
Paolo Maras, segretario SDL Trasporto
"Ci sedemmo dalla parte del torto, visto che tutti gli altri posti erano
occupati". Bertold Brecht.
Io mi siedo dalla parte del torto.
I piloti sono la causa di tutti i mali d'Italia, prima erano
gli zingari, poi gli abitanti di Chiaiano,
quindi i vicentini che non vogliono nuove basi miltari
americane, dopodichè gli abitanti della Val di Susa, infine gli
insegnanti. Ora piloti, hostess, steward sono il cancro che non
ci fa volare.
I media sono il bastone del potere. Hanno il compito che una
volta era del boia. I politici invece sono una categoria a parte. Super partes.
Continuano a fare il c...o che gli pare. Ad aumentarsi lo stipendio. Ad avere
doppi incarichi e doppi stipendi. A sfuggire alla legge. A non
timbrare il cartellino in Parlamento. Chiedete allo psiconano o a Fassino quante
volte hanno marcato presenza in questa legislatura. Nessuno può licenziarli.
Ormai si assumono da soli. Si fanno le liste chiuse senza voti
di preferenza. Mogli, amiche, sodali, condannati. Sei persone hanno eletto i
parlamentari, non gli italiani. Non siamo più in democrazia.
Il blog ha intervistato Paolo Maras, segretario del sindacato
SDL, che rappresenta, insieme ad altre sigle, piloti e assistenti di volo. Dice
cose molto interessanti che gli italiani non sanno. Per esempio che solo 12.600
dei 24.000 lavoratori Alitalia e Air One saranno assunti. 11.400
perderanno il posto di lavoro, saranno licenziati, cassintegrati.
Disoccupati. Ma Air France non doveva tagliare solo 2.000 posti?
Il progetto di CAI è finanziario, secondo Madras, senza conoscenza del trasporto
aereo, e riferisce che
Rocco
Sabelli, amministratore delegato di CAI, accolse i rappresentanti
Alitalia con queste parole durante il primo incontro: "Quello di cui abbiamo
bisogno è il miglior materiale umano al minor costo". Loro non molleranno
mai (ma gli conviene?), noi neppure.
Testo:
Alitalia esisterà ancora a lungo perché questa procedura avrà tempi lunghissimi,
ben più lunghi di quelli che ha avuto la Parmalat perché è di una complessità
straordinaria. Sostanzialmente con un atto che è stato poi sancito col DL 134
col quale s'è stabilito che Alitalia era in una situazione di commissariamento
per stato di insolvenza, certificata dal giudice il 5 settembre e da quel
momento è partita la vicenda che si sta consumando in questi giorni con la
costituzione della CAI, come soggetto nuovo, candidato a prendere il ruolo di
riferimento della compagnia nazionale. A nostro avviso questo procedimento è
stato avviato soprattutto perché andava confermato il ruolo di salvatore della
patria di Alitalia proposta dal presidente Berlusconi, che aveva individuato in
una cordata italiana l'elemento salvifico per riportare la compagnia agli
splendori di un tempo.
E' un'operazione costruita attraverso la raccolta puntuale di una serie di
soggetti che hanno risposto alla chiamata, la situazione di commissariamento
dava già l'imminenza di una fine, tra l'altro di responsabilità costantemente
rilanciata da soggetti istituzionali che ripetevano ogni giorno che Alitalia era
chiusa, danneggiando enormemente l'attività stessa della compagnia perché è
chiaro che in questo modo si disincentivava la scelta di Alitalia come vettore,
nei confronti di chi parte che, a sua volta, vuole essere certo di poter
tornare, creando condizioni di allarme, e allo stesso tempo drammatizzando la
situazione dei lavoratori. Quando abbiamo avuto i primi rapporti con la CAI nei
primi giorni di settembre, abbiamo capito con chi avevamo a che fare. Ovverosia
con una compagnia che diceva di candidarsi per fare questo lavoro con
atteggiamento di chiusura quasi immediato nel senso che gli obiettivi dichiarati
erano quelli di avere una compagnia, secondo le dichiarazioni dell'ad Sabelli,
tanto brutta come effetti quanto brutta a sentirsi dire.
La dichiarazione ufficiale è stata: "quello di cui abbiamo bisogno è il miglior
materiale umano al minor costo". Questa affermazione la dice lunga
sull'approccio da parte di chi probabilmente venendo dal mondo dell'industria,
trattandosi di servizi complessi rivolti a passeggeri per i quali si offre, per
certi versi, un servizio di carattere immateriale, la componente umana è
fondamentale e altrettanto il rapporto che si ha con i dipendenti che sono poi
la componente terminale di contatto tra la clientela e la compagnia. In questo
lasso di tempo si sono consumate tutta una serie di trattative nominali, nel
senso che si è capito che l'atteggiamento della CAI era quello di portare a casa
un risultato precostituito, dove spazio per tutele, per diritti, per
mantenimento di condizioni contrattuali accettabili, non sto parlando di
condizioni straordinarie, non avev a spazio.
Abbiamo chiuso a Palazzo Chigi il primo accordo, faticosissimo, che
rappresentava la chiusura di tutti gli elementi contrattuali che dovevano
rappresentare il furuto di CAI per tutti i dipendenti, e si è poi avviata, come
previsto, una fase di confronto con le organizzazioni sindacali e direttamente
con la CAI, che doveva servire a definirne, in modo scritto, i contenuti. La
trascrizione dei contenuti di quello che era stato condiviso. La CAI non ha
fatto nulla di tutto ciò, la trattativa non è stata tale, il confronto si è
sviluppato in modo completamente asfittico e perciò abbiamo capito che CAI ha
avuto intenzione di disattendere fin da subito quanto concordato. Questo ha
creato una condizione di estremo disagio e tensione tra i lavoratori, dove
bisogna unire alle violazione del discorso di Palazzo Chigi, anche una
condizione, che va detta perché va capita.
Quello che CAI offre, lo ricordo la questione non riguarda soltanto Alitalia ma
anche il gruppo Air One, la somma dei lavoratori è di circa 24 mila, di cui 21
mila a tempo indeterminato e tremila precari. Ebbene, il risultato finale
dell'operazione di cui la CAI si vanta come soggetto che crea posti di lavoro,
ne crea 12.600. In termini assoluti vuol dire che ci sono circa 11 mila e spicci
di persone, che nell'ordine: non hanno nessuna prospettiva di futuro, per quello
che riguarda tutto il personale precario; una enorme massa di persone non
rientrerà nei piani di assunzione, e quindi gli si preannuncia un lungo periodo
di cassa integrazione in una situazione già aggravata dalla recessione che si è
scatenata, e quindi in una situazione di mercato completamente chiuso per quello
che riguarda il lavoro.
A questo quadro di per sé già drammatico, va aggiunto il fatto che CAI si è
permessa di rifiutare, la chiamo un'offerta che poi spiego, una disponibilità
che il sindacato aveva offerto in questi termini: il sindacato aveva chiesto di
procedere ad assunzioni part time che avrebbe consentito da parte del lavoratore
assunto la disponibilità di guadagnare meno e di assumere più persone,
distribuendo i sacrifici in modo solidale, in modo da mettere in condizioni
anche altri lavoratori di disporre di un posto di lavoro. Debbo dire che mentre
si parla tanto di assistenza, di cassa integrazione, strumenti di ammortizzatore
sociale, questo aspetto avrebbe avuto un diretto interesse per ciò che riguarda
il contributo a carico di tutti gli italiani. Perché? Perché se c'è un
lavoratore in più che viene assunto a part time è un lavoratore in meno che
beneficia dell'assistenza in cassa integrazione e di fondi speciali. Quindi
questa scelta avrebbe avuto un effetto benefico anche nei confronti della spesa
pubblica. Tant'è vero che noi crediamo che su questo aspetto la grave difficoltà
non è tanto della CAI, ma del governo, che in particolare, sotto questo profilo,
ha dimostrato ancora una volta che evidentemente è ancora la CAI che detta le
condizioni. E il governo lascia fare, perché è evidente che la situazione che si
è creata va al di là delle regole per ragioni di opportunità e di convenienza.
Veniamo ai giorni nostri: noi il 31 ottobre scorso non abbiamo sottoscritto gli
accordi che ci sono stati presentati perché completamente difformi da quanto
concordato. Debbo ricordare che solo due giorni prima tutte le sigle sindacali,
di fronte alla proposta di Sabelli di sottoscrivere, hanno dichiarato
inaccettabili quei contenuti, è bastato soltanto un giorno e alla convocazione a
Palazzo Chigi del 31 ottobre Cgil Cisl e Uil e Ugl hanno sottoscritto quelle
intese, mentre Ampac, Unione piloti, Sdl intercategoriale, Ampad e Avia, che
sono sigle fortemente rappresentative non soltanto dei piloti, ma anche degli
assistenti di vol o e del personale di terra, hanno ritenuto quelle intese
inaccettabili per i motivi che dicevo poc'anzi. E' chiaro che si è sviluppato un
movimento di grande tensione fra i lavoratori, abbiamo avviato delle
mobilitazioni e delle consultazioni tra i lavoratori e tra le assemblee a un
rispetto rigido dei comportamenti e delle procedure, perché noi crediamo sia una
battaglia che va al di là della semplice vertenza Alitalia. Crediamo che si stia
tentando di mettere in piedi una sorta di blocco sociale. Una sorta di santa
alleanza, dove all'interno ci sono i poteri forti rappresentati da: governo,
Confindustria e organizzazioni sindacali complici, così come le ha definite
Sacconi, lui in termini positivi, per noi, chiaramente, definire un sindacato
complice non è positivo, e dall'altra parte la cancellazione anche di diritti,
da parte di organizzazioni sindacali fortemente rappresentative ma non
allineate. Questo è un tema che, molto probabilmente , vedremo riproporsi in
mille altre vertenze che ormai in questo paese ci sono, e che riguardano
l'intero mondo del lavoro.
La precettazione è un fatto scontato. Non è un caso che, come quando ieri è
stato proposto uno sciopero immediato da parte di un comitato, noi abbiamo
ritenuto opportuno dire ai lavoratori che quella era una scelta sbagliata. Si
può uscire da questa situazione soltanto con la massima unità possibile di tutti
i lavoratori, a prescindere dalla categoria sindacale di appartenenza, e una
massima unità delle sigle rappresentative. Quello di ieri è stato uno sciopero
dichiarato da un'assemblea di 200 persone, su 18 mila dipendenti, tra l'altro
anche il risultato della votazione avrebbe dovuto suggerire una valutazione
attenta poché quando una proposta del genere viene votata da 200 persone, delle
quali 110 votano si e 90 votano no, vuol dire che si sta facendo una forzatura
priva di senso.
Quando si parla con questa leggerezza della soluzione del problema Alitalia, non
si fa altro che tacere su quelli che sono effettivamente i disastri che questo
processo genererà. Con un'aggravante! Sarebbe uguale se dall'altra parte si
potesse dire di aver creato le condizioni di una grande compagnia forte,
efficace, presente sul mercato, nell'interesse anche del paese. Noi siamo
convinti che questo sia un progetto asfittico, tutto finanziario, con una
conoscenza del know how del trasporto aereo assolutamente residuale, tant'è vero
che al di fuori di auspicate e, a questo punto, arrivi di partner esteri veri,
parlo di grandi compagnie di trasporto aereo competenti, forse potrà portare un
grande beneficio da un punto di vista manageriale e di risultati. Purtroppo, per
i numeri che vediamo e per come è impostata la partita, crediamo che non solo
non ci sia futuro per gli espulsi, ma coloro che rimarranno dentro avranno vita
grama." Paolo Maras, segretario SDL Trasporto
http://www.beppegrillo.it
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