Entro il 2015 l'Asia avrà una forza lavoro accresciuta di 200
milioni di persone rispetto a quella attuale, che ammonta già a un miliardo e
800 milioni, ed il continente rischia di non essere in grado di creare gli
impieghi necessari a riassorbire la povertà e l'onnipresente mercato nero del
lavoro. Lo prevede un rapporto dell'Ufficio Internazionale del Lavoro (Ilo)
delle Nazioni Unite presentato in Occasione del Forum sul lavoro organizzato
dalla stessa agenzia Onu a Pechino.
Lo studio rileva che "resta molto da fare" per migliorare la
qualità dei posti di lavoro e assicurare per il futuro una ripartizione migliore
dei benefici della crescita economica della regione. "L'Asia - si legge ancora
nel rapporto dell'Ilo - registra un progresso senza precedenti in termini di
crescita e sviluppo. Nello stesso tempo però la fragilità che accompagna una
pressione accresciuta sull'ambiente, l' insicurezza economica, i problemi di
gestione e l'ineguale ripartizione delle ricchezze costituiscono altrettante
minacce per lo sviluppo futuro della regione". Secondo l'Ilo, il settore
trainante da qui al 2015 diverrà quello terziario, che rappresenterà il 41% dei
posti di lavoro in Asia.
Gli impieghi nel settore industriale aumenteranno dal 23,1% al 29,4%, mentre
quelli nell'agricoltura diminuiranno dal 42,6% al 29,4%. La popolazione urbana
aumenterà entro il 2015 di 350 milioni di anime a fronte di un incremento del
15% di quella rurale. Se pure il numero stimato di persone che vive con meno di
due dollari al giorno è calato di 123 milioni dal 1996 - rileva infine il
rapporto dell'Ilo -, oltre un miliardo di persone (il 61,9% del totale della
forza lavoro del continente) continua a lavorare in nero, con poche o nessuna
protezione sociale e spesso per retribuzioni bassissime.
Archivio Lavoro
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