Alle stelle in molti paesi di Africa, Asia e
America Latina i prezzi dei generi alimentari più diffusi, dal riso al
grano: ridotte alla fame migliaia di famiglie. In ballo gli interessi
economici di pochi, che affamano scientificamente mezzo mondo.
Fastidioso, certo, ma è solamente l’ennesimo aumento del prezzo della
benzina, che si tradurrà in qualche euro di più o in qualche chilometro
in meno. Irritante, ma molto meno pericoloso dell’andamento al rialzo
del prezzo del grano, che nel sud del mondo sta causando su vasta scala
conseguenze nefaste: qualcuno ha parlato, e a ragione, di tsunami
silenzioso. Il carovita imperversa da alcune settimane in Africa,
America Latina, Asia, colpendo i generi alimentari più diffusi (dal
grano al cacao, dai cereali al riso) e gettando sul lastrico intere
economie, intere comunità, intere famiglie. I poveri diventano sempre
più poveri: una regola d’oro che a parole si cerca di combattere ma nei
fatti trova quasi sempre concreta realizzazione. Il segretario generale
delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha annunciato che in sede Onu nasceranno
una cellula di crisi e un gruppo di lavoro per fronteggiare l’emergenza
alimentare mondiale e il fenomeno della crescita dei prezzi dei beni di
prima necessità: dal Programma alimentare mondiale (Pam) si preparano a
sbloccare la cifra di 483 milioni di euro.
Ma c’è un aspetto che merita di essere messo in evidenza, e che
testimonia – in definitiva – fin dove la perfidia umana può spingersi e
fino a che punto i meccanismi economici giocano a sfavore dei più
bisognosi: mai come ora gli stoccaggi di generi alimentari sono stati
così bassi, mai prima d’ora gli scambi commerciali di generi di prima
necessità sono stati così tenui, mai prima d’ora così tanti paesi hanno
sospeso le esportazioni di cibo, contribuendo in tal modo alla penuria e
all’aumento dei prezzi. E se la regola economica è semplice (quando la
quantità disponibile di un bene diminuisce il suo prezzo aumenta), la
regola “morale” è ancora più facile: c’è chi specula letteralmente sulla
fame degli altri, togliendo dal mercato tonnellate di generi alimentari
che consentirebbero a milioni di persone di sopravvivere e aumentando i
prezzi per le speculazioni di turno.
Non solo sull’oro, dunque, ci si accanisce, non solo sul petrolio si
specula, non solo sui generi voluttuari, gli hi-fi e i compact disc, i
personal computer e i palmari, si tenta il guadagno, ma anche sugli
alimenti fondamentali per la sussistenza di fragilissime economie e la
sopravvivenza di milioni di famiglie: la regola economica – in un mondo
come questo - non si discute, ma l’interpretazione della stessa si: e
togliere uno stock di riso dal mercato globale significa quest’oggi
affamare fior fior di bambini e adulti, anche se basta solo un click e
non si utilizzano né armi né metodi violenti. Il delitto scientifico
nelle stanze dei bottoni, dove le tonnellate di grano sono numeri e non
la base indispensabile per ricavare il pane del giorno.
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