Le mani della mafia sullexpo - ...
Petra Reski è una giornalista del settimanale tedesco
Die Zeit. Ha scritto il libro: “Mafia. Von Paten, pizzerien
und falschen priestern”. Il titolo in italiano sarebbe: “Mafia. Di
padrini, pizzerie e falsi sacerdoti”. Sarebbe perchè il libro, tradotto in
molte lingue, finora non ha trovato editori italiani. Petra descrive
l'inarrestabile penetrazione delle mafie italiane in Europa.
Per la Frankfurter Allgeimeine Zeitung il suo libro è il migliore sull'argomento
mai pubblicato. Petra ha ricevuto minacce e passa il tempo a difendersi nei
tribunali tedeschi da querele e denunce delle persone da lei citate.
Il libro è considerato il "Gomorra" tedesco e Petra rischia di fare la
fine di Saviano. Le mafie italiane sono, con tutta probabilità, la prima azienda
del nostro Paese. Il fatturato presunto è di 100/150 miliardi di euro
all'anno. Tutto in nero. Un capitale che va investito. Dopo l'Italia, mercato
ormai saturo di capitali mafiosi, c'è l'Europa. Il Pil di molti Paesi europei
dipende anche dai soldi riciclati della mafia. Esportiamo capitali e
mafie. Tra qualche anno Bruxelles sarà nostra, cosa nostra.
Intervista a Petra Reski
"Intervistatore (I.): Petra Reski, scrittrice e giornalista, è
autrice di un libro sulla 'ndragheta scritto in lingua tedesca,
considerata in Germania la miglior opera sull'argomento. Secondo lei perché le
mafie, in particolare la 'ndragheta, si sono così radicate all'estero?
Petra Reski (P.R.): Perché le leggi estere permettono cose che non
si possono fare in Italia, per esempio in Germania non esistono
intercettazioni ambientali nei locali pubblici, e anche nelle case è molto
difficile intercettare, gli investimenti frutto di riciclaggio è molto più
facile farli in Germania che in Italia. Il reato di associazione mafiosa in
Germania non esiste, dunque un soggetto della mafia può tranquillamente
investire tutti i suoi soldi in Germania senza essere controllato.
Ci sono migliaia di casi di, chiamiamoli "pizzaioli", che
vengono a lavorare in Germania con un reddito mensile di 800 euro e magari si
comprano un albergo, oppure delle strade intere.
I.: Per cui c'è un po' di connivenza anche con qualche tedesco?
P.R.: Per forza! Senza connivenza sarebbe impossibile anche in
Germania. I tedeschi si credono, purtroppo, un po' superiori al problema che non
vedono, pensano che la mafia sia un fenomeno solo italiano, di regioni un po'
arretrate del Sud Italia, dunque una cosa che non potrebbe mai
succedere in Germania, e invece in Germania è come in Italia. Con l'aiuto dei
politici, delle istituzioni e di avvocati disponibili, nella Germania degli
ultimi 40 anni sta accadendo ciò che accade in Italia da 150 anni.
I.: Ma ci sono zone più esposte a questo fenomeno oppure?
P.R.: Sì, questi mafiosi in Germania sono arrivati come emigranti
purtroppo. Nell'epoca degli anni '40 hanno iniziato a
installarsi nelle zone industriali tedesche. Dunque i centri della 'ndragheta
sono Duisburg, tutta la zona della Ruhr, Dortmund, tutt'attorno a Stoccarda.
Dopo la caduta del muro di Berlino, verso la metà degli anni '90, una parte
della 'ndragheta si è trasferita a Lipsia e in Sassonia.
I.: Infatti lei ha accennato alla vicenda di Duisburg in cui ci
furono 6 morti uccisi dalla 'ndragheta, e lei ha scritto un libro su questa
vicenda e ha avuto anche delle minacce.
P.R.: Sì diciamo che ho avuto delle minacce velate che solo un
italiano potrebbe capire molto bene perché per un tedesco sarebbe un po' più
difficile, come quando in un'occasione della presentazione del mio libro, ad
Hartford, cioè in Turingia, erano presenti dei personaggi
tedeschi che prima spiegavano in lungo e in largo che il riciclaggio in Germania
sarebbe impossibile, e poi, con degli italiani presenti, si felicitavano
espressamente per il mio coraggio, dicendomi "ammiro il suo coraggio, signora!".
Questo pochi istanti dopo aver fatto discorsi in difesa di certi personaggi che
mi hanno fatto causa per ciò che ho scritto nel mio libro. Dunque, per me, il
messaggio era chiaro. Vivo da 20 anni in Italia e da 20 anni mi occupo di mafia,
dunque quella situazione, in quel momento mi ricordava Michele Greco,
che davanti al Tribunale durante il maxiprocesso: "io ho un dono inestimabile,
signor giudice, questa è la pace interiore, auguro a lei e alla sua famiglia una
lunga vita".
I.: Ma lei nel suo libro ha rivelato cose utili ai giudici per il
proseguo dell'inchiesta?
P.R.: Sì, perché ovviamente, in seguito al massacro di Duisburg, la
Polizia federale, già prima, seguiva l'attività di certi clan, soprattutto
quelli legati alle vicende di Duisburg, dunque in quel caso da parte del clan
non c'è nessun interesse di suscitare l'attenzione pubblica.
I.: Certo, ma lei ha scritto dei nomi su questo libro che sono stati
censurati!
P.R.: Sì.
I.: Il governo italiano dice che è tutto sotto controllo, alcuni
addirittura dicono che in Italia la mafia non esiste.
P.R.: Addirittura?
I.: Sì, Beh Dell'Utri l'ha detto diverse volte.
P.R.: Ah sì è vero! Sì, anche in Germania dicono che la mafia non
esiste. E' divertente questo da sentire perché mi ricorda un mafioso attivo a
Milano negli anni '60, che dopo essere stato arrestato disse: "la mafia cos'è?
Un tipo di formaggio?" dunque la stessa cosa ora vale per la
Germania.
Siccome per i tedeschi la mafia è una cosa molto folkloristica da film, del
padrino, di romanzi eccetera, loro non possono neanche vagamente immaginarsi,
che il gentile pizzaiolo che saluta, e questo lo so anche da parte di questi che
sono stati uccisi a Duisburg, rinomati per essere stati dei buoni vicini, molto
gentili e disponibili, per un tedesco è impossibile immaginarsi questo.
E la politica tedesca, a parte il suo coinvolgimento diretto in particolari
casi, per loro riconoscere l'esistenza della mafia in Germania è un grande
problema perché ne creerebbe uno più grande nella coscienza pubblica, e
soprattutto l'unico problema per il governo tedesco sono gli islamisti,
non la mafia.
I.: Ma i nomi che lei ha fatto in questo libro, li ha scoperti lei
tramite indagini sue proprie, oppure com'è riuscita a raccogliere tutti questi
elementi che hanno messo insieme un quadro così variegato e anche inquietante,
della realtà mafiosa in Germania?
P.R.: Io veramente sono stata tirata dentro perché mi sono sempre
occupata di mafia solo in Italia, dunque questo era il seguito di Duisburg,
grazie al lavoro di giornalisti italiani ai quali rivolgo l'elogio
perché sono molto più bravi di quelli tedeschi a dire la verità, perché loro
sono stati i primi a fare i nomi degli italiani coinvolti nelle attività della 'ndragheta
in Germania
I.: Tipo? Di questi nomi?
P.R.: Non posso fare i nomi perché...
I.: non li può fare
P.R.: praticamente la mia attenzione è nata in seguito alla lettura
dei giornali italiani, dopo ho approfondito l'argomento in Germania, con le
conferme che mi venivano dalle indagini della Polizia tedesca.
I.: Lei attualmente vive in una località che non si dice perché ha
avuto queste minacce, ma quante cause ha collezionato con questo libro finora?
P.R.: Attualmente siamo arrivati alla quinta causa e due denuncie
penali di cui una è già stata archiviata e adesso vediamo
I.: ma per che motivo?
P.R.: per ora ho subito il cosiddetto provvedimento di urgenza per
proteggere i dati personali delle due persone di cui ho parlato nel mio libro.
Questa richiesta fu accolta dal Tribunale di Monaco di Baviera e di Duisburg in
questo caso. Adesso facciamo ricorso perché sono stata denunciata per
calunnia e cose varie...
I.: ha paura lei?
P.R.: No
I.: Quindi continuerà a fare il suo lavoro?
P.R.: Certo! Assolutamente. Perché non mi sarei mai aspettata che il
mio lavoro di indagine fosse vero come è stato confermato adesso.
I.: Ma secondo lei le economie nazionali europee,
hanno bisogno della mafia o no?
P.R.: In Germania io posso solo dire una cosa: in tanti hanno chiuso
gli occhi davanti agli investimenti della mafia, e li chiudono tuttora.
Soprattutto da dopo la caduta del muro i soldi della mafia nell'est erano i
benvenuti, purtroppo, e tuttora spesso si sa però si finge di non sapere. In
Germania il riciclaggio viene considerato un delitto minore. Dunque perciò
bisogna tenere d'occhio per così si distrugge non solo l'economia ma la
democrazia in generale. Se un 'ndraghetista si compra un albergo oppure un
immobile, rovina la concorrenza leale. E questo è un problema
per la democrazia ovviamente, perché loro, tramite le loro proprietà vogliono
esercitare anche un'influenza politica, in Germania.
I.: E che ne sappia lei, in Olanda, Belgio, Gran Bretagna, Norvegia
e tutta la Scandinavia in generale, la situazione com'è con le mafie?
Io so che tutto ciò che sto raccontando sulla Germania, non è molto diverso per
questi Paesi.
I.: Mafie importate dall'Italia?
P.R.: Importate dall'Italia. Ma soprattutto il problema più grande è
che in quei Paesi il reato di associazione mafiosa non è un reato penale.
Ad esempio in Germania le pene per il reato di associazione a delinquere sono
minime. In Germania un mafioso può girare tranquillamente. Forse è questa la
cosa più importante: associazione mafiosa dev'essere reato in tutta Europa,
perché in questo caso si potrebbe già arrestare uno che arriva da San Luca di
cui si sa appartenere a un clan. I mafiosi in Germania non commettono errori.
I.: Per quanto concerne il suo libro è scritto soltanto in lingua
tedesca?
P.R.: Sta per essere tradotto in 5 lingue fuorché l'italiano,
purtropppo.
I.: Perché?
P.R.: Non lo so, devo dire che ci sono un sacco di ottimi libri
sulla mafia, scritti da italiani che sono profondi conoscitori della mafia. Per
una casa editrice italiana la mafia non è un argomento nuovo,
dunque le capisco.
Ma la definizione di Gomorra tedesca che è stata data al suo libro è esatta
oppure no? Rispetto a Saviano.
Io trovo uno scandalo che uno come lui debba vivere nascosto mentre i mafiosi
girano liberi. Trovo altrettanto scandaloso che uno venga sepolto da processi
per un libro. Dimostra quanto loro ci temono."
Ps. Sabato 28 marzo all'Auditorium di Genzano (Roma) in via
Italo Belardi 81, le associazioni culturali "I
grilli del Pigneto" e "Officina delle idee" organizzano l'incontro
pubblico “Un sabato sotto la bandiera della legalità” con, tra gli altri, Sonia
Alfano, Salvatore Borsellino, Benny Calasanzio, Clementina Forleo. Sarà
possibile seguire l’incontro in
diretta streaming.
http://www.beppegrillo.it
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