGRU (pag. 189 e 190) il tempo di
vita per ogni impianto è stimato tra i 20 e i 30 anni. Ciò, oltre che a
rappresentare un motivo di ostacolo e un disincentivo al raggiungimento
degli obiettivi della direttiva 98/2008/CE, farà sì che gli impianti di
incenerimento serviranno per incenerire rifiuti provenienti da fuori
regione, soprattutto se nei contratti di appalto verrà data la
garanzia della Regione e della Provincia di fornire il tonnellaggio
necessario al funzionamento a regime dell’impianto. Considerando, poi,
che varie regioni italiane e Paesi UE già oggi hanno una capacità
di incenerimento superiore al loro fabbisogno, c’è il fondato e molto
probabile rischio che tali impianti non avranno sufficienti rifiuti da
bruciare.
VI. Tutte queste considerazioni rendono tale piano poco rispondente
agli obiettivi individuati a pagina 13. Quindi il Piano è diseconomico e
in contraddizione con i principi comunitari del “chi inquina paga”, della
“prossimità” dei luoghi di smaltimento ai luoghi di produzione e, anche,
dell’“autosufficienza (perché altre regioni smaltirebbero i loro rifiuti
in Campania).
Si propone:
A) la revisione completa del PRGRU escludendo dall’impiantistica
prevista la realizzazione di nuovi impianti di incenerimento.
Osservazione n. 17
Capitolo 9.1.5 – Impianti industriali a predominante
trattamento termico con impatti principali sulla componente atmosfera
A pagina 221, rigo 24, a proposito dei vincoli per la localizzazione
degli inceneritori i vincoli indicati nel Piano regionale di risanamento e
mantenimento della qualità dell’aria sono da considerare cogenti (vincolo
V-15).
A pagina 18, rigo 22, dell’allegato al capitolo 11, a proposito della
check list per la localizzazione degli impianti di trattamento termico si
afferma che se la zona ricade in area di risanamento del piano atmosfera
della Regione adottato con DGR 27 giugno 2007 (cartogramma V.15) non può
ospitare l’impianto di trattamento.
Dall’analisi della cartografia relativa al vincolo V-15 e dal confronto
delle tavole di sintesi L-04 A e L-04 B, si nota agevolmente che i siti
individuati per i primi tre e più importanti impianti di trattamento
termico, ricadono nei bacini emissivi individuati dal Piano di Risanamento
e Mantenimento della Qualità dell’Aria regionale come zone di
risanamento. In particolare, gli impianti di Napoli Est e
Giugliano ricadono nella zona di risanamento IT601 “di Napoli e Caserta”,
mentre l’altro ricade nella zona di risanamento IT602 “area salernitana”.
A pagina 279, continuando, si afferma che l’Amministrazione Regionale
ha indicato agli estensori del presente PRGRU che intende impegnarsi
fortemente e concretamente per ristabilire una situazione in piena
conformità delle concentrazioni degli inquinanti normati rispetto ai
valori limite vigenti.
A pagina 251, rigo 12, i relatori propongono un cartogramma L-04(a)
dove sono riportati tutti i vincoli relativi alla localizzazione di un
inceneritore però riferiti allo scenario futuro. In questo cartogramma il
vincolo V-15 nelle aree sopra menzionate non è più presente. Tale
cambiamento viene motivato affermando che le aree sopradette, in virtù
dell’attuazione delle strategie di cui al paragrafo 7.3 del Piano
Regionale di Risanamento della Qualità dell’Aria, presenteranno in futuro
parametri di concentrazione degli inquinanti atmosferici entro norma e
cioè tali da consentire il “declassamento” delle suddette zone a semplice
zona di mantenimento IT606.
Considerazioni:
I. Non è chiaro sulla base di quali dati è stato possibile
prevedere, senza ombra di dubbio, che le zone attualmente di risanamento e
oggetto di localizzazione impiantistica saranno entro 3 anni (data di
avvio degli impianti – pag. 196) declassate a semplici zone di
mantenimento. Si fa presente che in caso di mancato raggiungimento di tale
obiettivo, gli impianti non potrebbero essere avviati, salvo deroghe a
causa di nuove emergenze rifiuti. A tal proposito bisogna ricordare che
negli ultimi anni, in varie zone della regione monitorate dall’ARPAC, si è
constatato un aumento dell’inquinamento atmosferico. Se si considera
inoltre che il rinnovamento del parco automobilistico non incide in alcun
modo sull’emissione di polveri fini perchè la concentrazione di polveri
fini emesse da veicoli euro 3 e euro 4 è identica (ISPRA Sinanet) e che il
numero dei veicoli circolanti non tende a diminuire nella nostra regione,
non si comprende per quali motivi si prevede un miglioramento della
qualità dell’aria. L’inquinamento atmosferico, inoltre, è a livelli
preoccupanti: i limiti di legge del PM10 e di altri inquinanti sono
frequentemente superati, autorevoli ricerche scientifiche stimano
importantissimi effetti acuti (circa 450 morti ogni anno a Napoli e 6.000
ricoveri ospedalieri per malattie broncopolmonari secondo il MISA-2 dell’OMS)
e cronici (circa 2.000 morti l’anno a Napoli, applicando le stime dello
studio Kunzli pubblicato su Lancet nel 2000).
II. Le affermazioni riportate in questo capitolo del PRGRU, oltre
ad essere in contrasto con il primo obiettivo (pag.13) dello stesso PRGRU,
che pone la protezione della salute umana e dell’ambiente al primo posto,
rappresenta, in caso di mancato avvio degli impianti, un rischio per
tutta la gestione futura del PRGRU.
III. Inoltre non è chiaro il motivo per il quale, nel testo generale
del PRGRU, si è deciso, per la localizzazione degli impianti, di
utilizzare la cartografia (L-04a) ottenuta sulla base di ipotesi future,
non certe, mentre poi, nella check list dell’allegato al capitolo 11, si è
ritornati ad utilizzare le cartografie attuali e non quelle su future
ipotesi.
Si propone di:
A) escludere dalla localizzazione impiantistica tutte le zone che
attualmente – in base alla normativa vigente – sono inadatte ad ospitare
tali insediamenti.
Osservazione n. 18
Capitolo 8.3 – Impianti per il trattamento termico della
frazione secca non riciclabile
Nella tavola di sintesi su ipotesi future (vedi osservazione n.16), relativa
alla localizzazione degli impianti industriali, la zona di Napoli Est, pur
non essendo più sotto il vincolo V-15, resta sotto il vincolo V-11.
Considerazioni:
I. Non è chiaro il motivo per il quale, nonostante l’esistenza di
un vincolo considerato cogente anche nelle ipotesi future (L-04a), in tale
zona è stato comunque localizzato l’impianto di termovalorizzazione.
Si propone di:
A) escludere Napoli Est quale zona dove impiantare un
termovalorizzatore.
Bibliografia
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Tornavacca, M. Ricci, C. Francia, A. Stifanelli . Gestione integrata
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domiciliare di 1813 comuni. Confronto fra produzione procapite, rese di
Raccolta differenziata, costi del servizio di igiene urbana per
metodologie di raccolta e per fasce di popolazione dei comuni, Ecoistituto
di Faenza 2007.
11/08/2011 Osservazioni al Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Urbani per la regione Campania PARTE I
11/08/2011 Osservazioni al Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Urbani per la regione Campania PARTE II
11/08/2011 Osservazioni al Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Urbani per la regione Campania PARTE III
http://movimento.napoli.it/5-stelle
Archivio Movimento a cinque stelle
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