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Le persone col colesterolo alto sono quelle che vivono più
a lungo. Avendo subito un lavaggio del cervello, quest'affermazione può
sembrarci talmente incredibile da richiedere parecchio tempo per essere
assimilata e capirne a pieno l'importanza. Eppure il fatto che gli individui con
colesterolo alto vivano di più emerge chiaramente da molti studi scientifici. Si
consideri il risultato del 1994 del Dr. Harlan Krumholz del Dipartimento di
Medicina Cardiovascolare dell'Università di Yale, in cui si trovò che persone
anziane con colesterolo basso hanno una mortalità doppia per attacco di cuore
rispetto a persone anziane con colesterolo alto.[1] I
sostenitori della campagna per un colesterolo basso, coerentemente con la loro
posizione, ignorano questa obiezione o la considerano come una rara eccezione,
casualmente prodottasi tra un grande numero di studi a supporto del contrario.
Eppure non si tratta di un'eccezione; ora è disponibile una vasta mole di
risultati che contraddicono l'ipotesi lipidica. Scendendo nello specifico, molti
studi su persone anziane hanno evidenziato che il colesterolo alto non è un
fattore di rischio per le malattie coronariche. Questo è il risultato di una mia
ricerca che ho condotto nel database Medline sugli studi rivolti a questo
settore.[2] Undici
studi su anziani portano a quel risultato e altri sette studi hanno trovato che
il colesterolo alto non è nemmeno un fattore predittivo di mortalità
onnicomprensivo.
Consideriamo ora che più del 90 % di tutte le malattie cardiovascolari si
riscontrano in persone che abbiano superato i 60 anni e che quasi tutti gli
studi hanno trovato che il colesterolo alto non è un fattore di rischio per le
donne.[2] Ciò
implica che il colesterolo alto è un fattore di rischio per meno del 5 % tra
coloro che muoiono di un attacco cardiaco.
E c'è un'ulteriore rassicurazione per quelli che hanno il colesterolo alto; sei
studi hanno trovato che la mortalità totale è inversamente collegata al
colesterolo totale, o al colesterolo-LDL o a entrambi. Ciò significa che se si
vuole vivere a lungo in realtà è molto meglio avere un colesterolo alto
piuttosto che basso .
Il colesterolo alto protegge
dalle infezioni
Sono molti
gli studi che hanno trovato come un colesterolo basso sia per certi aspetti
peggiore di un colesterolo alto. Per esempio, in 19 ampi studi su più di 68.000
morti, esaminati dal Professor David R. Jacobs e dai suoi collaboratori della
Divisione di Epidemiologia dell'Università del Minnesota, un colesterolo basso
indica un aumentato rischio di morte per malattie gastrointestinali e
respiratorie [3]
La maggior parte delle malattie gastrointestinali e respiratorie ha
un'origine infettiva. Pertanto un importante quesito è se sia l'infezione ad
abbassare il colesterolo o se non sia un abbassamento del colesterolo a
predisporre all'infezione. Per dare una risposta il Professor Jacobs e il suo
gruppo, assieme al Dr. Carlos Iribarren, hanno seguito più di 100.000 individui
in salute dell'area di San Francisco per quindici anni. Al termine dello studio
quelli che avevano colesterolo basso all'inizio dello studio erano stati
ricoverati in ospedale più spesso degli altri a seguito di malattie infettive.[4,5]
Quest'evidenza non può essere controbattuta dicendo che è stata
l'infezione a fare scendere il colesterolo in quanto il colesterolo era stato
trovato basso quando queste persone non avevano ancora nessuna infezione
evidente. Sembra piuttosto che il colesterolo basso, in qualche modo, li abbia
resi più esposti all'infezione, o che il colesterolo alto abbia protetto quelli
che non hanno avuto infezioni. A supporto di questa interpretazione ci sono
molti risultati.
Colesterolo basso e HIV/AIDS
Un uomo
giovane, non coniugato con una malattia al fegato o una malattia trasmessa
sessualmente, corre un rischio molto maggiore di contrarre l'infezione del virus
HIV. Ricercatori del Minnesota, a capo c'è il Dr. Ami Claxton, hanno seguito
individui di questo tipo per 7-8 anni. Dopo avere escluso quelli che divennero
HIV-positivi durante i primi quattro anni, si sono trovati con un gruppo di 2446
uomini. Al termine dello studio, 140 di queste persone risultarono positive
all'HIV; quelle che all'inizio dello studio avevano il colesterolo basso erano
il doppio di quelle col colesterolo più alto. [6]
Risultati simili emergono da uno studio su persone sottoposte a screen MRFIT,
più di 300.000 uomini giovani e di mezza età, che trovò come a distanza di 16
anni dal primo rilievo del colesterolo, il numero degli uomini il cui
colesterolo era più basso di 160 e che era deceduto di AIDS era quattro volte
quello degli uomini deceduti di AIDS e con un colesterolo superiore a 240.[7]
Colesterolo e insufficienza
cardiaca cronica
Una malattia
cardiaca può portare ad un indebolimento del muscolo cardiaco. Un cuore debole
vuol dire che meno sangue, e quindi meno ossigeno, viene portato alle arterie.
Per compensare la potenza diminuita, il battito cardiaco s'innalza, ma se il
malanno è serio ciò non basta. Pazienti con insufficienza cardiaca seria restano
senza fiato perché i tessuti ricevono troppo poco ossigeno, la pressione nei
loro vasi cresce perché il cuore non può pompare il sangue con potenza
sufficiente e diventano edematosi, cioè c'è del fluido che si accumula nelle
gambe e nei casi più seri anche nei polmoni e in altre parti del corpo. Tale
condizione è detta insufficienza cardiaca congestiva o cronica.
Ci sono molte indicazioni che i batteri o altri microorganismi giochino un ruolo
importante nell'insufficienza cardiaca cronica. Per esempio, pazienti con una
severa insufficienza cardiaca cronica hanno alti livelli di endotossina e vari
tipi di citochine nel loro sangue. L'endotossina, detta anche liposaccaride, è
la sostanza maggiormente tossica prodotta da batteri Gram-negativi quali l'Escherichia
coli, Klebsiella, Salmonella, Serratia e Pseudomonas. Le citochine
sono ormoni secreti dai globuli bianchi nella loro battaglia contro i
microorganismi; alti livelli di citochine nel sangue indicano che sono in atto
processi infiammatori da qualche parte nel corpo.
Il ruolo delle infezioni nell'insufficienza cardiaca cronica è stato studiato
dal Dr. Mathias Rauchhaus e il suo team al Dipartimento Medico, dell'Università
Martin-Lutero a Halle, in Germania (Universitätsklinik und Poliklinik für Innere
Medizin III, Martin-Luther-Universität, Halle). Hanno trovato che l'indicatore
di mortalità più affidabile per pazienti con insufficienza cardiaca cronica era
la concentrazione di citochine nel sangue, particolarmente per pazienti la cui
insufficienza fosse dovuta a disfunzione coronarica.[8] Per
spiegare i loro risultati, ipotizzano che i batteri intestinali possano
penetrare nei tessuti con più facilità se la pressione delle vene addominali è
cresciuta a causa della deficienza cardiaca. In accordo con questa teoria, hanno
riscontrato una maggior quantità di endotossine nel sangue di pazienti con
deficienza cardiaca ed edema che non in pazienti privi di questi problemi,
inoltre le concentrazioni di endotossine sono diminuite in maniera significativa
quando le funzionalità cardiache sono state assistite mediante trattamento
medico.[9]
Un modo semplice per controllare lo stato del sistema
immunitario consiste nell'iniettare sotto la cute antigeni di microorganismi cui
sono esposti la maggioranza delle persone. Quando il sistema immunitario è
normale, passate circa 48 ore, appare un indurimento nel punto dell'iniezione.
Se l'indurimento è piccolo, con diametro minore di pochi millimetri, ciò indica
la presenza di “anergia,” cioè una minore o mancante risposta nel riconoscere
gli antigeni. Di conseguenza, l'anergia è stata associata ad un aumentato
rischio di infezioni e mortalità in individui anziani e sani, in pazienti
trattati chirurgicamente e in trapiantati di cuore.[10]
La Dr.ssa Donna
Vredevoe e il suo gruppo della Scuola
Infermieristica e Scuola di Medicina, dell'Università di California a Los
Angeles, hanno controllato più di 200 pazienti con deficienza cardiaca seria.
Hanno applicato cinque differenti antigeni e hanno seguito i pazienti per dodici
mesi. In metà dei pazienti la causa dell'insufficienza era coronarica, nei
restanti le cause erano miste (malattie valvolari congenite o infettive,
cardiomiopatie e endocarditi). Quasi la metà dei pazienti era anergica, e quelli
che erano anergici e avevano malattie coronariche hanno avuto una mortalità
molto più alta degli altri.[10]
Ed ecco
il punto saliente: i ricercatori hanno trovato, non senza sorpresa, che la
mortalità era più alta, non solo nei pazienti anergici, ma anche nei pazienti
con i minori valori lipidici, inclusi colesterolo totale, colesterolo LDL,
colesterolo HDL e trigliceridi.
Questi ultimi risultati sono stati confermati dal Dr. Rauchhaus, stavolta in
cooperazione con i ricercatori di numerose cliniche universitarie Tedesche e
Inglesi. Hanno trovato che il rischio di mortalità per pazienti con
insufficienza cardiaca cronica era fortemente e inversamente correlato con il
colesterolo totale, colesterolo LDL e anche trigliceridi; le persone con i
valori lipidici più alti vivevano molto più a lungo di quelli con valori bassi..[11,12]
Altri ricercatori hanno ottenuto risultati simili. Lo
studio più ampio è stato quello effettuato dal Professor Gregg C. Fonorow e il
suo team del Dipartimento di Medicina e Centro di Cardiomiopatia dell'UCLA a Los
Angeles.[13] Lo
studio, condotto dalla Dr.ssa Tamara Horwich, ha considerato più di mille
pazienti con insufficienza cardiaca seria. Dopo cinque anni il 62 % dei pazienti
con colesterolo sotto 129 mg/l erano morti, mentre pazienti con colesterolo
sopra 223 mg/l avevano una percentuale dimezzata.
Quando i sostenitori dell'ipotesi della necessità della riduzione del
colesterolo sono messi di fronte ai risultati che evidenziano le cattive
conseguenze associate ad un basso colesterolo —e ce ne sono molte altre—loro
normalmente controbattono che i pazienti ammalati seriamente sono spesso
malnutriti, e si attribuisce la causa del basso colesterolo alla malnutrizione.
Comunque, la mortalità dei pazienti di questo studio era indipendente dal loro
grado di nutrimento; un colesterolo basso è fattore predittivo di mortalità sia
che i pazienti siano nutriti bene o meno.
Indice
22/10/2005 Benefici del Colesterolo Alto I
22/10/2005 Benefici del Colesterolo Alto II
22/10/2005 Benefici del Colesterolo Alto III
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