E
venne il venti ottobre. Sofferto, sospirato, temuto come forse non
accadeva da tempo, per una manifestazione di sinistra. Ma il timore questa
volta non ha niente a che fare con gli scontri, la polizia, gli agguati,
gli infiltrati. Anche se, a dirla tutta, per capire cosa accadrà da
domenica nel mondo della sinistra italiana, sarà importante vedere chi si
porrà al centro della piazza, chi guiderà la manifestazione, attraverso
quali slogan e parole d'ordine.
C'è chi ad esempio, come il parlamentare indipendente Prc Francesco
Caruso, parla apertamente di una presenza calibrata "come network delle
comunità in movimento e centri sociali, con uno spezzone dichiaratamente e
apertamente in opposizione alle politiche economiche e sociali del governo
Prodi, con uno striscione d'apertura molto chiaro: "Contro il governo
della precarietà, casa e reddito per tutti". Interessante registrare dove
lo striscione troverà collocazione nel serpentone del corteo.
La posizione di Caruso, politicamente vicina a quelle espresse da Gianni
Rinaldini e Giorgio Cremaschi, richiamati alla partecipazione dalla stessa
Rifondazione, e presenti per ribadire quella parte di "no" incassato
all'ultimo referendum sindacale, non è però almeno numericamente quella
che alla fine dovrebbe prevalere nel corso della manifestazione. La
vigilia è stata infatti caratterizzata da un coro pressoché unanime di
voci che parlano di un appuntamento non antigovernativo, ma propedeutico
per rilanciare l'intesa proprio fra il governo e l'ala sinistra
dell'Unione, in cerca di identità soprattutto dopo l'avvenuta fusione di
Ds e Dl nel Pd, marchiata dalla vittoria schiacciante di Veltroni domenica
scorsa.
Sale così alla ribalta un altro dei temi scottanti legati a questo venti
ottobre, quello riguardante la formazione di un novo soggetto politico
unitario a sinistra. E' questa la prima tappa di tale processo? Si potrà
partire da questa data per arrivare entro la fine dell'anno a una concreta
realizzazione di un percorso di ancora non chiara definizione?
Lo abbiamo chiesto a Giorgio Mele, esponente di Sd, che al contrario del
movimento di partito al quale aderisce ha deciso di esserci: "Io vado
perché penso che sia importante mantenere e riaffermare con le altre forze
della sinistra la nostra presenza, per tenere aperte le porte del dialogo
e costruire insieme l'unità della sinistra. D'altra parte ci sono temi
comuni, come il precariato, che giustificano la partecipazione di tutta la
sinistra alla manifestazione. E credo che dal 21 ottobre si debba lavorare
alacremente per riuscire, entro la fine dell'anno solare, una sede
politica culturale e sociale comune".
Analoga la lettura di Paolo Cento, che pure ci conferma di non partecipare
al corteo: "Credo che sia una manifestazione importante, per riequilibrare
il governo dopo la nascita del Pd e il protocollo welfare; ma non la si
può confondere per una manifestazione contro il governo. A me piace
definirla "di popolo": e anche se i verdi non aderito, ci saranno per
raccogliere le firme contro gli Ogm, e per tentare di marginalizzare
quelle differenze che si sono espresse nell'ultimo periodo all'interno
della sinistra. Ad ogni modo mi auguro che tutto riesca alla perfezione".
E sulla scelta di non andare, Cento ricorda che "i rappresentanti delle
istituzioni hanno preferito declinare la loro presenza, anche perché
abbiamo altre modalità per poter esprimere le nostre opinioni".
Un nodo che ha tenuto banco in questi giorni di preparazione è stata
infatti la partecipazione dei ministri del governo, rimasta in bilico sino
all'ultimo nelle intenzioni di alcuni (leggi Ferrero), ma che poi ha
trovato la sua posizione ufficiale attraverso le esternazioni del
presidente della Camera Fausto Bertinotti, che ha testualmente parlato di
"sgrammaticatura" nel caso della presenza di titolari di dicasteri della
Repubblica ("ognuno faccia il suo mestiere"), comunque aggiungendo che "un
centrosinistra con la vista lunga deve guardare con complicità ai
Movimenti, anche a quelli critici nei suoi confronti. Il governo dovrebbe
essere interessato ad avere un interlocutore critico che si proponga di
scuotere un contesto sociale dominato dai Poteri Forti".
Lo stesso ministro Ferrero, alla fine di una giornata per lui densa di
interventi e dichiarazioni, ha messo un punto sulla questione affermando
che "troppo spesso il dibattito politico oscura i problemi sociali invece
di evidenziarli; per questo, per non contribuire all'oscuramento
dell'evento, nell'augurare il pieno successo della manifestazione, accolgo
l'invito a non partecipare. Buona manifestazione compagne e compagni",
chiosa il ministro, non senza prima aver ricordato di che ci trova ad
assistere a "una manifestazione della sinistra, ma non contro il governo".
Sul fronte Pdci, recuperiamo telefonicamente la testimonianza di Pino
Sgobio (capogruppo alla Camera), il quale non esita a definire
l'appuntamento come "un invito ai lavoratori a partecipare, per una
manifestazione che costringa a mettere al centro dell'agenda politica il
problema-lavoro e il tema dei lavoratori. In questi termini potrebbe
trasformarsi anche nella prima tappa di un processo più lungo, da
concretizzarsi possibilmente entro la fine dell'anno, in modo tale da
creare dentro l'Unione un nuovo equilibro tra centro e sinistra, dopo la
perdita dei Ds". Alle sue considerazioni fanno da controcanto quelle di
Manuela Palermi (capogruppo al Senato): "Saremo in piazza per il governo
Prodi".
Torna dunque l'esigenza di trovare la chiave politica adatta per
l'immediato futuro, e per molti l'inizio di una nuova fase comincia
proprio dopo il venti ottobre. Per molti, ma non per tutti. In tal senso,
l'esito del corteo di certo comincerà a dare delle indicazioni importanti,
a partire dal numero di persone che raccoglieranno l'invito ad esserci,
passando per la ricezione mediatica che si produrrà dell'evento (altro
argomento molto dibattuto nei giorni precedenti), per finire con il taglio
politico che alla fine emergerà, dopo il confronto in seno al corteo
stesso, che rivelerà le due anime agli antipodi ma entrambi presenti nel
cuore della manifestazione, quella governativa e quella antigovernativa.
Facile gioco per uno come Berlusconi parlare di "contraddizioni insanabili
nella sinistra", lui che il termine precariato forse non ha neanche capito
bene cosa significhi; così come agevole appare, non solo per l'opposizione
ma anche da alcuni settori della maggioranza, definire "curiosa" se non
"incomprensibile" una manifestazione che contemporaneamente vorrebbe
accreditarsi "pro" e "contro" l'esecutivo guidato dal premier Romano
Prodi.
A questo punto non resta che rammentare quale sia stata la "chiamata alle
armi" del comitato promotore di questa giornata, che invita a "una grande
manifestazione di popolo contro tutte le precarietà. Una manifestazione
che mette al centro il merito dei problemi sociali che restano aperti, dal
lavoro ai diritti civili, dalla pace al degrado del territorio. Una
manifestazione che non e' un referendum sul governo, bensì un promemoria
critico su molte scelte del governo che ci lasciano insoddisfatti".
Bisognerà poi provare a comprendere se, una volta terminati gli slogan,
arrotolati gli striscioni e riposte le bandiere, l'orizzonte si profilerà
ancora denso di confuse nubi, o comincerà a far capolino qualche spiraglio
di luce.
Emiliano Sbaraglia - aprileonline
http://www.aprileonline.info
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