L'Italia e' in una condizione di emergenza
democratica, il governo deve andare a casa. Cosi' il leader di FI,
Berlusconi. 'Cinque istituzioni dello Stato sono state occupate dal
centrosinistra', ha affermato l'ex premier in un comizio a Termoli. Poi ha
preso di mira il ddl Gentiloni: 'Hanno presentato un ddl che chiuderebbe
le tv Mediaset, non e' una democrazia se una delle parti in campo abbia il
timore o debba avere la paura che l'altra vinca e si schieri contro di
lei'.
Non sarà la manifestazione oceanica promessa e annunciata da mesi
contro la Finanziaria, ma a Vicenza il centrodestra farà le prove generali
sulla discussa 'strategia della piazza', che ha animato per settimane il
dibattito fra leader. Ci saranno Silvio Berlusconi, Umberto Bossi e
Gianfranco Fini, mancherà Pier Ferdinando Casini. Rispecchiando, la
tabella dei presenti e degli assenti, la strategia (le strategie) della
Cdl di fronte alla manovra. L'avvio di un offensiva contro l'esecutivo
trova espressione nel diluvio di comunicati che invitano il presidente del
Consiglio a dimettersi. Il Cavaliere, dal canto suo, aveva chiesto solo
ieri lo scalpo del premier, e oggi in Molise ha ribadito: "Mandate a tutta
l'Italia questo messaggio: questo governo non funziona e deve andare a
casa". Il ricorso alla piazza, tuona l'ex premier, "è un diritto
costituzionale". Nella Cdl, però, alcuni preferiscono evitare la parola 'spallata'.
E riaffiora intanto il tema della ledership, con un botta e risposta
Fini-Berlusconi soffocato da una nota del leader di An che ribadisce: il
nostro obiettivo è mandare a casa il Professore.
Vicenza, teatro alcuni mesi fa del duello Berlusconi-Della Valle, è il
palcoscenico ideale per saggiare gli umori del Nord-est verso il governo.
"Domani sarò in piazza, puntuale, come si conviene a un buo milanese",
assicura l'ex premier, contro un governo "bocciato" dalle agenzie di
rating. Di un premier "imbarazzato per il declassamento dell'Italia parla
Fini, assicurando la sua presenza a Vicenza (così come la Lega), contro un
esecutivo per il quale è iniziato "il conto alla rovescia". Diversa la
scelta dell'Udc. Non ci sarà il segretario Cesa, e non a causa di una
bronchite, come aveva assicurato in un'intervista a 'Libero' il Cavaliere.
"Non ci sarò, e non per un banale raffreddore come ha detto qualcuno, ma
perché il nostro partito - spiega in una nota - sta costruendo
un'alternativa al governo Prodi attraverso un percorso diverso.
Questo vale per domani e varrà per tutte le altre manifestazioni non
concordate preventivamente con noi". Per i centristi marcheranno presenza
alcuni deputati veneti, Carlo Giovanardi compreso. Non piace lo 'smarcamento'
dell'Udc alla Lega, che con Maroni sottolinea come "il fatto che l'Udc non
sarà a Vicenza è l'ulteriore conferma che la Cdl come l'abbiamo conosciuta
non ci sarà piu". In molti, nel centrodestra, battono su un punto: Prodi
vada via. Lo ha chiesto ieri Berlusconi, lo ha ribadito oggi Altero
Matteoli (An) facendone una questione di "dignità" e Roberto Calderoli
(Lega) spiegando che "il dopo Prodi è già iniziato". E di esecutivo "dall'encefalogramma
piatto" ha parlato Giulio Tremonti (Fi). A non tutti, però, convince la
formula della 'spallata'. "Non si tratta di parlare di spallata -
sottolinea - parlerei invece di pressione continua", precisa Ignazio La
Russa.
"La spallata va data nelle Aule parlamentari - distingue Roberto Maroni
- va detto però che senza la piazza la spallata non si dà, con la piazza è
più facile". Ma la giornata della Cdl è stata agitata anche dal tema della
leadership. A Repubblica Tv Fini premette che "non ha senso dividersi" su
chi guiderà la Cdl se dovesse cadere Prodi: "Ci metteremmo subito intorno
a un tavolo per decidere". Poi però avverte: "Nulla è scontato, e questo
la sa per primo Berlusconi". Il quale, interpellato a sua volta sulle
parole dell'alleato, è perentorio: quello sul leader "è un problema che
non esiste". Poi è il presidente di An ha tentare di archiviare la
questione. "E' ridicolo - spiega in una nota - ipotizzare divisioni quando
non ci sono. E' evidente che non c'è alcuna divaricazione tra noi, perché
entrambi lavoriamo convintamene perché l'Italia si liberi il prima
possibile di Prodi".
E quando cadrà l'esecutivo, è l'auspicio del leader della destra,
"democrazia vuole che si torni al voto". Tema, quello della ledership, sul
quale l'Udc ha più volte espresso i suoi convincimenti, contestando
platealmente la guida di Berlusconi. Analisi distante dal giudizio del
Carroccio, messo nero su bianco da Maroni. Il capogruppo alla Camera prima
bolla le parole di Fini come "vagamente iettatorie", poi aggiunge: "In
ogni democrazia il leader è quello del partito più grande della
coalizione. Mi rifiuto di pensare che non ci sia in Forza Italia qualcuno
in grado di fare il premier. C'è, ad esempio, Tremonti, o altri. E quindi
il premier deve essere espressione di FI, ma solo quando Berlusconi lo
deciderà
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29/09/2006 Varata la Finanziaria da 33,4 mld
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