Le attività degli ecocriminali
condizionano e gestiscono il mondo del lavoro e interi settori
economici. L'allarme dell'Alto commissario anticorruzione /
Mastella: «Preveniamo gli ecoreati» / LEGAMBIENTE:
«Business da 18miliardi l'anno» L'ecomafia è diventata un vero e
proprio «sistema eversivo di contropotere capillare ed insidioso in
grado di condizionare e gestire il mondo del lavoro e rilevanti settori
economici ed amministrativi». E il risultato è "un impatto ambientale
devastante" e un "abusivismo edilizio imponente e indiscriminato". A
lanciare l'allarme è lo studio dell'alto commissario anticorruzione sui
"pericoli di condizionamento della pubblica amministrazione da parte
della criminalità organizzata", presentato oggi al Cnel dall'Alto
commissario Gianfranco Tatozzi.
E se, secondo il dossier, «vicende quali l'emergenza rifiuti in
Campania, Porto Marghera, Priolo, Punta Perotti, gli spiaggiamenti di
navi sulle coste meridionali, testimoniano di un'emergenza ambientale
che incombe da tempo sul nostro paese», sono in realtà solo la punta
dell'iceberg, «casi eclatanti», rispetto a «molte altre realtà cresciute
all'ombra di condizionamenti economico-sociali di diversa natura», da
quelli industriali a quelli imposti dalla criminalità organizzata.
«L'inserimento nel ciclo del cemento - si legge nella relazione -
rappresenta per la criminalità organizzata un interesse di tipo
strategico ed il mezzo per imporre tangenti ed estorsioni che, unite ad
una illecita gestione delle procedure di assegnazione degli appalti,
determinano un sistema eversivo di contropotere capillare ed insidioso».
«L' impatto per l'ambiente che ne deriva - scrive l'alto commissario - è
devastante per ampie aree, investite anche da abusivismo edilizio
imponente e indiscriminato». Lo studio dell'Alto commissario sottolinea
come ormai «il traffico di rifiuti pericolosi trattati e smaltiti con
sistemi illegali costituisce una vera attività economica, lucrosa e ben
sviluppata».
19/11/2006 Archivio Contromafie
Archivio Mafia
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