Il titolo di una nota inchiesta del settimanale L'Espresso sulla
speculazione edilizia nella capitale, riecheggia in questi giorni di
inchieste sulla corruzione: Capitale corrotta, Nazione infetta. Si',
ci sono politici e imprenditori corrotti ma, alla fine, e' il popolo
italiano ad essere corrotto. La societa' civile al pari di quella politica
e' marcia, si dice. Un'abile operazione che tende a farci accettare quanto
sta accadendo a politicanti e simil imprenditori. Il sistema italiano e'
ingessato, si afferma, e il tutto provoca la corruzione dilagante in atto.
Insomma la colpa sarebbe della burocrazia che impedirebbe al cittadino
italiano, imprenditore o meno, di "fare". Vero e' che la Heritage
Foundation e il Wall Street Journal nella classifica
compilata sulla liberta' economica nel mondo pongono l'Italia al
76 posto, addirittura dietro il Kazakhistan, ma la
burocrazia non e' un ente astratto ma sono persone e norme che
interferiscono con la nostra esistenza.
Come si fa a uscirne fuori?
Iniziamo dalle norme.
Chi deve modificarle?
Chi governa, a tutti i livelli, cioe' i cosiddetti politici. Abbiamo un
ministero apposito, quello della Pubblica amministrazione e Innovazione,
il cui ministro, Renato Brunetta, dopo appena due anni ha pensato bene di
candidarsi alla carica di Sindaco di Venezia, cioe' di mollare l'incarico
ministeriale, abbandona la postazione, insomma. C'e' un altro ministero
quello della Semplificazione Normativa, che a rigor di logica dovrebbe
confluire nel precedente ministero, ma un posto di ministro non si nega a
nessuno. Non ci sembra che ci sia la volonta' di risolvere
alcunche' e, allora, la responsabilita' diamola a chi ce l'ha:
l'attuale governo (anche i precedenti). A livello locale ci sono
assessorati e commissioni per la semplificazione amministrativa: non se ne
fa nulla. Il personale burocratico in questa situazione si adegua e lucra.
L'Italia continua a scendere nelle graduatorie internazionali per
efficienza: l'anno scorso eravamo al 64 posto quest'anno al 76.
Non se ne esce.
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