L'intervento del maestro di sport
alla tre giorni di Libera per la Legalità
/ di ELISA SPERETTA (Narcomafie.it) Cosa porta un ex allenatore di
campioni di atletica ed ex dirigente Coni al palco di Contromafie? Con
questa domanda Bianca Berlinguer ha chiesto a Sandro Donati, oggi maestro
dello sport e consulente dell’Agenzia mondiale antidoping, di presentare la
sua esperienza e il suo contributo a Libera. La risposta sta, come ha
spiegato Donati, nell’enorme
business del traffico illegale di sostanze dopanti, un mercato illegale
in mano a un dedalo di mafie internazionali. Negli ultimi dieci anni,
infatti, gli scandali doping non hanno solo toccato sempre di più gli atleti
professionisti, ma hanno riguardato il mondo amatoriale, con
un’impressionante escalation di abusi di farmaci “prestazionali”, volti cioè
a migliorare le proprie performance, tra i frequentatori delle palestre o
particolari categorie che vivono situazioni di stress, come i militari o i
membri di forze dell’ordine.
Il mercato dei traffici dopanti è analogo, se non in alcuni casi
sovrapponibile, a quello delle sostanze stupefacenti, ma le istituzioni
internazionali stentano a comprendere la gravità del fenomeno, nonostante il
costante aumento di sequestri record avvenuti nel mondo. L’Italia si è
dotata nel 2000 di una legge ad hoc, che ha avuto una buona applicazione, ma
la vera sfida resta sul piano internazionale, livello a cui va
necessariamente ricondotta una strategia globale di contrasto, data la
natura transnazionale delle mafie che gestiscono il traffico. La
globalizzazione ha prodotto inoltre un significativo cambiamento nelle
modalità stesse del traffico, che avviene sempre di più tramite internet,
con prenotazione on line dei prodotti, riuscendo così ad aggirare i
controlli alle dogane ed evitando i rischi del trasporto fisico.
Anche le grandi rotte tradizionali del doping (in particolare quella
ex sovietica) si stanno modificando, con la crescita continua della fetta di
mercato in mano ai colossi asiatici della Cina, dell’India e della
Tailandia. Dietro le quinte, agiscono le grandi lobby dello sport, e le
aziende farmaceutiche, in particolare quelle multinazionali, che immettono
sul mercato un quantitativo di farmaci assolutamente superiore rispetto al
numero di malati, e che finiscono nel circuito amatoriale. Urge dunque, ha
concluso Donati, un’azione di contrasto più incisiva, coordinata tra
istituzioni internazionali, e una polita preventiva in grado di restituire
allo sport il significato formativo (nonché pedagogico) che pare avere
perso. (Elisa Speretta – Narcomafie)
19/11/2006 Archivio Contromafie
Archivio Mafia
|