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26/12/2006 Senatore Fuda difende il suo decreto per i reati finanziari (http://www.canisciolti.info/)

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Prima che riprenda il balletto della disinformazione fine a se stessa, ritengo indispensabile fare un po' di chiarezza su alcuni punti fondamentali di un disegno di legge che è stato oggetto di tante critiche ma di nessun approfondimento". Lo afferma il senatore Pietro Fuda, autore della modifica alla finanziaria in Senato sui reati contabili che domani sarà cancellata dal governo, con apposito decreto.

 

"Il testo dal quale è stato estrapolato il comma della discordia - sottolinea Fuda - ha un contenuto ben differente da quello veicolato in questi giorni: è un testo articolato, tanto contestato quanto mal interpretato. Un disegno di legge di cui mi assumo la totale responsabilità, che risponde ad un'istanza di civiltà giuridica, dando effettività al principio della personalità della responsabilità, e conseguentemente dell'illecito, del pubblico funzionario o del dipendente dello Stato e degli enti pubblici, affermato dall'art. 1 della L. 20/1994, in attuazione dell'art. 28 della Costituzione. Il mio disegno di legge è stato firmato anche da alcuni autorevoli colleghi, esclusivamente in base ad un rapporto di fiducia di cui vado fiero e che mi impone, più di ogni altra motivazione, di dare ai troppi superficiali detrattori gli strumenti per poter parlare con cognizione di causa. Sperando che possano comprendere che il problema esiste, è reale e va affrontato con urgenza e che si dovrebbe, se mai, discutere su un'eventuale miglioramento della formulazione del testo presentato (anche con l'affermazione espressa della non retroattività), invece di continuare a disinformare e cercare lo scandalo dove non c'è".

"Basterebbe una domanda - prosegue Fuda - per comprendere l'abbaglio preso: come si può ammettere che, in via di interpretazione, alcuni soggetti possano essere perseguiti dopo decenni ed in via indefinita? Appunto tale abnormità, e solo questa, si voleva eliminare, imponendo che l'azione cominci comunque entro i cinque anni, consentendo la possibilità concreta di difesa quale garanzia del giusto processo: la legge è uguale per tutti, ed è indispensabile intervenire per evitare di avere figli e figliastri davanti a qualsiasi tribunale. E dunque non esonerare qualcuno dal processo, ma permettere che l'azione sia avviata entro i cinque anni, senza limitazioni del periodo necessario per il completamento dell'azione. Il caso più ricorrente è quello dell'espropriazione illegittima: l'amministratore viene perseguito al termine di lunghissime cause intentate contro l'amministrazione espropriante dai proprietari lesi. Si è commesso un errore grossolano quando si è sostenuto che il disegno di legge si riferisce alla responsabilità diretta, che deriva immediatamente all'Ente pubblico dalla condotta dell'amministratore.

I casi di responsabilità per illecite coincidenze, di danni conseguenti a concussioni, tangenti ed abusi, illecita erogazione di fondi comunitari, incarichi illegittimi, e via dicendo, sono stati, tutti, indicati a sproposito: la norma non riguarda i danni diretti, ma la responsabilità per danno indiretto, che è la conseguenza di un giudizio civile tra l'amministrazione e terzi danneggiati, avente ad oggetto un comportamento illegittimo, come nel caso di responsabilità per mancata espropriazione legittima, che richiede un'azione di risarcimento dei danni. Molti sono stati gli errori interpretativi del DDL sui quali bisognerebbe soffermarsi: non riguarda reati contabili, ma semplici illegittimità amministrative. Né contempla alcuna ipotesi di retroattività o volontà di cancellare giudizi pendenti; chi lo continua ad affermare ignora i principi basilari della legge: tutti sanno (o dovrebbero sapere) che il termine quinquennale non impone che in cinque anni debba essere ultimata la causa, bensì solo che debba essere promossa l'azione o interrotto il termine, con un semplice atto interruttivo della prescrizione (quale l'invito a dedurre o una richiesta scritta della Procura della Corte dei Conti o della stessa Amministrazione danneggiata)".

"Non sono affatto pentito - dice ancora Fuda - di aver presentato il DDL, ma sono molto amareggiato e preoccupato per l'ansia inquisitoria che sta accompagnando la maggioranza dei commenti superficiali ed errati. Non riesco a comprendere le ragioni che hanno dato il via ad una corsa alla disinformazione che non potrà che nuocere a tutti i livelli.Non volevo offendere nessuno, non volevo alcun colpo di spugna. Sarebbe sufficiente leggere con attenzione il DDL per dare un'interpretazione ben diversa all'intera vicenda, e comprendere che il problema sottoposto all'attenzione di tutti indubbiamente esiste, e va risolto: nella responsabilità indiretta è irragionevolmente abolito, o prorogato per decenni, il termine della contestazione, che dovrebbe essere quinquennale. Si tratta di un fatto grave, che lede i principi costituzionali e diventa di rilevanza comunitaria, esattamente come quello sulla ragionevole durata dei processi che, nel giudizio penale, è stato censurato con condanna comunitaria, costringendo il legislatore nazionale ad emanare la cd legge Pinto, che introduce l'ipotesi di responsabilità dello Stato per danni derivanti da irragionevole durata dei procedimenti.

Se ci fermiamo un attimo a ragionare forse riusciremo almeno ad evitare un'altra censura europea". Fuda, infine, replica alle critiche del senatore Udc Pionati. "Non riesco a capire se Pionati ha commesso una semplice leggerezza, comprensibile in questo periodo natalizio da dopo sciopero giornalistico, o se fa anche lui parte di quella schiera di "commentatori" pronti a rilasciare dichiarazioni senza prima informarsi sui contenuti di ciò che si apprestano a criticare.Come ho avuto modo di ripetere fino alla noia, il comma 1346 porta impropriamente il mio nome, ma non ha nulla a che vedere con il ben più articolato disegno di legge che anche oggi ho provato a spiegare nelle sue tante sfaccettature. Spiegare, non difendere: spiegare per consentire a tutti, anche ai commentatori frettolosi dell'ultima ora, oltre che ai responsabili di comunicazione di questo o quel partito, di comprendere di cosa stiamo parlando".

"Non ho mai voluto - precisa ancora una volta - mettere in discussione la cancellazione del comma all'interno della Finanziaria. Vorrei solo che si smettesse di attribuire a me una singola frase che, staccata dal contesto nel quale è nata, diventa solo un modo per criticare una manovra Finanziaria di altissimo livello. E forse è proprio questo il problema: l'unico modo per attaccare l'operato di Prodi e del suo governo è continuare con la disinformazione

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