La riflessione del vescovo di
Locri GianCarlo Maria Bregantini dopo l'omicidio di Francesco Fortugno,
vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria. Un attacco alla
'ndrangheta
Proprio mentre la Diocesi tutta, in una serata memorabile per
partecipazione e luce, celebrava l’inizio del suo Congresso eucaristico
diocesano segno di riconciliazione nel sangue del Cristo “versato per amore”
in luoghi dove tanto sangue è stato versato, è giunta la notizia della
barbara uccisione dell’On. Francesco Fortugno, il cui sangue si aggiunge al
tanto sangue già sparso in questa terra.
1. La tragedia che ha colpito questa famiglia, cui va la nostra
affettuosissima solidarietà per lo spessore umano e politico del loro
congiunto, unito ad una preziosa amabilità umana, è di una valenza negativa
enorme. È paragonabile, per la Locride, ai più gravi delitti della mafia in
Sicilia. Esprimiamo perciò subito una netta, ferma, implacabile condanna per
chi ha eseguito il delitto e per chi lo ha comandato.
Un delitto che può essere letto così:
- La ‘ndrangheta vuole dominare e sottomettere la politica, perché sia
strumento docile e succube ai suoi enormi interessi economici.
- La ‘ndrangheta cerca perciò di spezzare i legami tra la gente e la classe
politica, per ricondurli a sé, perché solo così possa meglio dominare e
piegare entrambi.
- La ‘ndrangheta lancia nel contempo a tutti noi un macabro messaggio di
umiliazione sociale, per intimorire e paralizzare ogni altra azione di bene
e di sviluppo.
2. Se questa è la realtà proprio questo orribile fatto ci spinge a
REAGIRE, operando precise scelte coraggiose:
- Ridare speranza, raccogliendo la forte indignazione che sale al cielo dal
cuore ferito di tutti gli uomini e donne di buona volontà.
- accrescere la stima per la vita e l’impegno della classe politica,
chiedendo ad essa di star vicino alla gente, ascoltare, capire, intrecciarsi
con le loro attese e speranze.
- attuare una forte, vasta e decisa purificazione etica, in tutti gli
ambienti.
3. Di fronte a tutto questo, ci impegniamo a quelle tre scelte che
già il santo Vescovo don Tonino Bello aveva attuato ed indicato, cioè
annunciare, denunciare, rinunciare:
- mantenere vigili le coscienze, di fronte ad ogni male, anche piccolo,
chiedendo a tutti, sacerdoti e laici, di essere coraggiosi e consequenziali
anche fino al martirio;
- pregare sempre di più, specie davanti all’Eucarestia, in un’adorazione che
abitui ed alleni tutti noi, specie i giovani, ad adorare solo e soltanto la
grandezza di Dio, senza mai piegare il capo di fronte al male e di fronte
agli altri idoli, per non essere succubi dei prepotenti e così trasformare
la notte del dolore in luce pasquale;
- digiunare per la conversione dei delinquenti. Non sembri fuori luogo
questa proposta. Ma è la più efficace forma di non-violenza, che da sempre
le coscienze coraggiose hanno attuato, per risvegliare le coscienze dei
deboli, allenandoci così ad un’etica di speranza e di coraggio.
4. Ma nello stesso tempo, è necessario che lo Stato, cioè la
coscienza di chi ci guida e ci governa prenda seriamente a cuore il Caso
Calabria, che finora è stato non solo sottovalutato ma soprattutto
dimenticato. Occorrono indagini più intelligenti ed organizzate, per scovare
assolutamente i colpevoli ed assicurarli alla giustizia e alla gogna di
tutti. Chi fa il male deve essere umiliato nel suo falso “onore” perché
ritrovi la forza di cambiare. Se occorre la zona deve essere militarizzata,
perché i colpevoli sentano la forza dello Stato. La Guardia di Finanza deve
poter seguire, con tutti i mezzi più raffinati e moderni, il crescere dei
circuiti economici, come gli appalti, le costruzioni, i giri del denaro,
l’arroganza dell’usura, il gioco interessato e spesso miope delle banche...
È il denaro che interessa alla ‘ndrangheta.
E perciò. oltre alla purificazione etica, occorre una forte purificazione
economica.
5. Infine, facciamo appello alla giustizia di Dio, giustizia certa,
che insegue con determinazione i passi, tristissimi, degli uccisori e di chi
ha ordinato questo infame delitto, chiarissimo per le sue palesi modalità
mafiose. Chi ha fatto il male, dice la Bibbia, lo paga sempre. Sempre! Ne
siamo certi e lo diciamo pubblicamente, perché si fermi questa catena
assurda di violazione della sacralità della vita umana.
Con lacrime amare, annunciamo ancora la bellezza della vita con
rigenerato coraggio, dono dello Spirito che sempre ci consola e tutto sa
rinnovare, perché con il lavoro e le imprese, anche la faccia della Locride,
così insanguinata, eppure così bella, cammini fiduciosa sulle strade del
coraggio nel suo futuro.
25 ottobre 2005
*Vescovo di Locri
Archivio Mafia
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