Ogni tanto faccio qualche articolo o qualche video sulla moneta o
sull’economia. Ora li vorrei fare sulla politica e sulla politica
economica. Mi rivolgo in primo luogo ai Paesi occidentali, quelli
dell’area dell’euro, della sterlina e del dollaro, ma anche ai futuri
dirigenti dei Paesi arabi. Non di meno, mi rivolgo ai dirigenti delle
Banche centrali dei vari Stati e Federali.
Co...n
la fine della Guerra Fredda pare che l’unico obiettivo che si sono dati
gli Stati e le Banche centrali sia quello del controllo prima e della
riduzione poi del debito pubblico.
Analizziamo il debito pubblico. Esso è un debito dello Stato nei
confronti di cittadini o istituzioni. Raramente i creditori di quel
debito chiederanno di fare cassa. Nella realtà quel debito si trasforma
in moneta. La moneta, ai giorni nostri, rappresenta contemporaneamente
un debito e un credito. Del resto se vi è un credito inevitabilmente ,
da qualche parte, vi deve essere un debito e viceversa.
La moneta,
prendiamo quella classica, quella ad alto potenziale, per intenderci le
banconote, sono rappresentative di un credito e di un debito; il credito
è del possessore di quella moneta e il debito è del mercato e di
chiunque abbia da incassare un credito. Si intende dire che qualsiasi
operatore economico del mercato e qualsiasi creditore, compresa la
Pubblica Amministrazione, non potrà rifiutare in pagamento della propria
merce e/o del proprio credito quella banconota, quindi ha un debito
verso quella banconota e quindi verso il suo legittimo possessore.
Tutto
questo vuol dire che il debito rappresentato dalla banconota, al
contrario del credito sempre rappresentato dalla stessa è un debito
diffuso. Si intende significare che mentre il credito, e il creditore,
che essa rappresenta è ben individuato dal possessore materiale della
banconota, il debito che essa rappresenta non sarà individuato fino a
quando essa non sarà usata e sarà usata solo al momento del bisogno, non
prima né dopo.
Quindi, mentre il credito e il creditore sono individuati
fin dal primo momento del possesso della banconota da parte del
possessore nello stesso possessore, il debito e il debitore verranno
individuati solo al momento dell’utilizzo della banconota, atto che
andrà a compensare il debito rappresentato dalla banconota con il
credito detenuto dall’operatore economico che vende la merce o che
comunque ha un credito verso il possessore della banconota.
Allora tra
il momento di individuazione del credito e del creditore rappresentati
dalla banconota e il momento di individuazione del debito e del debitore
rappresentati dalla medesima banconota vi è un lasso di tempo più o meno
lungo.
Nel lasso di tempo in questione il debito e il debitore rappresentato
dalla banconota è un debito e un debitore “diffuso”, generalizzato,
potremmo dire potenziale ma non dinamico.
Della massa monetaria, quella che in ogni attimo viene utilizzata e
quindi resa dinamica, in percentuale sulla totalità della moneta
esistente si può ritenere essere una parte abbastanza piccola.
Ora, e questa è semplicemente storia monetaria, via via che i Paesi
industrializzati hanno visto decollare il loro sistema industriale e lo
hanno visto ampliarsi hanno dovuto, giocoforza, ampliare la massa
monetaria esistente, essa serviva ha regolare gli scambi e inoltre aveva
anche degli effetti benefici sulle casse degli Stati tramite il
“signoraggio”, vi è un altro mio articolo sul Web dove affronto il
problema del signoraggio, ma lo faccio in modo differente da come viene
normalmente trattato.
Ora possiamo parlare del debito pubblico. Al giorno d’oggi è impensabile
un non intervento dello Stato nell’economia. L’economia reale ha bisogno
di essere guidata perché il privato pensa solo al proprio profitto e non
pensa al proprio profitto ma all’interno dell’interesse generale.
Voglio
dire che ci sono investimenti necessari ma che i privati non farebbero
mai né per i costi ingenti, né per l’incertezza del profitto; nei loro
investimenti pensano, e non potrebbe essere diversamente, all’utile
immediatamente realizzabile; un po’ della serie: pochi, maledetti e
subito. Insomma, il privato, l’impresa privata, interviene sul mercato
accaparrando, gestendo e utilizzando risorse che danno un utile più o
meno immediato.
L’industria privata non è in grado, normalmente, di
gestire e mettere a frutto la massa di risorse che sfuggono a questo
principio, ma che sono indispensabili allo sviluppo economico, che sono
indispensabili anche a far sì che quelle risorse che ricerca l’industria
privata, quelle che consentano l’esistenza dei: pochi, maledetti e
subito, siano risorse disponibili.
Insomma vi sono, nel mercato e nella
popolazione, risorse indispensabili o comunque utili che senza
l’intervento dello Stato andrebbero immobilizzate, distrutte o comunque
lasciate al proprio destino di sottoutilizzo. Allora, in particolare in
una economia chiusa, come sta diventando oggi l’economia mondiale,
l’intervento degli Stati è indispensabile.
Pensate un attimo a cosa vuol dire non garantire l’assistenza sanitaria
a tutti, la formazione culturale a tutti, l’utilizzo poi di quelle
formazioni, per non parlare dei grandi investimenti in infrastrutture
che poi siano disponibili per tutti.
Insomma, per massimizzare la
migliore allocazione delle risorse non possiamo fare a meno
dell’intervento degli Stati in economia, nel sociale, nelle
infrastrutture e così di nuovo nell’economia, anche gestendo
direttamente apparati industriali: Rammentiamo che l’esperienza
dell’economia mista, esperienza nata e cresciuta in Italia, aveva tutta
una serie di risvolti positivi che ora non ci mettiamo ad elencare e
analizzare.
Ora, questa massa di investimenti lo Stato può farli solo se ha le
risorse necessarie. Le risorse necessarie le ha solo se ha le risorse
finanziarie reali e può procurarsele solo in due modi: a) Tramite le
imposte; b) Tramite il debito pubblico.
Ora il sistema fiscale ha un
problema per lo sviluppo, toglie risorse al settore privato sia in
investimenti sia in consumi e quindi, seppure per quelle risorse che
utilizza e produce il sistema privato, le imposte e il sistema fiscale
in generale andranno a limitare l’utilizzo di quelle risorse e quindi a
creare una situazione di mancanza di allocazione positiva delle risorse.
Il sistema fiscale non sceglie tra il togliere risorse a chi le investe
meglio e chi non le sa investire, il sistema fiscale toglie risorse e
basta, almeno normalmente.
Diverso è per il debito pubblico, nel debito pubblico è direttamente il
possessore di risorse che decide di darle allo Stato. Si vuole
significare che le risorse che vengono date allo Stato sono risorse che
resterebbero comunque inutilizzate e invece a questo modo trovano una
loro allocazione positiva. Si noti la differenza tra debito pubblico e
sistema fiscale, il debito pubblico non incide sulla migliore
allocazione di risorse da parte del settore privato, per quelle di sua
competenza, al contrario del sistema fiscale, consentendo invece
l’utilizzo e la migliore allocazione di risorse da parte della Pubblica
Amministrazione, per quelle di sua competenza.
Ora, via via che gli Stati sono cresciuti civilmente, non solo
economicamente, ma la crescita civile è essenziale alla crescita stabile
economica, l’intervento dello Stato in economia e nel settore sociale è
cresciuto di pari passo, e non poteva essere diversamente. Questo
intervento dello Stato è stato finanziato nei due modi conosciuti.
Vediamo bene il debito pubblico. Esso non solo ha la caratteristica
positiva descritta rispetto al sistema fiscale, ma ha anche altre
caratteristiche. Il debito pubblico assomiglia alla moneta e ha molte
caratteristiche di essa, il creditore è ben individuato dal possessore
delle cartelle rappresentative del debito pubblico, ma il debitore,
essendo lo Stato, è un debitore “diffuso”.
Di fatto il debitore non è
individuato essendo la massa dei cittadini nel loro complesso i
debitori. Il debitore verrà individuato solo nel momento in cui, tramite
l’applicazione del sistema fiscale, si individuerà colui che dovrà
pagare le imposte al fine di ripagare il debito.
Quindi possiamo dire
che il debito pubblico, fino al momento della trasformazione in debito
d’imposta, è un debito diffuso, in comunione, un debito comunista, un
debito che riguarda la generalità dei cittadini e dei residenti. Lo
Stato funge sostanzialmente da intermediario e garante.
Abbiamo visto che il debito pubblico, con il crescere della
socializzazione degli Stati è andato a crescere in modo vertiginoso e
dobbiamo riconoscere che non poteva essere diversamente. Non poteva
essere diversamente proprio a causa di quei vantaggi che dà e dava
rispetto al finanziamento con il sistema fiscale. I vantaggi
consistevano e consistono nel mettere a disposizione della società e
dell’economia risorse necessarie che altrimenti resterebbero
inutilizzate o sottoutilizzate, quindi la loro utilità in tutto o in
parte andrebbe dispersa e perduta.
Ora, per mantenere il sistema economico al livello che ha raggiunto, per
farlo crescere e far crescere così il benessere sociale è impensabile,
se non in situazioni del tutto eccezionali, ridurre il debito. Il
sistema fiscale deve dare quelle risorse necessarie solo a saldare
quella parte del debito pubblico della quale viene domandato dagli
investitori creditori il pagamento.
Ora abbiamo visto che il debito pubblico produce i seguenti vantaggi:
a) Finanzia gran parte della spesa necessaria dello Stato;
b) Non toglie le risorse necessarie al sistema privato ma va a prendere
dallo stesso sistema privato quelle risorse che resterebbero non
utilizzate;
c) È rappresentativo di un credito verso un soggetto ben identificato ma
di un debito diffuso che di fatto non graverà su nessun cittadino fino
al momento del suo rimborso, quindi fino al momento del rimborso ha solo
un peso teorico.
d) È necessario per l’allocazione di tutte quelle risorse necessarie a
massimizzare e ottimizzare lo sviluppo sociale ed economico. Del resto
con lo sviluppo sociale, tecnologico, della divisione del lavoro e
quindi economico, le risorse necessarie conosciute o conoscibili da
utilizzare e il cui utilizzo è demandato allo Stato altrimenti
resterebbero inutilizzate, aumenta in modo esponenziale e in tale modo
esponenziale aumenta anche le necessità di finanziare la loro
allocazione e quindi il debito pubblico.
Per questi motivi il debito pubblico è irrinunciabile. Rinunciare al
debito pubblico o cercare di diminuirlo è da irresponsabili. Con la
diminuzione forzata del debito pubblico si producono quegli effetti,
ampliandoli a dismisura, di quando i creditori domandano il rimborso dei
propri crediti.
Ora se tutti i creditori domandassero allo Stato il
rimborso dei propri crediti del debito pubblico si avrebbe una
situazione molto simile a quella della corsa agli sportelli bancari. In
questa situazione si può provocare il fallimento dello Stato. Il
rimborso forzato può produrre artificialmente gli effetti della corsa
agli sportelli. Si avrebbe una impossibilità di intervento dello Stato
nel sociale e nell’economia, si avrebbe una dispersione forzata di
risorse sia nel breve ma anche nel medio periodo, si distruggerebbe una
buona parte dell’impalcatura sociale, insomma si provocherebbe
artificialmente una recessione.
È un po’ quello che sta accadendo in questo momento, si provoca
artificialmente una recessione che inizialmente viene scaricata sui più
poveri ma poi inevitabilmente andrà a ripercuotersi su tutti, comprese
le classi più agiate.
Va da sé che le risorse debbono essere investite in utilità sociali e
non in disutilità sociali quali la maggioranza delle guerre.
Aleandro Volpi
LUW - Libera Università del Web
Video del 2009 su Signoraggio e Sovranità I-II-III parte
Archivio Moneta e Inflazione
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