Si può
certamente non essere d’accordo con il Cpe, il contratto di primo
impiego, proposto dal governo francese. Su Telos, Bernard Brunhes e
Eric Chaney ci hanno fornito alcuni argomenti convincenti a questo
proposito. Ma ciò non significa che sull’occupazione si possa dire la prima
cosa che ci passa per la mente. Come invece ci porta a pensare la lettura di
un volantino propagandistico contro il Cpe, firmato dalle sezioni di Attac,
del Ps, del Pcf, del 13° arrondissement: “Contro il Cpe e le scelte
liberiste del Governo, utilizziamo gli utili degli azionisti per finanziare
la creazione su vasta scala di posti di lavoro, e l’incremento del potere
d’acquisto (…). Combattere davvero la disoccupazione significa ad esempio:
creare posti di lavoro nei servizi pubblici e nel pubblico impiego
(insegnamento, ospedali), ridurre gli orari di lavoro imponendo nuove
assunzioni, riconquistare potere d’acquisto aumentando i salari a tutti,
contro la precarietà, fare del contratto a tempo indeterminato la norma”.
Come si possono dire (o pensare) certe sciocchezze? Come si può avere una
conoscenza così scarsa dei meccanismi economici
Verità lapalissiane
Partiamo da un
fatto (o piuttosto una verità lapalissiana): gli impieghi privati
sono creati dalle imprese. Aggiungiamo un secondo fatto: le imprese creano
posti di lavoro solo se spinte dal loro interesse, se così facendo ricavano
un profitto. Possiamo trovarlo increscioso, giudicare il sistema immorale,
se non peggio; ma tutto ciò è nondimeno la realtà.
Continuiamo
con altri fatti. Se cala il profitto che le aziende ricavano dal
creare occupazione, taglieranno i posti di lavoro. Come possiamo dubitare
che se tassiamo gli utili, sia direttamente sia tassando gli azionisti, le
imprese non investiranno di meno? E che la perdita di investimenti non
implicherà alla fine meno posti di lavoro e meno assunzioni? Come possiamo
pensare che un aumento dei salari, e quindi dei costi di produzione, porti
le imprese a un incremento stabile dell’occupazione? Come possiamo pensare
che se le imprese possono assumere solo con contratti a tempo indeterminato,
le assunzioni aumenteranno, e la disoccupazione tra i giovani diminuirà
La soluzione è
dunque, come propone il volantino, nella massiccia creazione di posti di
lavoro pubblici?
Anche in
questo caso, i fatti si impongono. A meno di privatizzare l’educazione e la
sanità, che non è probabilmente ciò che gli autori del volantino hanno in
mente, gli impieghi pubblici devono essere finanziati dalle imposte. E le
imposte supplementari chi le paga? Le imprese? Se scegliamo questa
soluzione, il loro profitto diminuisce, e ritorniamo così all’esempio
precedente. Gli impieghi pubblici aumenteranno, ma a discapito
dell’occupazione totale e della disoccupazione. Chi paga, allora? Le
famiglie? Sono davvero pronte a finanziare una crescita del settore
pubblico? Possiamo seriamente dubitarne. E anche se lo fossero, pagare più
tasse implicherebbe una diminuzione della domanda, e quindi dell’occupazione
nel settore privato. Dobbiamo
dunque rassegnarci, e cercare di aumentare il numero dei posti di lavoro
attraverso la riduzione degli orari di lavoro? Dopo le 35 ore i
lavoratori sono pronti ad accettare una nuova diminuzione del salario? Anche
in questo caso, abbiamo seri dubbi Allora, non
c’è una soluzione? Dobbiamo per forza accettare un capitalismo selvaggio,
un sistema dove le imprese dettano legge, e i lavoratori sono obbligati a
ringraziare? Certo che no. Non siamo più nel XIX secolo, e la Francia è un
paese ricco. Abbastanza ricco per offrire una formazione e una protezione
sociale generosa ai suoi lavoratori. Il punto è come farlo meglio,
aumentando nello stesso tempo gli incentivi per le imprese a creare dei
posti di lavoro. Queste sono le vere questioni, questo è il vero dibattito.
Un dibattito che in altri paesi ha luogo. A giudicare dal contenuto del
volantino, in Francia ne siamo ancora piuttosto lontani.
articolo
disponibile anche sul sito www.telos-eu.com
Indice dell' Articolo
21/03/2006 La Francia e le Riforme del Mercato del Lavoro - Una pericolosa Ignoranza
21/03/2006 La Francia e le Riforme del Mercato del Lavoro - Due contratti inutili
21/03/2006 La Francia e le Riforme del Mercato del Lavoro - Version française
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