Nel mese di ottobre 2009 l'inflazione è tornata a
crescere. L'Istat ha registrato, infatti, un aumento dello 0,1%
rispetto al mese precedente e dello 0,3% rispetto ad ottobre 2008. Gli
aumenti congiunturali più significativi sono stati rilevati per l'istruzione
(+1,2%), Abbigliamento e calzature (+0,3%) e Ricreazione, spettacoli e
cultura (+0,2%); valori negativi, invece, per Trasporti e Comunicazioni
(-0,3%) e Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (-0,1%).
Gli incrementi tendenziali più elevati si sono
registrati nei capitoli Bevande alcoliche e tabacchi (+2,7%), Istruzione e
Altri beni e servizi (+2,5%) e Comunicazioni (+1,6%); valori negativi per
Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (-2,6%) e Trasporti (-2,2%).
"Il rialzo del tasso di inflazione appare un fatto ancora più
grave - commentano Federconsumatori e Adusbef - dal momento che si
trova in concomitanza con una fortissima contrazione dei consumi". Secondo
le stime dell'Osservatorio Nazionale Federconsumatori, nel 2009, la
contrazione dei consumi si attesterà al -2,5-3%, ed addirittura al -4% per
le famiglie a reddito fisso, con una riduzione complessiva della spesa di 30
miliardi di euro.
"Tale situazione sta comportando gravi ricadute sul
benessere delle famiglie, oltre che sull'intero tessuto industriale del
nostro Paese. Inoltre, se l'inflazione si attesterà allo 0,7%, come
confermato anche oggi dall'Istat, vi sarà un'ulteriore aggravio di 210 euro
annui a famiglia, che andranno a decurtare ulteriormente il potere di
acquisto delle famiglie, già duramente provato dalle pesanti ricadute di
cassa integrazione e licenziamenti (che, tra l'altro, devono ancora
dispiegare del tutto i loro effetti)".
"In questa situazione - continuano le Associazioni dei
consumatori - è particolarmente grave che non si registri alcuna
diminuzione dei prezzi dei prodotti alimentari, che, anzi, sono in crescita
dello 0,1%, secondo quanto reso noto dall'Istat. Tali prodotti, infatti,
dovrebbero registrare un andamento completamente inverso, alla luce, non
solo della contrazione dei consumi (che, purtroppo, ha intaccato anche il
settore alimentare), ma viste le forti diminuzioni dei costi all'origine dei
prodotti alimentari".
L'Osservatorio Nazionale Federconsumatori, infatti, ha
calcolato che tali diminuzioni avrebbero dovuto comportare, per i principali
prodotti di largo consumo, quali pane, pasta, latte, frutta e ortaggi, una
riduzione complessiva della spesa di ben 352 euro annui, di cui, però, sui
prezzi al consumo, non vi è stata nemmeno l'ombra.
"È evidente ormai a tutti come questo pessimo andamento
economico sia determinato della crisi della domanda di mercato - dichiarano
Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, Presidenti di Federconsumatori e
Adusbef - Quello che, francamente, non riusciamo a comprendere è perché non
ci si decida ad agire concretamente su tale versante!"
"In tal senso rivendichiamo da tempo che, per rilanciare i
consumi e rimettere in moto l'economia, sia necessario detassare il
reddito fisso, da lavoro e da pensione e predisporre un congruo sostegno per
lavoratori precari allontanati dal ciclo produttivo e disoccupati".
"Oggi, tuttavia, richiediamo misure urgentissime, per
dare un segno in direzione di un sostegno alle famiglie e per far sì che
questo Natale non sia surgelato come finora prospettato dalle
previsioni, cioè: una detassazione dalla tredicesima mensilità e
un'anticipazione di saldi e promozioni, con riduzioni dei prezzi di almeno
il 15-20%".
E il dato sull'inflazione preoccupa anche il Codacons.
Per il Codacons si tratta di un dato preoccupante, visto che l'inflazione è
salita nonostante siano diminuite le voci Trasporti e Abitazione, energia e
combustibili che solitamente fanno da traino all'inflazione. In particolare
sono calati i prezzi dei carburanti (benzina verde - 2,7%, gasolio per
autotrazione - 2%).
"Ci si domanda, quindi, cosa succederà a fronte di una
nuova e sempre in agguato impennata dei prezzi energetici. Il Codacons
chiede i saldi prima di Natale. Si tratta di una misura che ha molteplici
effetti positivi: contrastare la crisi, ridurre l'inflazione, rilanciare i
consumi e combattere la chiusura dei negozi (secondo gli ultimi dati della
Confcommercio oltre 50 mila esercizi al dettaglio hanno già chiuso nei primi
9 mesi del 2009 e a fine anno si prevede un saldo negativo tra aperture e
chiusure di circa 20 mila unità). Se non vogliamo avere un Natale in bianco
- conclude il Codacons - l'unica soluzione a costo zero è anticipare i saldi
a dicembre, prima del periodo natalizio".
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