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18/11/2006 Contromafie, beni confiscati all'illegalità (Elena Ciccarello – Narcomafie, www.lanuovaecologia.it)

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«Da Libera Terra nasce un'economia pulita», le parole del presidente del Conapi Cavazzoni agli Stati generali dell'Antimafia. Una normativa antimafia organica e non emergenziale, un'agenzia nazionale per la gestione dei beni, una procedura veloce e trasparente per la loro assegnazione e fondi che ne favoriscano la messa in produzione. Le proposte del gruppo di lavoro "Le mafie restituiscono il maltolto"/ELENA CICCARELLO (Narcomafie.it)
 

«Non basta intervenire perché diventi più agevole e proficuo l’utilizzo a fini sociali dei beni confiscati. A partire dall’esperienza di Libera Terra si può sviluppare e fare crescere una nuova economia, pulita e alternativa». Questa la linea che Lucio Cavazzoni, presidente del Conapi e tutor del gruppo di lavoro sui beni confiscati alla mafia, ha proposto alla platea degli intervenuti a questa seconda giornata degli Stati generali dell’antimafia organizzati a Roma dall’associazione Libera. L’idea di un’economia trasparente, che parta dall’esempio delle cooperative che oggi lavorano e rendono produttivi i patrimoni che erano dei boss, è stata condivisa e sostenuta dai partecipanti, ma nel corso della giornata l’attenzione è stata poi catturata dalle testimonianze dei tanti e troppi problemi che ancora riguardano la gestione dei beni confiscati.

«Presto non avremo più nulla da sequestrare perché gli interessati, i mafiosi, hanno imparato a proteggere i loro beni», ha denunciato il giudice del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Antonella Vertaldi. I rappresentanti delle cooperative che gestiscono alcune terre confiscate alla mafia, come la “Placido Rizzotto”, “Lavoro e non solo”, “NoE”, “Casa dei Giovani”e “Valle del Marro”, hanno sottolineato l’assoluta necessità di fondi da investire al momento dell’assegnazione del bene e durante tutti i passaggi necessari a farne un’attività economica realmente capace di esistere sul mercato. Nel migliore dei casi si tratta di campi abbandonati o di edifici vandalizzati, che richiedono numerosi interventi prima diventare realmente produttivi. «L’accompagnamento di un ente locale nella gestione del bene è indispensabile. Nessuno può sostenere la spesa di renderlo fruibile - ha ribadito la dirigente dell’ufficio beni confiscati del comune di Bagheria (Pa) - ma non esiste una normativa che disciplini o preveda chiaramente questo intervento da parte dei comuni».

Durante la giornata di lavoro è comunque emerso il forte valore simbolico e di promozione della legalità che l’assegnazione dei beni confiscati esercita sul territorio. Queste esperienze hanno dimostrato di contaminare positivamente l’ambiente in cui si situano, un valore che meriterebbe più attenzione: «le cooperative sociali che lavorano sui beni confiscati sono strumenti di contrasto alla mafia, non dimentichiamolo», così uno degli ultimi interventi, quello di Giacomo Messina, dipendente della Calcestruzzi Ericina.

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