Benetton è una multinazionale a controllo italiano. Opera principalmente nel
settore dell'abbigliamento casual e dei tessuti.
Possiede i
marchi United Colors of Benetton, Sisley, Playlife,
Killer Loop, Undercolors.
A seguito dell'accordo con Mattel (avvenuto nel maggio 2005).
Benetton realizza e vende nei propri negozi la linea di abbigliamento per
bambine "Barbie loves Benetton".
I suoi marchi si trovano applicati anche su prodotti diversi da quelli
dell'abbigliamento in virtù di contratti di licenza. Fra le imprese che hanno
ottenuto la licenza possiamo citare l'azienda turca Zorlu Holding per la
biancheria, la francese Selective Beauty per i profumi, la milanese
Siport per le scarpe da bambini. Ha contratti di licenza anche con aziende
che producono gioielli, profilattici e cartoleria.
Il gruppo è composto da 55 società, 40 delle quali con sede all'estero. Le
società del gruppo si possono dividere in tre categorie: quelle di natura
commerciale, quelle addette alla filatura e tessitura, e quelle che si occupano
del confezionamento. Quelle di natura commerciale sono il maggior numero e per
la maggior parte si trovano all'estero.
Quelle tessili sono Olimpias
e Filatura di Vittorio Veneto, che posseggono vari stabilimenti
nell'Italia Settentrionale e nei dintorni di Firenze e Salerno. Quelle del
confezionamento sono dislocate in parte in Italia e in parte all'estero. in
Italia le principali sono Benind, Bentec e Bencom che si dedicano alla
progettazione, al rapporto con i terzisti, ai controlli di qualità e alla rete
di vendita. All'estero le società più importanti sono Benetton Slovacchia,
di cui non conosciamo le attività, Benetton Ungheria, che coordina la
produzione effettuata tramite terzisti nell'Europa dell'Est, Benetton Croazia,
che si dedica principalmente al confezionamento dei vestiti in lana, Benetton
TextilConfeccao, che confeziona vestiti in Portogallo, e Benetton Tunisia,
che ha un duplice ruolo di tintoria e di coordinamento della produzione tramite
terzisti in Nord Africa.
La capogruppo è Benetton
Group Spa, posseduta per il 67% dalla famiglia Benetton attraverso la
società Edizione Holding, che rappresenta la cassaforte finanziaria della
famiglia.
Edizione Holding si trova al vertice di numerosi gruppi e numerose società
finanziarie utilizzate per effettuare operazioni di vario genere. Una di queste
è "21 investimenti" attraverso la quale opera in una ventina di società
tra cui Meccano, Sisal, StradeBlu. Fra i gruppi più
importanti partecipati direttamente da Edizione Holding troviamo
Maccarese Spa gruppo immobiliare (100%) Autogrill Spa (57%),
Autostrade Spa (37%), Olimpia Spa (16%) che controlla Telecom
Italia, Grandi Stazioni Spa (13%), Sagat Spa (24%) che
gestisce l'aeroporto di Torino, Pirelli & C. Spa (3,93%), Banca
Popolare Antonveneta (4,86%). Edizione Holding controlla anche il 24,5% del
capitale della Sep, casa editrice del quotidiano “Il Gazzettino". Inoltre
ha possedimenti terrieri all'estero. In Argentina, ad esempio, tramite la
società Compania de Tierras Sud Argentina SA possiede una estensione
grande come tutta l'Umbria su cui alleva 300.000 pecore da lana.
I dipendenti di Benetton
Group sono 7.500, di cui
2.500 in
Italia. Questi ultimi sono occupati in gran parte nelle sedi centrali di Ponzano
e Castrette, gli altri negli stabilimenti tessili e nei negozi. A Castrette
(Treviso) si trova il centro operativo che occupa 920 dipendenti. Precisato che
per l'abbigliamento Benetton si avvale quasi totalmente di terzisti, a Castrette
sorge il centro logistico che acquista sia la stoffa, assegna la produzione ai
terzisti, riceve i prodotti finiti, esegue i controlli di qualità e invia la
merce ai punti vendita. In Italia i terzisti sono 500, localizzati, oltre che in
Veneto, in Puglia, Basilicata, Abruzzo, Campania e Calabria.
Benetton ha creato all'estero tre sottopoli logistici: uno in Ungheria, uno in
Croazia e uno in Tunisia. Il principale è quello ungherese che impiega 400
persone. Riceve gli ordini produttivi da Castrette e li assegna a centinaia di
terzisti localizzati in Europa dell'Est. Dopo di che rispedisce i prodotti
finiti in Italia. Funzioni analoghe sono svolte anche dal polo tunisino e
croato, seppur in tono minore e per attività più specifiche.
Nel complesso i lavoratori
occupati dai terzisti di Benetton sono 27.000, di cui
7.400 in
Italia,
14.500 in
Europa dell'Est e
5.000 in
Tunisia. L'obiettivo di Benetton è di accrescere la quota di produzione
all'estero, che nel 2004 rappresentava già il 70%.
Benetton si sta strutturando anche in Asia, perché rappresenta un mercato in
espansione. In India, ad esempio, ha fondato una società assieme a investitori
nazionali per creare un polo produttivo locale. Nel contempo ha aperto una sede
a Hong Kong per coordinare tutte le attività produttive e commerciali dell'area
asiatica, inclusa
la Cina.
Nel 2004 il gruppo Benetton ha fatturato 1,69 miliardi di euro, dei quali
l'85,1% realizzati in Europa, il 10,3% in Asia, il 4,3% in America, lo 0,3% nel
resto del mondo. Nel 2004 Benetton ha speso 52 milioni di euro in pubblicità. Ha
ottenuto utili per 123 milioni di euro.
In totale, nel 2004, i gruppi
controllati da Edizione Holding (compreso Benetton Group) hanno ottenuto ricavi
per 4,95 miliardi di euro.
La rete commerciale di Benetton, presente in 120 paesi, comprende 5 mila punti
vendita a insegna propria, per la maggior parte concessi in franchising. Il
Gruppo Percassi di Bergamo, socio in Italia di Zara, gestisce in
franchising un centinaio di negozi Benetton.
Il gruppo ha la direzione a Ponzano Veneto, in provincia di Treviso.
COMPORTAMENTI
Trasparenza: Non ha risposto al nostro questionario.
Gli accordi stipulati nel 1978, 1999 e 2004 vincolano l'azienda a fornire al
sindacato l'elenco delle imprese partecipate, dei terzisti italiani e dei siti
produttivi esteri collegati al gruppo.
Lobby: Edizione Holding controlla il 24,5% del capitale dalla Sep,
casa editrice dei quotidiano “ll Gazzettino" (www.agcom.it).
Lavoro:
Benetton ottiene parte dei suoi prodotti da terzisti localizzati in Cina, paese
che vieta ogni libertà sindacale. Inoltre ha collegamenti produttivi con
Argentina, India, Lituania, Turchia, Ucraina, Ungheria, paesi che ostacolano
fortemente le libertà sindacali (“Corriere del Veneto", 13 maggio 2004; Bilancio
2004).
Il 16 aprile 2003 si è concluso il processo promosso da
Benetton contro Riccardo Orizio, giornalista del "Corriere della Sera" che
nell'ottobre 1998 aveva pubblicato un servizio sulla presenza di lavoro minorile
alla Bermuda e alla Gorkem Spor Giyim, due fabbriche turche che producevano
abbigliamento a marchio Benetton. Di professione terziste, non lavoravano
direttamente per Benetton Group, ma per il suo licenziatario turco Bogazici
Hazir Giyim. Il servizio, che conteneva nomi, cognomi e foto, pose Benetton in
grande imbarazzo anche perché l'articolo attribuiva al proprietario della
Bermuda la seguente dichiarazione: “I rapporti tra noi e l'azienda italiana
sono amichevoli e di intensa collaborazione. Loro sono i miei principali
clienti”. L'articolo affermava anche che i capi di vestiario prodotti alla
Gorkem recavano l'etichetta "Made in Italy". Per difendere la propria immagine,
Benetton querelò Riccardo Orizio per diffamazione. In base alla documentazione
presentata dal "Corriere della Sera" e a dichiarazioni rese dai testimoni, il
Tribunale ha sentenziato che: “L’utilizzo, nelle aziende subfornitrici del
licenziatario turco di Benetton, di lavoratori-bambíni" è "circostanza
risultata sostanzialmente provata". Tuttavia ha condannato Orizio a 800 euro
di multa, perché ha sbagliato nell’”affermare in modo perentorio che in una
di queste aziende venissero prodotti capi con il marchio made in Italy per conto
dell'azienda italiana" ("Corriere della Sera", 12.10.1998 e 21.05.2003).
Nel 2003
Benetton ha adottato un codice etico e di condotta, che però non prevede il
rispetto dei diritti dei lavoratori come criterio di selezione dei fornitori. In
esso si afferma che “la selezione dei fornitori (...) è dettata da valori e
parametri di concorrenza, obiettività, concorrenza, imparzialità, equità nel
prezzo". Agli impegni diretti, Benetton ha sempre preferito formulazioni
generiche, come quella assunta nell'accordo sindacale del 1994 attraverso il
quale riconosce che il lavoro presso i terzisti deve svolgersi nel rispetto dei
diritti fondamentali. Il documento cita tutti i temi più rilevanti, ma sotto
forma di elenco senza alcuna specificazione. Non c'è riferimento alle
convenzioni dell'OIL, non si cita il salario vivibile, non si parla di forme
stabili di assunzione. Per quanto riguarda il sistema di controllo, in un
successivo accordo sindacale dei 1999 è espressa l'intenzione di dotarsi di un
sistema di monitoraggio interno rafforzato da valutatori esterni. A tutt'oggi
non sappiamo cosa abbia messo in atto, benché nel 2004 Benetton abbia firmato un
nuovo accordo sindacale in cui accetta di comporre una commissione che verifichi
lo stato di attuazione dell'accordo del 1994 e il sistema di monitoraggio.
Società.
Dal 1991 la famiglia Benetton è proprietaria di
900.000 ettari
in Patagonia (Argentina), attraverso la società Compania de Tierras. La
proprietà è contestata dalla popolazione Mapuche, originaria della regione, ma
oggi confinata in zone periferiche. A più riprese i Mapuche hanno rivendicato il
diritto a tornare sulle loro terre e per questo si sono scontrate con l'azienda
dei Benetton. L'ultimo contenzioso, in ordine di tempo, ha avuto inizio nel
2002. La famiglia Curinanco, ridotta alla fame, era tornata nel suo luogo di
origine, stabilendosi, con il benestare dell'autorità pubblica, in un'area che
fa parte dei possedimenti Benetton. Per tutta risposta l'azienda ha fatto
sgomberare la famiglia con la forza e l'ha citata in giudizio. Il caso si è
chiuso nel 2004 con una sentenza di condanna per la famiglia occupante.
Benché il
processo non sia stato favorevole alla famiglia Curinanco, ha avuto il merito di
richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica sulla situazione dei Mapuche.
Infatti nel luglio 2004, lo stesso Adolfo Pérez Esquivel, premio Nobel per la
pace, ha scritto a Benetton per chiedere la restituzione di alcune terre.
Benetton, pur contestando la richiesta dei Mapuche, si è dichiarato disponibile
a cedere alcune terre comprese quelle occupate dalla famiglia Curinanco. Ma
nell'agosto del 2005 non erano ancora stati fatti passi concreti. ("Azkintuwe
Noticias", 3 agosto 2005, tradotto da Alejandra Bariviera per www.peacelink.it;
"L'Altracittà", dicembre 2004; 1a Repubblica", 12 luglio 2004).
Forniture all'esercito: Nel febbraio
2003, a
ridosso della guerra in Iraq, fece scalpore la notizia apparsa su “
La Repubblica ", in base alla quale la nave italiana "Strada
Gigante", posseduta da una società di trasporti partecipata dalla famiglia
Benetton, trasportava materiale bellico per conto dell'esercito britannico (“
La Repubblica ", 27 febbraio 2003).
Consumatori: Fra il novembre 2002 e il marzo 2004, Benetton è stata
censurata a più riprese dallo IAP per messaggi pubblicitari che violavano il
codice di autodisciplina. In particolare i messaggi di Sisley sono stati
ritenuti contrari agli articoli 1 (lealtà pubblicitaria), 9 (violenza,
volgarità, indecenza) e 10 (convinzioni morali, civili, religiose e dignità
della persona) (Ingiunzioni n. 231/2002 dell'8 novembre 2002, n. 53/2004 del 5
febbraio 2004 e n. 83/2004 del 5 marzo 2004).
Illeciti: Nel
2004 l
'Autorità garante per la concorrenza e il mercato ha multato Edizione
Holding/Autostrade Spa per irregolarità nelle gare di appalto indette per le
aree di ristoro. Di fatto è stata favorita Autogrill, che è un'altra società
dell'impero Benetton. La multa è stata di 6,79 milioni di curo ("Bollettino AGCM",
n. 46 del 29 novembre 2004).
Animali:
Nell'ottobre
2004 l
'associazione animalista PETA ha lanciato una campagna nei confronti di Benetton
per convincerla a non comprare più lana dall'Australia. In questo paese,
infatti, viene adottata una pratica, chiamata mulesing, che oltre ad
asportare la lana, taglia via pezzi di pelle dal corpo degli animali. Quando non
sono più utili per la lana, le pecore sono inviate in Medio Oriente per essere
macellate secondo il rito islamico. Il viaggio avviene su imbarcazioni scoperte,
in condizioni indecenti (www.unitedcrueltyofbenetton.com).
Paradisi fiscali:
Benetton ha filiali in Corea del Sud, Hong Kong, Lussemburgo, Svizzera,
considerati paradisi fiscali dalla legislazione italiana (Bilancio 2004)
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