Le seguenti osservazioni si riferiscono al Piano regionale di gestione dei
rifiuti urbani (PRGRU) della regione Campania, che la Giunta Regionale, con
deliberazione n. 265 del 14/06/2011 - pubblicata sul Bollettino Ufficiale
n. 37 del 17 giugno 2011, ha adottato, dando formalmente avvio
alla fase di consultazione pubblica da parte dei soggetti competenti in
materia ambientale e del pubblico. Per la stesura delle osservazioni è
stata utilizzata la versione documentale pubblicata sul sito della Regione
Campania.
Hanno partecipato alla stesura di questo documento:
Associazione Marco Mascagna
Cittadini Campani per un Piano Alternativo dei Rifiuti
Andrea Somma |
Antonio Trotta |
Celeste Bucci |
Claudio Pellone |
Francesco Gregorio |
Lucio Iavarone |
Maria Carmen Villani |
Michele Molisso |
Paola Sorrentino |
Simona Pucciarelli |
L’ultima versione del documento può essere reperita a questo
indirizzo: http://on.fb.me/osservazioni-prgru-campania
Introduzione
Il Piano della gestione dei rifiuti urbani della Regione Campania,
attualmente in fase di consultazione pubblica, descrive e sostiene nei
suoi obiettivi e anche nella fase iniziale di impostazione la maggior
parte delle indicazioni contenute nella normativa sia comunitaria che
nazionale.
Di particolare rilievo è la scelta di ricorrere, per la frazione umida,
per quella residuale e per carta e cartone, ad una raccolta di tipo
domiciliare, mentre per le altre frazioni si ipotizza il ricorso alla
raccolta stradale ma solo attraverso sistemi sorvegliati, di cui non si
specifica però la tipologia.
Tuttavia il PRGRU nel descrivere le fasi successive di gestione dei
rifiuti diventa ambiguo presentando contraddizioni, imprecisioni e un
approccio che a nostro giudizio contraddice le direttive europee ed è
diseconomico e pregiudizievole per l’integrità dell’ambiente e la salute
umana.
Per esempio, pur citando più volte la direttiva comunitaria 98/2008/CE
(recepita con D. Lgs. 205/2010) tra i vari obiettivi a cui puntare, il
PRGRU omette, in tutta la sua trattazione, quello di lungo periodo, che
prevede, all’art. 11 com. 2a della direttiva, un obiettivo minimo per il
riutilizzo e il riciclaccio di carta, metalli, plastica e vetro del
50% in peso. La direttiva comunitaria prevede, inoltre, che nel
breve periodo si debbano impostare provvedimenti atti a favorire la
produzione di rifiuti sempre più riutilizzabili e riciclabili riducendone
anche i quantitativi. Riguardo a quest’ultimo punto ricordiamo che il
Sesto programma di azione per l’ambiente della Comunità europea “Ambiente
2010: il nostro futuro, la nostra scelta” stabiliva che nel 2010 la
produzione dei rifiuti doveva ridursi del 20% rispetto alla produzione
dell’anno 2000 e fissava un obiettivo del 50% di riduzione entro il 2050.
Il PRGRU sembra ignorare tali indicazioni stabilendo un ridicolo
obiettivo triennale di riduzione del 3%, malgrado sia risaputo che la
raccolta porta a porta determina una sensibile riduzione della produzione
di rifiuti urbani.
Il piano regionale sembra essere improntato, quindi, su di un vecchio
modello gestionale, incentrato principalmente sull’incenerimento e senza
un’attenzione concreta alla prevenzione e al riciclo. In qualche modo
ricalca i vecchi piani regionali delle regioni del Nord Italia, con la
differenza che tali regioni oggi si stanno dotando di un nuovi piani di
gestione dei rifiuti, in conformità alle nuove norme e ai nuovi scenari,
mirando a diminuire l’incidenza degli inceneritori sulla strategia
complessiva.
Come esempio si riporta parte della presentazione ufficiale del nuovo
piano della Provincia Autonoma di Trento: “Si tratta del terzo
aggiornamento che segna, rispetto al secondo – di quattro anni fa – un
significativo passo in avanti. L’accento viene così posto sul
recupero di materia, in ogni sua forma, piuttosto che sulla
termovalorizzazione.”
Invece nel piano della Regione Campania, per buona parte della sua
trattazione, vengono evidenziate le incertezze e le difficoltà a
raggiungere l’obiettivo del 65% di RD, proponendo il sistema
dell’incenerimento come l’unico in grado di ridurre sensibilmente il
fabbisogno di discariche. L’inceneritore, in alcuni punti, viene descritto
come il miglior compromesso economico ambientale anche rispetto al
riciclo. Tale indicazione risulta fortemente in contraddizione con la
direttiva comunitaria 2008/98/CE, dove gli stati membri sono invitati a
sostenere l’uso di materiali riciclati con l’obiettivo di realizzare una società
del riciclaggio e non dovrebbero promuovere lo smaltimento in
discarica o l’incenerimento di detti materiali riciclati (29, 2008/98/CE).
Invece, a conti fatti, la pianificazione porterà la Regione Campania,
nel giro di tre anni, ad una dotazione di inceneritori con capacità pari
al 50% dell’attuale produzione di rifiuti prodotti in regione. Una scelta
paradossale non solo perché contraddice le indicazioni nazionali e della
U.E., ma anche perché in questi 3 anni, per effetto dei provvedimenti atti
a ridurre i rifiuti e a favorire la RD “porta a porta” (si veda la
situazione della città di Salerno e le recenti ordinanze del Sindaco di
Napoli), i rifiuti residui saranno certamente diminuiti. Quindi a breve la
Campania avrà un potenziale di “incenerimento” superiore al reale
fabbisogno, se la riduzione dei rifiuti viene perseguita concretamente,
come il Piano dichiara e come le politiche di molte amministrazioni
lasciano presagire.
In tutto il Piano non viene mai considerato questo scenario del tutto
probabile (a nostro giudizio pressoché certo) e non viene affrontato il
pericolo che la realizzazione degli impianti di incenerimento diventi di
per sé una limitazione alla politica di riduzione e riciclo. In
particolare, data la vita economica degli impianti, tra i 20 e i 30 anni,
si rischia, in nome dell’analisi costi- benefici (CBA-Cost Benefit
Analysis), già utilizzata nelle scelte dell’attuale piano, di dover
ammettere, nei futuri aggiornamenti, che una politica di riduzione e
prevenzione del rifiuto possa diventare anti-economica a causa delle
decisioni prese con l’attuale piano.
A tali considerazioni va aggiunto che i diagrammi di flusso riportati
nel PRGRU evidenziano delle imprecisioni che vanno a invalidare la
conseguente stima dei fabbisogni di inceneritori e discariche.
Infine, in merito alla localizzazione degli impianti, si evidenzia una
forzatura nella metodologia. Infatti in alcuni paragrafi si pongono dei
vincoli ambientali che, poi, vengono superati ipotizzando scenari futuri
in cui, a seguito dell’impegno delle Amministrazioni a
intraprendere azioni di risanamento, le zone scelte diventerebbero non più
soggette a tali vincoli.
In conclusione, tale piano andrebbe rivisto in diversi capitoli e
modificato in modo da portare in breve tempo la Regione Campania a
percentuali di raccolta differenziata superiori al 65%, senza abusaredello
strumento “inceneritore” e proponendo in alternativa una puntuale e
precisa strategia di prevenzione e riciclo dei materiali, così come
chiesto dalla direttiva comunitaria 2008/98/CE.
Osservazioni
Osservazione n. 1
Capitolo 1.1 – Obiettivi della legislazione comunitaria e
nazionale in tema di rifiuti
A pagina 10, rigo 24, si afferma che gli obiettivi, i criteri, i
principi e la struttura del PRGRU SONO COERENTI E SI INSERISCONO
PIENAMENTE entro gli ambiti della direttiva 2008/98/CE (recepita con D.Lgs.
205 /2010).
Nel presente PRGRU, nella formulazione del piano (pag. 15 rigo 13) per
la Raccolta differenziata, sono stati decisi i seguenti obiettivi: entro
il 2011 la percentuale del 50% ed entro il 2012 la percentuale del 65%. In
via cautelativa però, si è ritenuto (pag. 158, rigo 1) irrinunciabile fare
riferimento alla raccolta differenziata pari al 50%.
Considerazioni:
I. Al momento la regione Campania, essendo in forte carenza
impiantistica, si trova a dover realizzare impianti nuovi che, per
ragioni finanziarie, funzioneranno per almeno 20 anni.
II. E’ noto che la direttiva 2008/98/CE stabilisce per il
riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti quali carta, metalli, plastica e
vetro provenienti dai nuclei domestici – e possibilmente di altra origine
– un obiettivo minimo del 50%.
III. Attraverso il diagramma di flusso relativo alla soluzione
scelta in questo PRGRU (pag. 147) è facilmente intuibile che la regione
Campania si appresta a dimensionare gli impianti per una raccolta
riciclata di circa il 30%. Anche se si arrivasse al 65% di raccolta
differenziata (pag. 151) la percentuale di riciclata sarebbe non
superiore al 40%.
IV. In pratica con l’obiettivo di raccolta
differenziata del 50% o del 65% e quindi con una raccolta riciclata del
30% e del 40%, la regione Campania si sta dotando di impianti di
incenerimento che nel 2020 (ossia tra 9 anni) saranno sensibilmente
sovrastimati.
Si chiede di:
A) inserire tra gli obiettivi del PRGRU quelli di lungo periodo
definiti dalla direttiva 2008/98/CE, con un obiettivo minimo di rifiuti
riciclati del 50%.
B) considerare come obiettivo di raccolta differenziata per la fine del
2013 una percentuale superiore al 70%.
Osservazione n. 2
Capitolo 1.2 – Obiettivi della gestione dei rifiuti alla base
del PRGRU
A pagina 16, rigo 12, si afferma che l’obiettivo after-care-free
waste manegement ha diverse implicazioni sul conferimento in
discarica e sul riciclo. Da questo elenco viene escluso l’incenerimento
che, anzi, viene proposto come lo strumento idoneo a soddisfare
l’obiettivo after care free, in quanto le ceneri di fondo
prodotte dall’inceneritore, da cui potrebbero percolare sali inorganici e
metalli, saranno trattate.
Considerazioni:
I. Tale concetto risulta inesatto e fuorviante. Alla luce
delle innumerevoli pubblicazioni scientifiche che testimoniano la
potenzialità inquinante degli inceneritori, si chiede il motivo per il
quale, considerando i potenziali rischi di inquinamento, si è trascurato
quello legato agli inquinanti diffusi in atmosfera attraverso i gas di
scarico e alla nota tossicità e pericolosità delle ceneri volanti. A tal
proposito ricordiamo che circa i due terzi degli studi su inceneritori e
salute evidenziano significativi impatti sulla salute (Franchini M, Rial
M, Buiatti E, Bianchi F. Health effects of exposure to waste incinerator
emissions: a review of epidemiological studies. Ann. Ist. Sup. Sanità,
2004; 40: 101-115) e che l’Organizzazione Mondiale della Sanità afferma
che, essendoci un consistente sospetto che le discariche e gli
inceneritori possano determinare danni alla salute e poiché sicuramente
gli inceneritori emettono gas serra e contribuiscono al già grave
inquinamento dell’aria, “è consigliabile ridurre quanto più è possibile la
produzione di rifiuti e incrementare la raccolta differenziata e il
riciclaggio”, riducendo per quanto possibile il ricorso a tali pratiche di
smaltimento (WHO: Population health and waste management scientific data
and available options, 2007, www.euro.who.int)
II. Tale indicazione risulta fortemente in contraddizione con la
direttiva comunitaria 2008/98/CE, con la quale gli Stati membri sono
invitati a sostenere l’uso di materiali riciclati con l’obiettivo di
realizzare una società del riciclaggio e non dovrebbero
promuovere lo smaltimento in discarica o l’incenerimento di detti
materiali riciclati ((29), 2008/98/CE).
Si propone di:
A. riformulare tali affermazioni indicando che lo strumento del
riciclo è il più idoneo a raggiungere gli obiettivi after-care-free
waste manegement .
Osservazione n. 3
Capitolo 3.1 – Produzione dei rifiuti urbani in regione
Campania
A pagina 44 vengono mostrati i quantitativi di rifiuti (t/giorno) da
utilizzare nei successivi calcoli, nei diagrammi di flusso e per il
dimensionamento degli impianti. Tenuto conto di una previsione futura in
diminuzione, legata al calo della popolazione (max 1%) e ad un intervallo
di incertezza del ± 2 dei dati di partenza, si è deciso di confermare, per
le previsioni fino al 2014, il dato odierno di 7461 t/giorno.
A pagina 17 del documento programmatico del PRGRC, a proposito delle
attività concrete per la riduzione dei rifiuti, viene stabilito un
obiettivo di riduzione del 3% da raggiungere in tre anni.
Considerazioni:
I. Dal documento “Valutazione statistico-economica dei modelli
di gestione dei rifiuti urbani in Lombardia” anno 2010 (Regione Lombardia
– Direzione Generale Reti, Servizi di Pubblica Utilità e Sviluppo
Sostenibile), si evidenzia che (pag. 29 – tab. 6.9) la sola scelta di
raccolta “porta a porta” e, quindi, domiciliare, è in grado di diminuire
la produzione di rifiuti procapite di circa il 10%, oltre che migliorare
la deviazione standard.
Si propone di:
A) modificare i quantitativi di rifiuti prodotti da utilizzare per i
successivi calcoli adottando come valore di riferimento il dato attuale
diminuito del 10%.
Osservazione n. 4
Capitolo 6.2 – Linee guida per la corretta implementazione
della raccolta differenziata in un sistema di gestione integrata dei
rifiuti
A pagina 76, rigo 2, la raccolta minimale si definisce nel senso che
affida alla raccolta domiciliare il prelievo dei soli rifiuti umidi, carta
e cartone e rifiuti residuali (secco) mentre i materiali riciclabili
vengono conferiti al circuito solo attraverso attrezzati centri di
raccolta ed eventualmente micro-isole poste nei pressi di agglomerati
abitativi.
A pagina 78, rigo 10, si afferma che le micro-isole devono funzionare
senza personale fisso e, quindi, essere necessariamente automatizzate, ad
accesso e conferimento regolato da identificazione tramite tessera
magnetica, nonché localizzate in aree “intrinsecamente” sorvegliate.
A pagina 77 al rigo 28, si dice che, al fine di contenere il
costo del servizio della raccolta differenziata di prossimità o
porta a porta, il cui onere può diventare eccessivamente rilevante a causa
della necessità di svariate tipologie di automezzi e di un consistente
numero di operatori, è fortemente consigliato il ricorso alla
raccolta minimale, sempre che vi sia la dotazione di centri di raccolta
presso i quali implementare le misure di incentivazione economica per il
conferimento differenziato.
A pagina 78, al rigo 17, si ribadisce che l’incentivazione deve
avvenire tramite registrazione informatizzata dei dati anagrafici
dell’utente e della qualità e tipologia dei rifiuti conferiti con il
preciso scopo di contabilizzarne il relativo valore economico .
11/08/2011 Osservazioni al Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Urbani per la regione Campania PARTE II
11/08/2011 Osservazioni al Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Urbani per la regione Campania PARTE III
11/08/2011 Osservazioni al Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Urbani per la regione Campania PARTE IV
http://movimento.napoli.it/5-stelle
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