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10/01/2005 Co.Co.Co & dintorni: facciamo il punto (Carlo Venturini, prontoconsumatore.it)
Sempre meno lavoratori in nero. Ma a Pisa come in Toscana, sono sempre di più le irregolarità contrattuali a carico dei co.co.co, dei co.co.pro e dei lavoratori part time con conseguente sfruttamento del soggetto...
Sempre meno lavoratori in nero. Ma a Pisa come
in Toscana, sono sempre di più le irregolarità contrattuali a carico dei
co.co.co, dei co.co.pro e dei lavoratori part time con conseguente
sfruttamento del soggetto, il non riconoscimento reale delle sua
professionalità, il ridotto afflusso alle casse previdenziali e fiscali. E
l’impresa, o meglio l’imprenditore, ci guadagna. Sono stati resi noti ieri,
i risultati di uno studio commissionato da Camera di Commercio di Pisa, a
due docenti universitari di Siena e Firenze, membri del Centro italiano di
studi sulle dinamiche economiche e sociali. Il tutto è stato fatto in
stretta collaborazione con la Provincia di Pisa competente in materia di
politica del lavoro, l’Inps, l’Inail, Cgil, Cisl e Uil. Se in termini
assoluti Pisa, ha meno lavoratori al nero, come ci confortano i dati dell’Inps
che nel 2001 segnalavano 1122 persone irregolari contro i 655 dell’anno
2002, i fattori preoccupanti ci sono eccome.
Il prof. Angelo Mori dell’Ateneo di Firenze dice: “Il co.co.co ed il
co.co.pro vengono utilizzati in maniera troppo flessibile. Si fa di una
forma contrattuale già di per sé elastica, un uso ancor più improntato alla
flessibilità”. “E pensare – spiega il prof. Alberto Baccini – che tra il
pacchetto legislativo Treu e poi quello Biagi, oggi gli strumenti
legislativi per la regolarizzazione effettiva dei lavoratori ci sono tutti.
Segno questo che è l’impresa ad avere la volontà di non regolarizzare i
lavoratori per tenere bassi i costi”. In termini tecnici, questo fenomeno si
chiama “lavoro in grigio” per distinguerlo dal lavoro totalmente sommerso
“al nero”. Questo fenomeno di lavoratore parzialmente non riconosciuto che
si attua anche ad esempio con straordinari o somme fuori busta paga, è ben
radicato in Pisa nei comparti dell’edilizia con l’ingresso di extra
comunitari, e nei settori calzaturiero e tessile.
Non fa eccezione però, neppure il settore dell’Ict e dell’informatica dove
il sommerso in grigio, riguarda manodopera ad elevata specializzazione. “La
parte più consistente – spiega Mori – di questo tipo di lavoro si annida nei
rapporti co.co.co, nei part time, nei contratti a termini. Tutte forme
contrattuali queste, che possono celare dei rapporti lavorativi di tipo
subordinato”. Il lavoro al nero non è stato totalmente debellato bensì
prolifera in alcuni comparti come quello dell’assistenza familiare (badanti)
con tanto di caporalato come si conosceva nel settore edilizio e agricolo.
Sempre “al nero”, lavorano extracomunitari, studenti, pensionati (questi
soprattutto nel settore mobilificio) e finti disoccupati nei settori del
turismo, e nei piccoli esercizi commerciali. “Oggi le imprese – interviene
Lencioni direttore dell’Inps – hanno tutti gli strumenti per assumere
regolarmente pagando molto meno di 10 anni fa. Sorrido amaramente di fronte
a contratti a progetto del tipo “gestore di stoviglie” per indicare un
addetto alla cucina. Dietro queste strane diciture infatti, si può annidare
una serie di gravi irregolarità cosa che i 17 ispettori dell’Inps spesso
riescono a scoprire. Devo denunciare anche una serie di stranezze come la
nascita di imprese di extracomunitari il cui scopo non è tanto svolgere
attività lavorativa bensì regolarizzare altri extra comunitari”.
Il vice presidente della Provincia Antonio Melani e l’assessore provinciale
Anna Romei, denunciano apertamente un mancato rinnovo da parte del governo,
dei fondi per il funzionamento del Comitato per l’emersione del lavoro non
regolare, denuncia la loro che sposa quella del presidente del comitato
stesso, Luca Meldolesi. La chiusura spetta al presidente della Camera di
Commercio di Pisa, Pierfrancesco Pacini che dice: “Spero che questo studio,
aiuti in maniera significativa gli enti preposti alla repressione del
fenomeno ma al tempo stesso, mi auguro che consenta di programmare
interventi futuri per evitare l’insorgere ed il diffondersi del problema”.
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