A
cura di Pieraldo Frattini tratto da www.demetrainvestimenti.com
Sono
poche le voci oggi che sanno riconoscere i problemi che si stanno profilando
all’orizzonte e che non hanno niente da perdere, perché non succubi del
potere dominante, dal lanciare un grido di allarme riguardo alla situazione
economica mondiale, legata al destino di quella statunitense.
Questa è quella di un economista* che parlò del crollo del Nasdaq mesi
prima che avvenisse. Anticipò il collasso delle Tigri Asiatiche nel 1998 e
avvisò di inganni nei conti societari molto prima dell’affare Enron.
Data la rilevante serie di accurate anticipazioni, sempre contrarie a quelle
degli economisti in linea col governo, penso che la seguente intervista con lui
debba essere letta in modo attento.
D: Nel 1997
lei avvisò della presenza di potenziali gravi problemi per le economie
“dei miracoli” (e molto indebitate) del lontano oriente. Cosa lo portò a
lanciare l’allarme?
R: Il loro boom (espansione) era
indotto dall’eccessiva disponibilità di credito. Si indebitarono molto per
produrre più del necessario.
D: Sempre la solita storia…
R: Si, banconote in rapido aumento,
crescita del credito disponibile e i tipici sintomi delle economie
surriscaldate: inflazione, speculazione ed eccessi finanziari
D: Nel 1998 disse: “ L’economia
americana rallenterà bruscamente”. Cosa vide?
R: Gli utili societari stavano
vacillando, la aziende favorivano l’uso di alchimie finanziarie, la
speculazione più sfrenata e l’uso improprio dei derivati. I risparmi e la
formazione del capitale erano molto bassi.
D: Poi anticipò lo scoppio della bolla
tecnologica ed il crollo del mercato. Come fece?
R: Nella storia le grandi follie
speculative sono legate alle innovazioni che generano una grande euforia
popolare. E’ accaduto anche con internet e con esso si ebbe il sempre presente
eccesso di credito disponibile.
D: Alla fine del 2000 era diffusa la
convinzione che l’economia USA fosse destinata ad un “atterraggio
morbido”. Quali erano le sue idee allora?
R: Scrissi che gli eccessi di
credito presenti a fine anni ’90, così come i disequilibri economici e
finanziari, erano molto maggiori di quelli dei primi anni ’80 e perfino di
quelli degli anni ’20.
C’era solo bisogno di guardare all’enorme deficit commerciale ed al tasso
dei risparmi prossimo allo zero.
D: Fu questa la peggiore bolla del credito
della storia?
R: Assolutamente si.
D: Cosa disse dell’immediata ripresa che
allora tutti anticipavano?
R: Scrissi che
sarebbe stata una gran sorpresa la velocità dell’indebolimento
dell’economia americana.
D: Come mai?
R: I profitti stavano crollando, le
aziende erano molto indebitate e riducevano le loro spese e i loro investimenti.
C’erano ovunque seri problemi.
D: Eccoci ad oggi. L’economia americana
entrerà in recessione di nuovo?
R. Si, una profonda debolezza
dell’economia statunitense è il grande shock che scuoterà il mondo. La
discesa del dollaro diverrà un incubo.
D:Come può esserne così certo? La maggior
parte degli economisti vede la ripresa?
R: Sono sbalordito dal basso
livello del pensiero economico attuale. Processi economici accettati da tutte le
scuole di pensiero per più di duecento anni sono sconosciuti, scartati o
capovolti. Il fatto è che esistono problemi strutturali che escludono la
possibilità di una crescita sostenibile.
D: Quali sono?
R: Il declino dei profitti, il
crollo record dei risparmi e degli investimenti, un indebitamento ed una spesa
dei consumatori senza precedenti, un enorme deficit commerciale e livelli record
di debito dovunque.
D:Come mai nessun economista parla come lei?
R: Economisti, politici e la gente
comune vogliono negare la gravità della situazione economica e finanziaria.
D: Perché?
R: Il problema principale è una
mancanza di comprensione e la fiducia cieca nell’onnipotenza della Federal
Riserve.
D:La Fed ha abbassato drasticamente i tassi.
Nel passato ha funzionato…
R: Questa recessione è molto
diversa da tutte quelle accadute nel dopoguerra. Non è stata causata dal rialzo
dei tassi, ma da un insostenibile eccesso di spese che si è lasciato alle
spalle un sistema finanziario indebolito.
D: Dice che i tassi bassi non funzioneranno?
R: Per la prima volta dal
dopoguerra l’economia USA ed il mercato sono scesi nonostante la più
aggressiva riduzione dei tassi e la maggior creazione di credito di sempre. Le
forze che deprimono oggi l’economia sono radicalmente diverse da quelle che
hanno prodotto le passate recessioni.
D: In che modo?
R: La riduzione dei profitti è la
causa maggiore.
D: La Fed ha ridotto i tassi per stimolare
la spesa. La gente se ne sta avvantaggiando, non è vero?
R: Giusto. L’America sta
affrontando la recessione aggiungendo eccessi di spesa.
D: Non possono i consumatori con le loro
spese tenere a galla l’economia?
R: La fiducia dei consumatori sta
venendo meno.Nessuno vuole crederlo, forse perché non ci sono altre soluzioni.
D: Non sono in aumento i guadagni dei
consumatori?
R: No, è molto che non salgono e
molta della loro crescita è venuta dalla riduzione delle tasse.
D: Per cui la spesa dei consumatori potrebbe
fermarsi?
R: Si, specialmente se essi devono
aumentare i loro risparmi.
D: Perché?
R:Ogni aumento dei risparmi
rallenta la crescita economica ed i profitti societari. Finora i consumatori
hanno posticipato il giorno del giudizio indebitandosi ancora di più. Molto di
questo debito non potrà essere ripagato.
D:Come lei dice, i consumatori hanno fede
nelle autorità monetarie. Ecco perché continuano a spendere.
R: Questa fede è stupefacente. Va
oltre i fatti. E’ basata sulla capacità della Fed di creare banconote senza
limite, sul prestito e la conseguente spesa sconsiderata dei consumatori.
Nessuno pare capisca gli enormi eccessi da ambo le parti e come essi siano
responsabili della prossima catastrofe economica.
D: Concordo con lei. La gente non riconosce
le avvisaglie del brutto tempo.
R: E’ ora che lo facciano. Il
mondo non ha mai sperimentato una tale distruzione di capitali in borsa, così
come i profitti e le spese per investimento delle società non sono mai calate
così tanto dalla depressione degli anni ’30. Inoltre non c’è nulla
all’orizzonte che presagisca qualche miglioramento.
D: Perché la spesa per investimenti è così
importante?
R: Perché essa crea la domanda,
l’occupazione, i profitti ed anche porta a ripagare i debiti. Ricordi sempre
che la formazione di capitale è strategica per la prosperità generale.
D: Cosa sta provocando la riduzione dei
profitti che prosciuga la spesa per gli investimenti?
R: Una causa sono le riduzioni dei
costi fatte dalle società i quali sortiscono l’effetto desiderato opposto sui
profitti, cioè li riducono. La spesa per investimenti è la sorgente degli
utili, non la spesa dei consumatori. La riduzione della spesa degli investimenti
riduce i profitti. Profitti maggiori non vengono dalla riduzione generale dei
costi. Inoltre le società si sono molto indebitate e le spese degli interessi
sui prestiti rappresentano oggi il 100% dei profitti, contro il 23% del 1997.
D: I soldi presi in prestito non sono stati
forse destinati agli investimenti per dare utili?
R: Molto pochi hanno preso quella
direzione. La maggior parte è stata spesa per acquisizioni di altre società,
fusioni, e riacquisto di azioni proprie, non aggiungendo niente alla capacità
produttiva.
D: Questi soldi presi in prestito non hanno
aiutato a fare profitti?
R: No, mentre i profitti calavano
le società hanno devastato i loro conti.
D: Cos’altro ha ridotto gli utili?
R. Il più importante freno è
stato il deficit commerciale USA il quale è volato in quattro anni da 100 a 500
milioni di dollari l’anno. Ciò ha diretto le spese dei consumatori dai beni
prodotti in patria a quelli esteri, deprimendo i guadagni delle società
americane ed aiutando quelli delle imprese estere.
D: Cosa implica il declino dei profitti per
il mercato?
R: Le azioni americane sono molto
sopravvalutate. La peggiore parte della discesa dei mercati deve ancora accadere
e porterà con sé la totale distruzione del benessere finanziario creato dalla
bolla economica degli anni ’90.
D: Alcuni anni fa si parlava di una nuova
era, di una crescita senza fine. Cosa è andato storto?
R: Il nuovo capitalismo USA non ha
funzionato. I manager erano focalizzati sul creare valore per gli azionisti
attraverso il riacquisto delle azioni, riduzione dei costi, fusioni e
acquisizioni; si comportarono come se avessero tutto da guadagnare nel breve
termine e nulla da perdere nel lungo periodo. Questa strategie ha portato i
prezzi azionari a valori assurdamente elevati mentre gli effetti sull’economia
sono stati distruttivi.
D: Perché?
R: Queste strategie non portano
profitti, non creano nuove imprese. Il benessere è causato dalla nascita di
nuove società, non dagli aumenti di produttività. E’ solo la spesa per
investimenti e non la spesa dei consumatori che porta alla crescita economica.
Le società hanno usato i soldi per l’ingegneria finanziaria, e per speculare
in derivati piuttosto di adoperarli per costruire nuove industrie. Inoltre hanno
falsificato i bilanci e lo continuano a fare.
La maggior parte dei profitti delle società dell’alta tecnologia derivarono
da enormi guadagni sui mercati azionari.
L’importanza delle nuove tecnologie per creare benessere è stata molto
sovrastimata.
D: Cosa può provocare la presenza di enormi
livelli di debito?
R: Le società hanno un maggior
difficoltà ad accedere a nuovo credito e rischiano il fallimento.
D: Cosa ne pensi del basso tasso di
risparmi?
R: Essi sono la condizione
indispensabile per la crescita economica. Sono stati sperperati per pagare le
spese che i consumatori non potevano permettersi dal solo loro stipendio.
D: Come mai per la maggior parte degli
economisti i risparmi così bassi non sono un problema?
R: C’è un rifiuto generale
nell’affrontare la realtà.
D: Cosa succede ai paesi con un basso tasso
di risparmi?
R: Essi hanno pochi investimenti,
paghe limitate e profitti magri.
D: Gli economisti del governo e la Fed
dicono che non bisogna risparmiare, ma che bisogna
spendere.
R: Non penso si possa cambiare un
vizio in virtù.
D: Perché no?
R: Il credito crea capacità di
spesa dal nulla. Il credito da solo non può sostenere a lungo la crescita
economica. Il debito deve essere ripagato. Quando la maggior parte del debito è
usata per scopi non produttivi come i consumi e la speculazione, si arriva ad
una grave crisi. Il sistema finanziario USA è in precarie condizioni. E’ una
casa di carte basata sull’eccesso di credito e sulla speculazione. Bisogna
prepararsi per una recessione severa e protratta proporzionale agli eccessi
record accumulati nella precedente fase di espansione.
L’eccesso di credito e i bassi tassi di interesse hanno solo posticipato
l’inevitabile crisi.
La Fed e le altre banche centrali non possono porvi rimedio. Il destino
dell’economia americana e della sua valuta, il dollaro, è segnato.
*
L’economista vuole rimanere anonimo, ed è stato capo economista di una delle
maggior banche europee
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