Si celebra oggi la 54ma Giornata mondiale dei
malati di lebbra. Come ogni anno, l'iniziativa rappresenta la principale
occasione di diffondere un messaggio di speranza e di solidarietà verso
le persone colpite dalla lebbra nel mondo.La nota
del cardinale Javier Barragan, presidente del Pontificio consiglio per
la pastorale della salute
Per la celebrazione della "54a Giornata Mondiale dei
Malati di Lebbra" il Pontificio Consiglio per la Pastorale della
Salute invia un messaggio di speranza e di fraterna condivisione a
quanti sono affetti da lebbra e a coloro che, pur guariti, ne portano
nel corpo le disabilità conseguenti.
I notevoli progressi, che la medicina ha sviluppato in questo settore
negli ultimi decenni, hanno generato nella coscienza sociale l’idea che
questa malattia, essendo curabile, sia quasi sparita dal mondo; la
lebbra è divenuta così "una malattia dimenticata".
Ma purtroppo le cose non stanno in questi termini. I dati desunti da
rilievi epidemiologici della "Organizzazione Mondiale della Sanità",
pubblicati nella prima decade dell'agosto 2006, attestano che all'inizio
dell'anno erano ancora 219.826 i nuovi malati di lebbra ogni anno, circa
602 casi al giorno, così distribuiti: Africa 40.830 - America 32.904 -
Asia Sud Est 133.422 - Mediterraneo orientale 4.024 - Pacifico
occidentale 8.646. Nel loro insieme, gli affetti da lebbra sono ancora
circa 10 milioni nel mondo.
La lotta contro la lebbra è fondamentalmente basata sul "dépistage"
preventivo dei casi e sulla "polichemioterapia": un binomio che ha
evidenziato un’interessante diminuzione di 76.673 nuovi casi rispetto
all'inizio dell'anno 2005. Una lotta efficace esige che, nelle vicinanze
dei luoghi dove la lebbra infierisce, i servizi antilebbra possano
contare sull’intervento di operatori di servizi primari di sanità
presenti nei Centri di cura di zona. Certamente là dove le condizioni
ambientali di accesso ai servizi sanitari sono poco favorevoli, e si
deve registrare l’assenza di prevenzione e di igiene, come pure il
perseverare del sottosviluppo, il bacillo "hanseniano" si radicalizza e
i progetti di totale eliminazione sono fortemente ostacolati. Comunque,
i Paesi dove la lebbra è endemica continueranno a ricevere gratuitamente
i medicinali componenti la "polichemioterapia". La O.M.S. assicura che
continuerà a rinsaldare le collaborazioni con Istituzioni sanitarie
pubbliche e private che si dedicano alla prevenzione e cura dei malati
di lebbra.
La Chiesa, che da sempre si prende cura di questi nostri fratelli,
invita tutti i fedeli a condividere fraternamente il grande servizio di
recupero dei corpi malati, rendendosi così testimoni autentici
dell’annuncio che "Cristo Medico" è con loro e per loro per la "salvezza
globale" di ogni persona. Questo Pontificio Consiglio rinnova ai fedeli
delle Comunità ecclesiali l’insistente appello ad intensificare
l'acquisizione delle necessarie informazioni, per offrire di conseguenza
segni tangibili di fraterna condivisione dei propri beni. Ciò sarà di
aiuto a quanti si sono consacrati al servizio dei fratelli e delle
sorelle malati di lebbra. In particolare, sarà importante l’invio di
Personale Sanitario specializzato che, per un congruo periodo di tempo,
si porti in aiuto di Missionari e Religiose consacrati alla prevenzione
e cura delle popolazioni nei Paesi a rischio di lebbra.
Far sentire ai Missionari, alle Religiose e ai Volontari personale stima
e vicinanza, è rispondere in modo concreto all'invito che il Santo Padre
Benedetto XVI ha espresso nell’Udienza concessa ai Partecipanti alla
"Conferenza Internazionale 2006" del nostro Dicastero: "Come dimenticare
i tanti malati contagiosi costretti a vivere segregati, e talora segnati
da uno stigma che li umilia? Tali deprecabili situazioni appaiono con
maggiore gravità nella disparità delle condizioni sociali ed economiche
tra il Nord e il Sud del mondo. Ad esse è importante rispondere con
interventi concreti, che favoriscano la prossimità all'ammalato, rendano
più viva l'evangelizzazione della cultura e propongano motivi ispiratori
dei programmi economici e politici dei governi" (24 novembre 2006).
È l'invito che Gesù fa a noi con la parabola del Buon Samaritano: "Va' e
anche tu fa' lo stesso" (Lc 10, 37). È con "Gesù Buon
Samaritano" che dobbiamo evangelizzare l'ambiente culturale
della società umana in cui si vive, per eliminare i pregiudizi ancora
presenti verso chi è drammaticamente colpito dalla lebbra.
Da sempre la Chiesa, fedele alla sua missione, ripete l'atto
misericordioso del Maestro Divino che, nel gesto di guarigione dei
lebbrosi, indica che la Redenzione è in atto (cfr Lc 7, 22). Ed è
su questa via aperta da Cristo Gesù che tanti si sono personalmente
coinvolti. Accanto a S. Francesco d’Assisi, al Beato Damiano de Veuster,
al Beato Pietro Donders, continua ancora oggi nel nostro mondo l’impegno
di un vasto numero di anonimi "testimoni dell'amore misericordioso di
Dio", che liberamente hanno scelto di vivere "con e per" i fratelli e le
sorelle malati di lebbra.
È doveroso, in questa "54a Giornata Mondiale dei Malati di
Lebbra", ricordare, nel "30° Anniversario della sua morte", colui che la
istituì nel 1954, Raoul Follereau, quale esempio e conferma che l'Amore
di Dio coinvolge anche chi umilmente confessa "Io non conosco Dio, ma
sono conosciuto da Lui: e questa è la speranza" (R. Follereau, Le
livre d'amour, ediz. I.M.E, septembre 2005, p. 59 n. 35).
Follereau era un uomo che pregava così: "Signore, io vorrei tanto
aiutare gli altri a vivere, tutti gli altri miei fratelli, che penano e
soffrono senza sapere perché, in attesa che la morte li liberi" (id.,
p. 58, n. 30).
A tutti i Vescovi, agli incaricati della Pastorale della Salute nelle
Chiese nazionali, agli Operatori della Sanità, ai Missionari, alle
Religiose, ai Volontari Laici coinvolti nell'accompagnamento di fratelli
e sorelle malati di lebbra, affido questo passo del Messaggio del Santo
Padre Benedetto XVI per la "XV Giornata Mondiale del Malato": "Molti
milioni di persone nel mondo vivono ancora in condizioni insalubri e non
hanno accesso a risorse mediche molto necessarie, spesso del tipo più
basilare, con il risultato che il numero di esseri umani considerato
"inguaribile" è grandemente aumentato (...) Desidero incoraggiare gli
sforzi di quanti operano quotidianamente per garantire che i malati
inguaribili e quelli che si trovano nella fase terminale, insieme alle
proprie famiglie, ricevano un'assistenza adeguata e amorevole".
A voi fratelli e sorelle malati di lebbra, a quanti portate nei vostri
corpi i dolorosi segni che la malattia ha lasciato, voglio ripetere le
parole della Lettera apostolica Salvifici doloris: "Sulla Croce
sta il «Redentore dell’uomo», l’Uomo dei dolori, che in sé ha assunto le
sofferenze fisiche e morali degli uomini di tutti i tempi, affinché
nell’amore possano trovare il senso salvifico del loro dolore e
risposte valide a tutti i loro interrogativi … Chiediamo a voi tutti,
che soffrite, di sostenerci. Proprio a voi, che siete deboli,
chiediamo che diventiate una sorgente di forza per la Chiesa e
per l’umanità" (n. 31).
Il Miele della solidarietà per la cura dei malati di
lebbra in Brasile
Lebbra: una malattia dimenticata. Con questa frase,
scelta dall'AIFO - ospite che su Korazym.org è di casa - per promuovere
la 54a Giornata mondiale dei malati di lebbra, è partita già da
settimane una campagna di sensibilizzazione, educazione e informazione
che culmina oggi, domenica 28 gennaio 2007, nella celebrazione della
ricorrenza istituita nel gennaio 1954 da Raoul Follereau. Il giornalista
e scrittore francese volle con la Giornata mondiale dare voce a coloro
che più di altri al mondo soffrivano per le conseguenze del morbo di
Hansen e per quelle, non meno dolorose, dell’emarginazione,
dell’abbandono, della riduzione ad una condizione meno che umana.
La lebbra è oggi una malattia dimenticata come dimenticate sono le
persone che ne sono colpite: ignorate da un mondo troppo indaffarato a
seguire le mode per potersi occupare di chi soffre di un male, come la
lebbra, che colpisce solo chi è già vittima di povertà, emarginazione
sociale e negazione dei diritti fondamentali.

La Giornata mondiale dei malati di lebbra continua a rappresentare
per l’Aifo un impegno fondamentale per dar voce agli Ultimi. Ogni anno i
volontari dell’associazione organizzano in tale giornata la
distribuzione del Miele della Solidarietà, allestendo banchetti
in centinaia di piazze italiane e coinvolgendo altre associazioni,
istituzioni, cittadini. Questa iniziativa mira a sensibilizzare la
popolazione nei confronti della lebbra e dei temi legati allo sviluppo
socio-sanitario nei Paesi a basso reddito, e a raccogliere fondi a
favore dei progetti promossi dall’Aifo per la cura dei malati di lebbra.
Il miele utilizzato proviene da piccoli produttori delle aree rurali
dello Zambia e della Croazia attraverso il circuito del Commercio equo e
solidale.
L'Aifo ha realizzato questa scelta per incrementare il suo impegno nella
creazione di rapporti basati sulla giustizia e sulla solidarietà. I
sacchetti di iuta che conterranno i vasetti sono confezionati da persone
guarite dalla lebbra grazie al progetto Sumana Halli a Bangalore, in
India, sostenuto dall’Aifo. Il ricavato finanzierà la cura dei malati in
Brasile.
Tra le iniziative organizzate per la Giornata mondiale grande importanza
assumono gli incontri di sensibilizzazione presso scuole, parrocchie ed
altre istituzioni svolti in tutta Italia dai Testimoni della
Solidarietà, persone direttamente impegnate nei progetti Aifo
all’estero, che per l’occasione si fanno promotrici di consapevolezza
presso la società civile, testimoniando il loro servizio agli Ultimi. I
Testimoni di Solidarietà dell'AIFO proverranno quest'anno dal
Brasile, il secondo paese al mondo per diffusione della lebbra. Il loro
messaggio di solidarietà e di impegno per la rimozione delle cause
sociali e sanitarie della lebbra sarà un contributo fondamentale a far
sì che nessuna donna e nessun uomo siano più dimenticati da una comunità
globale che ha la pretesa di definirsi "civile".

L'Aifo - Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau
L'Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau nasce, nel 1961,
dall’azione di gruppi spontanei di volontari mobilitatisi nella lotta
contro la lebbra e contro tutte le lebbre, cioè contro le forme più
estreme di ingiustizia ed emarginazione. Conserva la sua dimensione
popolare attraverso la presenza di decine di gruppi in tutta Italia e
centinaia di volontari.
L'Aifo è un Organismo Non Governativo (ONG) di cooperazione sanitaria
internazionale, riconosciuto idoneo a realizzare progetti nei paesi in
via di sviluppo dall'Unione Europea e dal Ministero degli Affari Esteri.
Collabora attivamente con alcune agenzie delle Nazioni Unite, in
particolar modo con l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) di cui
è partner ufficiale. Per meglio coordinare e rendere efficace la propria
azione è, inoltre, federata a: ILEP, la Federazione internazionale delle
associazioni anti-lebbra; Cercle de Solidarité Follereau-Damien, di cui
è membro fondatore; Volontari nel mondo-FOCSIV; International Disability
Development Consortium (IDDC); Consiglio Tecnico dell’African
Rehabilitation Institute (Zimbabwe). Attualmente l’Aifo è presente in 25
paesi: in 13 dell’Africa, 10 dell’Asia e 2 dell’America Latina. L’AIFO
realizza i suoi interventi senza alcuna discriminazione di credo o
cultura. Si ispira al messaggio di giustizia e di amore di Raoul
Follereau.
Raoul Follereau
Raoul Follereau ha ispirato la nascita di numerose associazioni di
solidarietà nel mondo, tra cui l’Aifo. Giornalista, scrittore e poeta
francese, Follereau, (1903-1977) ha dedicato tutta la sua vita a
combattere la lebbra. Il morbo di Hansen è una malattia antichissima e
molto temuta che costringeva chi ne era affetto ad una emarginazione
tale che causava una morte sociale prima ancora di quella fisica.
Follereau ha capito che la lebbra era una delle tante conseguenze del
sottosviluppo e che le sue radici sono nell’ingiusta distribuzione delle
risorse del pianeta e nell’indifferenza di chi è stato privilegiato
dalla sorte. Follereau si è, quindi, impegnato contro la lebbra e contro
quelle che ha definito "tutte le lebbre": l’indifferenza, l’egoismo ed
ogni forma di ingiustizia. Notevole è stato il suo impegno per la pace,
con i celebri appelli ai capi di stato e l’idea di una giornata mondiale
della pace. Nel 1954 ha istituito la Giornata mondiale dei malati di
lebbra, celebrata ancora oggi l’ultima domenica di gennaio. È autore di
numerosi scritti, disponibili presso l’Aifo.
Aifo all’estero
L’Aifo gestisce progetti di controllo della lebbra (prevenzione,
trattamento, riabilitazione fisica e sociale delle persone colpite dalla
malattia) e di sanità di base; progetti in favore delle persone con
disabilità, utilizzando le strategie della Riabilitazione su Base
Comunitaria (RBC), un innovativo approccio metodologico che
valorizza le risorse esistenti nella comunità e favorisce la
partecipazione delle persone con disabilità nello sviluppo delle
attività progettuali.
L’Aifo promuove iniziative in favore dell’infanzia in situazione di
rischio e disagio sociale. L’Aifo dedica all'infanzia un settore
specifico di intervento, attraverso il programma Restituire
l'infanzia, fondato su un approccio di carattere comunitario.
Tutte le iniziative promosse dall’Aifo all’estero tendono all’autosviluppo
(formazione del personale locale, microcredito, formazione di gruppi di
auto-aiuto), con particolare attenzione alla sostenibilità delle stesse.
Le azioni vengono monitorate attraverso gli Uffici di Coordinamento
all’estero, nei Paesi dove è maggiormente presente l’Associazione
(India, Brasile, Mozambico).
Aifo in Italia
In Italia l’Aifo svolge campagne di opinione volte a tutelare i
diritti della persona ed a correggere i meccanismi che sono alla base
del morbo di Hansen e del sottosviluppo. La presenza dell’Aifo è
capillare con collaboratori e gruppi che operano con attività di
informazione e di educazione allo sviluppo per contribuire
all’affermazione di una cultura basata sui valori della partecipazione,
della giustizia e della pace. Significativo la pubblicazione del mensile
Amici dei lebbrosi.
La promozione nelle scuole comporta un’intensa attività di educazione
alla mondialità, all’intercultura e alla pace attraverso corsi di
aggiornamento, incontri con le scolaresche e produzione di sussidi di
documentazione.
Infine, l’Aifo organizza la celebrazione della Giornata mondiale dei
malati di lebbra, un appuntamento di solidarietà che si rinnova ogni
anno dal 1954.
Gli interventi dell’Aifo
Lebbra
Diverse centinaia di nuovi casi registrati ogni giorno, di cui un
quarto hanno già disabilità irreversibili. Il 10% dei nuovi casi sono
bambini. Si stima che, ogni giorno, 2000 casi non siano individuati e
rimangano senza cure. 10 milioni le persone coinvolte dal problema. La
malattia è oggi completamente curabile. La lebbra è diffusa tra i poveri
dei paesi meno avanzati, coloro che con maggiore difficoltà hanno
accesso alle cure.
L’Aifo per i malati di lebbra significa: ricerca i casi nascosti; cura e
riabilita i malati; svolgere azioni di reinserimento sociale; formare il
personale locale.
L’andamento dei dati epidemiologici in molti paesi mostra chiaramente
che il problema lebbra continuerà ad esistere per molti anni e che, di
conseguenza, i servizi necessari per la diagnosi e il controllo dei casi
di lebbra dovranno essere mantenuti. L’Aifo continua la sua azione anche
in paesi che presentano minori indici di prevalenza, ma nei quali la
malattia è ancora diffusa. L’obiettivo principale è quello di
programmare e sostenere le attività di vigilanza epidemiologica e di
controllo dell’endemia, sempre considerando prioritarie le azioni di
riabilitazione fisica e sociale delle persone che hanno sofferto a causa
della malattia. Negli ultimi anni gli interventi dell’Aifo mostrano una
graduale crescita dei Progetti di sanità di base, dove il
controllo della lebbra è integrato ad altri programmi di salute
pubblica. Per rispondere ai bisogni e ai problemi delle persone con
disabilità causate dalla lebbra, che vivono in zone o aree geografiche
di difficile accesso, l’Aifo continua a sviluppare progetti di
riabilitazione fisica e sociale, che adottano le strategie della
Riabilitazione su Base Comunitaria (Rbc).
Disabilità
L’80% delle persone con disabilità vive nei paesi poveri. Tra loro,
solo il 3% accede ai servizi riabilitativi. 380 milioni di persone non
hanno accesso ad alcun servizio riabilitativo. La disabilità è una delle
cause più gravi di povertà. I progetti Aifo di riabilitazione si
occupano di riabilitazione fisica, mentale, socio-economica e di
sviluppo comunitario, seguendo o meno l’approccio della
Riabilitazione su Base Comunitaria (Rbc). La strategia di Rbc è
stata ideata e promossa dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms)
e da altre agenzie dell’Onu all’inizio degli anni ’80 per favorire la
riabilitazione delle persone con disabilità nei Paesi in via di sviluppo
privi di accesso ai servizi. Nella Rbc gli interventi erano indirizzati
al passaggio da una riabilitazione istituzionale ad una riabilitazione
attuata nelle case e nelle comunità delle persone con disabilità tramite
personale non professionista. Inizialmente aveva una connotazione
prettamente sanitaria ma col tempo si sviluppò un nuovo concetto di
riabilitazione, che sottolineava l’importanza del coordinamento degli
aspetti medici, sociali ed educativi per valorizzare al meglio le
capacità della persona disabile all’interno della comunità. Ormai l’Aifo
ha acquisito notevole esperienza nel campo della Riabilitazione su
Base Comunitaria, realizza interventi che coinvolgono persone con
ogni tipo di disabilità, sia fisiche che mentali, comprese quelle legate
alla lebbra. La strategia è olistica e mira a rispondere ai bisogni
primari della persona quali l’autosufficienza economica, l’educazione e
la formazione. I progetti di Rbc sono concepiti dall’Aifo come processi
a medio o lungo termine e sono parte dello sviluppo comunitario.
Infanzia
I bambini sono, in contesti di forte deprivazione socio-economica, i
più esposti a maltrattamenti e violenze. Sono milioni i piccoli
costretti a lavorare in condizioni di moderna schiavitù o a
prostituirsi. Nelle baraccopoli delle grandi città del sud del mondo
migliaia di bambini vivono un’esistenza precaria di abbandono e povertà.
Per loro l’AIFO ha avviato il programma Restituire l’infanzia:
una serie d’interventi rivolti ai bambini più bisognosi per garantire
loro casa, cibo, istruzione e l’affetto di figure adulte di riferimento.
Le linee strategiche adottate mirano a potenziare i progetti nei quali
l’Associazione è già presente con gli interventi di controllo della
lebbra/sanità di base e riabilitazione; a promuovere in questi progetti
lo sviluppo e la riabilitazione piuttosto che l’assistenza; ad
identificare i progetti innovativi e significativi per sviluppare
progetti più consistenti e pluriennali.
Intercultura
Essere solidali con i poveri del mondo significa sentirsi abitanti
di tutto il pianeta, interrogarsi sul perché di tante ingiustizie e
capire che il nostro comportamento può contribuire a rendere questo
mondo migliore. L’Aifo per questo promuove corsi di educazione
all’intercultura per giovani e docenti. Sostiene campagne di opinione.
Realizza convegni e seminari formativi per promuovere una cultura di
giustizia e di pace.
L modalità di intervento - L’ideale di Salute Globale
"La salute è una questione sociale, economica e politica ma
soprattutto un diritto umano fondamentale. Ineguaglianza, povertà,
sfruttamento, violenza e ingiustizia sono le radici della mancanza di
salute e della morte di gente povera ed emarginata. Salute per tutti
significa sfidare interessi potenti e cambiare drasticamente le priorità
politiche ed economiche. Equità, sviluppo ecologicamente sostenibile e
pace sono il cuore della nostra filosofia per un mondo migliore, un
mondo in cui una vita sana per tutti sia una realtà; un mondo che
rispetti, apprezzi e celebri la vita e le diversità; un mondo che
permetta il fiorire del talento e delle abilità individuali per
l'arricchimento reciproco; un mondo nel quale la voce della gente guidi
le decisioni che modellano le nostre vite. Esistono risorse sufficienti
per il raggiungimento di questi obiettivi" (dalla Carta dei Popoli
per la Salute).
Rispettando le proprie linee strategiche, l’Associazione effettua le
proprie scelte progettuali seguendo un approccio globale ed integrato,
al centro del quale vi sono innanzitutto le persone che ne beneficiano,
in particolare le fasce più deboli e vulnerabili delle popolazioni. Per
questo grande attenzione viene offerta al contesto storico, sociale e
culturale delle comunità, cercando di valorizzare al meglio le risorse
esistenti in loco. Uno degli obiettivi più importanti è il rafforzamento
della partecipazione dei beneficiari nei processi decisionali,
coinvolgendoli fin dalla fase di identificazione dell’azione così da
favorire il miglioramento delle loro condizioni di vita. Pietra angolare
di ogni progetto è il rapporto di collaborazione, cioè di pari dignità,
reciproca fiducia e rispetto con i partner locali, veri protagonisti
degli interventi. La collaborazione consolidata con governi, enti
pubblici e organizzazioni locali (congregazioni religiose, OnG,
movimenti sociali e comunitari) costituisce un vero e proprio patrimonio
per l’associazione.
L’Aifo opera per costruire la Civiltà dell’Amore
Centinaia di volontari impegnati nella costruzione di un mondo di
giustizia e di pace.
Oltre 1 milione di persone guarite dalla lebbra.
Migliaia di persone con disabilità che guardano con fiducia al futuro e
di bambini a cui è stata restituita l’infanzia.
110 milioni di Euro investiti in progetti di sviluppo.
Per donazioni
- Conte corrente postale 7484
- Conte corrente bancario 505050 (ABI 5018 CAB 12100) presso Banca
Popolare Etica, Padova
- American Express - Visa - Mastercard: telefonare al numero verde
800.550.303
Per ulteriori informazioni
Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau
Via Borselli 4-6
40135 BOLOGNA
Telefono: 051-439321
Telefax: 051-434046
E-mail
Sito Internet
Nella foto: questi bambini finalmente hanno acqua potabile. Il
Progetto AIFO Kimbau ha raggiunto ad ottobre 2006 un traguardo storico:
l'erogazione di acqua corrente all'ospedale, resa possibile
dall'attivazione della centrale idroelettrica che il Progetto ha
permesso di costruire sul fiume Nzasi. Dopo 3 anni e mezzo di lavori, la
centrale ha iniziato finalmente a funzionare.
Archivio Malattie
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