Francesco
Fortugno
L’uccisione di Francesco Fortugno, l’esponente della
Margherita e vicepresidente della Regione Calabria assassinato
ieri pomeriggio a Locri, getta un’ombra di sconcerto sulle
primarie dell’Unione. Le circostanze di questa morte del resto
non si possono ignorare: mentre quattro milioni di persone si
mettono in fila per celebrare la democrazia, fra schede
fotocopiate e un po’ di sana improvvisazione nei seggi, un
rappresentante delle istituzioni viene freddato proprio in uno
dei locali adibiti alla consultazione del centrosinistra.
Viene da chiedersi: è ancora questa l’Italia? Un paese
nel quale ci si deve sentire intimiditi quando si frequentano i
luoghi della partecipazione? Nel quale chi si prende la
responsabilità di agire in politica, specialmente nel meridione,
deve sentirsi il fucile puntato alle spalle? È semplicemente
atroce pensarlo ed è un brusco risveglio, un vero e proprio
segnale di abbrutimento della vita civile, quello che alle
cinque della sera (o giù di lì) è giunto ieri dalla locride.
Certo è che questo episodio, se da una parte deprime la
democrazia, dall’altra ne esalta le funzioni. Vale la pena
perciò di ricordare con forza, nello sdegno per quanto è
accaduto in una regione ancora sotto lo scacco della criminalità
organizzata, come questa domenica d’autunno abbia segnato un
passo importante per il paese. Non erano in molti ad attendersi
un risultato tanto sostanzioso dalle primarie ed è lecito
interpretare le file davanti ai seggi come un bisogno, sincero e
profondo, di rinnovamento della società italiana.
Saprà il “popolo delle primarie” arrivare fino al fondo
di questa battaglia? E saprà il centrosinistra dare una risposta
concreta a tante speranze, andando oltre le scaramucce che anche
ieri pomeriggio, complice l’inopportuno tempismo di Clemente
Mastella, sono tornate a manifestarsi? La risposta si avrà
soltanto dopo le elezioni, quelle vere, che contrapporranno i
candidati dei due schieramenti. Ma intanto la festa della
partecipazione, nonostante l’omicidio di Francesco Fortugno
raggeli i sorrisi, è andata bene. E fra sei mesi, chissà.
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