«Prodi d ovrà
scegliere un ministro degli Esteri approvato e
apprezzato dagli Stati Uniti»: così ingiunge una sinistra vecchia
conoscenza, Michael Ledeen, in un articolo sul Wall Street Journal (1).
E' un corsivo di cui vale la pena riportare i passi salienti, alcuni dei quali
suonano come implicite minacce.
Ai suoi lettori americani, Ledeen spiega che Prodi «ha vinto con un margine
così esiguo che lo fa passare quasi per il perdente, mentre Berlusconi, di cui
tutti annunciavano la disfatta, appare quasi come un vincitore»:
stesso argomento molto usato sul Foglio da Giuliano Ferrara, grande amico di
Ledeen.
Se lo devono essere detto a vicenda.
Prodi, aggiunge Ledeen, arriva al potere «con tre tipi
di comunisti: i vecchi comunisti che non lo sono più, i vecchi comunisti che
dicono di esserlo ancora ma non lo sono più,e dei veri comunisti che non sono
per niente neoconservatori».
Per fortuna, nota l'amico americano, nella coalizione vincente ci sono due
partiti super-americani, «di politica estera neoconservatrice»: i radicali e (ci
rivela) i Verdi.
Nell'insieme però - dice Ledeen - i comunisti «che odiano il capitalismo,
l'America e George W. Bush, spingeranno Prodi ad adottare una linea alla Jacques
Chirac o alla Zapatero».
Per i neocon ebraici, Chirac e Zapatero sono nemici allo stesso titolo «ma
non è questo che vogliono gli italiani», informa Ledeen.
E qui la frase minacciosa: «Prodi
dovrà scegliere un ministro degli Esteri noto e apprezzato dagli Stati Uniti. E
questa dovrà essere la prima decisione di mister Prodi, prima di ogni altra
nomina di governo».
In una parola, Ledeen esige una garanzia anticipata e incondizionata: e lo fa a
nome dell'American Enterprise, il think-tank israelita che ha scatenato la
guerra all'Iraq.
Le sue minacce non vanno perciò sottovalutate, nota il sito (vicino ai servizi
francesi) Réseau Voltaire.
Negli anni '
70, in Italia, Michael Ledeen è stato collaboratore dei
servizi segreti italiani e di quelli israeliani (qual è sicuramente ancor oggi)
nonché membro della P2: «insomma un uomo-chiave nella rete
occulta della NATO in Europa», negli anni della strategia della
tensione in cui tutta una serie di attentati, di «destra» e di «sinistra», delle
Brigate Rosse e di «terroristi neri», furono organizzati - in gran parte da
quella «rete» - per mantenere l'Italia nel solco atlantista, perpetuando un
«forte governo bianco», ossia democristiano.
Esaurito il suo compito fra noi, Michael Ledeen se n'è
tornato in USA, dove ha diretto il Jewish Institute for National Security
Affairs (JINSA), ossia la cupola semi-segreta in cui si allacciano i rapporti
inconfessabili tra l'esercito israeliano, il Pentagono e l'apparato militare
industriale americano, che ha condotto al colpo di Stato neocon e alle
successive guerre d'aggressione dei nemici potenziali d'Israele.
Insomma, ha i mezzi per dare concretezza alle sue minacce.
D'altra parte, sottolinea il sito francese,
«Prodi non brillò per coraggio negli anni in cui Michael Ledeen e i suoi
amici destabilizzavano l'Italia».
E ricorda che Prodi prese l'iniziativa di informare la polizia del luogo di
detenzione di Aldo Moro, «ma rifiutò di rivelarne la fonte, pretendendo che
venisse da una veggente» (la celebre seduta spiritica).
Siccome oggi si ritiene che Moro fosse stato rapito non senza la volontà degli
americani (e detenuto a Palazzo Caetani, oggi ancora sede di vari enti consolari
e di rappresentanza Usa), l'allusione del Réseau Voltaire appare significativa
(2).
Conclusione dei francesi: «Romano Prodi non ha nulla di
molto inquietante per Washington. Il suo passato non lascia intravvedere alcuna
vera volontà reale d'indipendenza…Ma Prodi ha difeso anche l'idea di un rilancio
del progetto europeo con la costituzione di un 'nocciolo duro' che unisca, oltre
all'Italia,
la Germania ,
la Francia ,
il Belgio, il Lussemburgo e la Spagna».
Dunque bisognerà osservare «con attenzione» la nomina del ministro degli Esteri.
Massimo D'Alema, per esempio, ha ricevuto un veto preventivo dalla comunità
ebraica italiana
Note
1) Michael Ledeen, «Vincerò!», Wall Street Journal, 13 aprile 2006.
«Vincerò», in italiano nel testo, allusione alla celebre romanza operistica.
Pare che gli anglo-americani non possano fare a meno di citare qualche
melodramma, quando parlano dell'Italia - o la minacciano. Nel 1978 l'Economist,
il settimanale dei Rotschild, uscì con la copertina con una caricatura di Aldo
Moro tenuto da fili, come una marionetta. Il titolo, in italiano nel testo,
diceva: «è finita la commedia». Pochi giorni più tardi Moro era rapito dalle
cosiddette Brigate Rosse.
2) Sulla vicenda ha fatto (quasi) piena luce il libro di
Fasanella e Rocca, «Il misterioso intermediario», Einaudi, 2003. Vi si parla
della figura di Igor Markevic, celebre direttore d'orchestra e marito della
contessa Caetani, proprietaria del palazzo omonimo, sotto il quale (nella
laterale via Caetani) fu trovato il cadavere di Moro
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