Il ministro Pecoraro promette
l'introduzione dei crimini ambientali nell'ordinamento. Realacci:
«Inseriamoli nella legge Delega». Il convegno su "Una riforma di
civiltà" (SCARICA)
LEGAMBIENTE:
«Ecomafie
fruttano 180 miliardi» Nasce una task force tra il ministero
dell'ambiente e il ministero della Giustizia, per introdurre gli
ecoreati nel codice penale. Lo ha annunciato il ministro per l'ambiente
Alfonso Pecoraro Scanio, a margine del convegno organizzato da Legambiente
"La tutela penale dell'ambiente: una riforma di civiltà” oggi a Roma. «Noi
dobbiamo lavorare per inserire i reati ambientali nel codice penale - ha
detto Pecoraro Scanio -. Ne ho già parlato con Mastella, che mi farà avere
una persona di riferimento. Presso il ministero dell'Ambiente esiste già un
gruppo di lavoro che ci sta lavorando con Donato Ceglie e Maurizio Santoloci».
Sui tempi, secondo il ministro dell'ambiente «entro la fine dell'anno
dovrebbe essere pronto lo schema del provvedimento e il Parlamento, vista
l'unanimità degli schieramenti nella scorsa legislatura, dovrebbe approvarlo
in tempi brevi. La commissione giustizia e la commissione ambiente
potrebbero votarlo in sede legislativa».
In merito alla proposta del presidente della commissione ambiente
della Camera, Ermete Realacci di introdurre gli ecoreati nel codice penale
all'interno della revisione dei decreti attuativi della delega ambientale
(il codice dell'ambiente), secondo Pecoraro Scanio, «evitiamo di
sovraccaricare di norme il codice ambientale, in cui quelle penali non
possono esser inserite, se non c'é un mandato specifico». Inseriamo gli
ecoreati nella legge Delega. È la proposta del presidente della commissione
Ambiente, territorio e lavori pubblici Ermete Realacci. «Se c’è la volontà
politica – spiega Realacci – è una pratica realizzabile per la normativa
vigente e consentirebbe di accelerare i tempi per una riforma indispensabile
per la tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini. Ovviamente si
tratta di una prassi innovativa e va praticata con l’accordo delle
Commissioni parlamentari competenti – continua Realacci – Non dobbiamo
dimenticare che si tratta di una riforma di civiltà per il nostro paese e
già troppe legislature sono passate senza che questa necessaria innovazione
del nostro codice penale, che pure aveva sempre raccolto un consenso da
parte di tutti gli schieramenti politici, andasse a buon fine».
Il Consiglio d’Europa ha approvato, da tempo, un importante atto
d’indirizzo che impegna i Paesi membri a introdurre, nella propria
legislazione, adeguati strumenti di tutela penale dell’ambiente, e sebbene
il termine sia scaduto nel gennaio 2005, l’Italia è uno dei pochi paesi a
trovarsi ancora in uno stato di inadempienza. «L’approvazione di tale norma
– conclude Realacci – sarebbe un segnale di grande valore che questo
Parlamento può trasmettere al Paese».
19/11/2006 Archivio Contromafie
Archivio Mafia
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