
La cordata per Alitalia sta tagliando la corda. Tutta colpa
della crisi internazionale. I 16 salvatori della compagnia di
bandiera sono a corto di liquido. Il capofila Roberto Colaninno
aveva promesso di versare 150 milioni di euro in CAI,
la nuova società. Non i suoi, come consuetudine dai tempi della scalata a
Telecom Italia. I soldi contava di prenderli in prestito, come ogni imprenditore
italiano che si rispetti. La scelta è stata oculata. La banca che doveva
assistere CAI era infatti la Lehman Brothers. Questi portano
sfiga... Appena lo hanno saputo a New York la Lehman è fallita dopo essere
sopravvissuta anche al 1929 e si è scatenato il panico nelle
Borse mondiali. Colaninno sta cercando altri finanziatori, aspettiamo il
prossimo nome per toccarci.
La nuova Alitalia doveva partire, secondo l'amministratore delegato
Corrado Passera di Banca Intesa, il primo novembre. Se partirà l'anno
prossimo sarà un miracolo. Ancora adesso non si sa chi dei magnifici 16 si
presenterà all'assemblea del 28 ottobre. Potrebbero uscire Aponte, l'Ilva di
Emilio Riva e Fossati, ma anche il fondo Clessidra, e pure la
Marcegaglia voleva mollare tutto, come ha riportato il Corriere della
Sera. Il partner straniero non si sa ancora chi è, quale peso avrà. L'unica cosa
chiara è che l'Alitalia è già fallita, che Air One, con cui
dovrebbe fondersi, ha una barca di debiti e Banca Intesa,
sponsor dell'operazione, è tra le maggiori creditrici di tutte
e due.
Io sono affascinato da come è stata gestita Alitalia. E' l'uovo di Colombo. Si
prende una società fallita per colpa della politica e dei sindacati. La si
divide in due parti. Una con tutti i debiti a carico dei contribuenti che viene
chiamata: "bad company". E una senza debiti, detta "good
company", che si offre a prezzo di realizzo a imprenditori senza soldi
(Colaninno), concessionari dello Stato (Benetton) o interessati a EXPO 2015
(Tronchetti). Gente che la potrà rivendere dopo un certo tempo con il dovuto
guadagno a una compagnia straniera che entra da subito nel capitale. Un esempio
per ogni italiano. Si impacchettano le rate del mutuo, i debiti con i fornitori,
le perdite in Borsa e la suocera in una bad company e la si passa allo Stato.
Casa, crediti, stipendio, interessi si conferiscono invece a una good company e
si riparte come nuovi.
Da Banca Intesa fanno sapere che "la cordata è granitica". Mai
visto una corda di granito. Una lapide, invece sì.
15/10/2008 Alitalia: il decreto è incostituzionale (http://www.antoniodipietro.com)
Riporto il video ed il resoconto stenografico del mio intervento alla Camera
di ieri, dove ho sollevato le gravi violazioni costituzionali del "decreto
legge Alitalia".
"Signor Presidente, il gruppo Italia dei Valori ha presentato una questione
pregiudiziale di costituzionalità relativa al decreto-legge cosiddetto Alitalia
che riguarda diversi punti.
Innanzitutto crediamo che in questo decreto-legge siano contenute delle
decisioni e delle determinazioni che nulla hanno a che vedere con i criteri di
necessità ed urgenza. Altro è, infatti, la necessità e l'urgenza di definire
Alitalia, altro è estendere la normativa, la modifica della legge cosiddetta
Marzano all'amministrazione straordinaria delle grandi imprese
intese in senso generale.
Non vi è necessità, ai sensi dell'articolo 77 della Costituzione, di provvedere
con urgenza e necessità a modificare la legge cosiddetta Marzano nella sua
generalità, ma semmai c'era e c'è la necessità e l'urgenza di decidere il
destino di Alitalia che è cosa diversa dal destino di tutte le altre realtà.
Riteniamo anche che vi sia una questione di costituzionalità in riferimento
all'articolo 81 della Costituzione, nella parte in cui essa prevede che la legge
deve indicare le spese ed i costi che un determinato provvedimento viene a
sostenere.
In questo caso, a fronte di una spesa certa (perché bisogna quantificare quanto
viene a costare allo Stato la passività di Alitalia e noi ancora non ne abbiamo
la certezza perché i calcoli devono ancora essere fatti), a fronte dei benefici
previsti per il personale per il periodo transitorio, a fronte degli enormi
costi che dovranno scaturire per lo Stato a causa delle responsabilità
attribuita direttamente alla società partecipata dallo Stato per responsabilità
degli amministratori (vorrei ricordare che questa normativa prevede,
all'articolo 3, comma 1, che, dei fatti per i quali vengono chiamati ad essere
responsabili gli amministratori, paga la società, quindi, nel caso di specie,
paga lo Stato, perché essa va a finire nella bad company), in una situazione di
questo genere, a fronte di una miriade di spese di cui non si conosce neanche
l'esatto ammontare, non è stata individuata la fonte di entrata e quindi il modo
in cui verrà pagato.
Rispetto a ciò, quindi, esiste una violazione dell'articolo 81 della
Costituzione che a noi pare davvero enorme.
Inoltre, ci sembra importante far rilevare la violazione degli articoli 3 e 41
della Costituzione nella parte in cui è stata disapplicata totalmente la
normativa antitrust e nella parte in cui si concede, per tre anni e ad un solo
operatore, il monopolio del mercato aereo. A noi sembra, inoltre, che vi siano
enormi problemi di compatibilità con la direttiva europea nella parte in cui
sono stati previsti aiuti di Stato alla società acquirente
degli asset di Alitalia. In questo modo, 300 milioni sono letteralmente spariti
per diventare aiuti di Stato. Mi riferisco anche alla parte in cui non è stata
prevista alcuna discontinuità aziendale tra Alitalia e la società acquirente,
tanto è vero che quest'ultima acquisisce sic et simpliciter tutti gli asset,
senza partecipare in alcun modo a gare; inoltre, la valutazione della conformità
dell'operazione con le norme comunitarie in materia di concorrenza viene a
dimostrare come, con l'inglobamento di Air One e di Alitalia,
viene a finire tutta la concorrenza nel nostro Paese. In questo senso, pertanto,
denunciamo la violazione della normativa comunitaria, sia per gli aiuti di
Stato, sia per la normativa antitrust. Ma sopratutto denunciamo la violazione
dell'articolo 3, primo comma, della Costituzione. Tale violazione si concreta
innanzitutto nel metodo. Il Governo ha affermato che lo ritira in parte perché
non se ne era accorto. Ciò non è vero così come non è stata solo un'inchiesta
giornalistica a scoprirlo. Invito tutti coloro che sono in buona fede ad andare
a leggere la questione di pregiudizialità costituzionale n. 1 presentata al
Senato dall'Italia dei Valori. Ebbene, in quella questione di pregiudizialità
costituzionale, quella come questa attuale, il cui contenuto è stato già
discusso al Senato, l'Italia dei Valori ha fatto presente che siamo dinanzi ad
un'illegittimità costituzionale perché si viola l'articolo 3 della Costituzione
e l'articolo 27 della Costituzione, nella parte in cui non si prevede la
responsabilità penale personale e, pertanto, non si rispetta questo principio e
in quella in cui non si ribadisce che tutti sono uguali di fronte alla legge.
È stata, invece, inserita una norma «salva Premier» che avevamo
denunciato con un'apposita questione pregiudiziale al Senato, che ha ricevuto il
parere da parte del Governo e pertanto quest'ultimo ne era perfettamente a
conoscenza e quindi il Ministro Tremonti dice il falso, quando
afferma che non ne sapeva nulla. Il Governo ha espresso un parere sulla mozione
che abbiamo presentato. Si tratta di una questione pregiudiziale volta a
denunciare l'incostituzionalità nella parte in cui si violano gli articoli 3 e
27 della Costituzione e il Governo ne era bene a conoscenza. Semplicemente
adesso ha ritenuto che probabilmente deve rivedere la propria posizione proprio
perché è stato preso con le mani nella marmellata. Per tale ragioni, noi
dell'Italia dei Valori sosteniamo nel metodo che questo mancato ascolto serve,
appunto, a dimostrare che non si è trattato di un errore, ma di un
tentativo doloso di rendere irresponsabili i manager che si sono
eventualmente macchiati di gravi reati.
Ribadiamo la questione di illegittimità costituzionale dell'articolo 3, primo
comma, prima parte, del decreto-legge in esame, laddove si afferma testualmente
(invito davvero a leggere la disposizione) che: «in relazione ai comportamenti,
atti e provvedimenti che siano stati posti in essere dal 18 luglio 2007 fino
alla data di entrata in vigore del presente decreto (...) la responsabilità per
il relativi fatti commessi dagli amministratori (...)» è esclusa. Quale
responsabilità, di quale responsabilità parliamo? Penale,
civile, amministrativa, contabile?
La responsabilità penale non può essere esclusa per legge,
perché la Costituzione vieta che qualcuno resti impunito e per tale ragione
questa norma, così come formulata, è incostituzionale. So bene che alla
maggioranza non importa nulla il rispetto della Costituzione. Mi appello alla
minoranza, a tutta l'altra parte dell'Aula, all'opposizione, al Partito
Democratico, che almeno su questo provvedimento non accada alla Camera
ciò che è già accaduto al Senato, ossia che, mentre facevamo rilevare una
gravissima violazione della Costituzione, anche l'opposizione
decideva di abbandonare l'Aula e di non votare.
Non è chiudendo gli occhi, non è facendo finta di non vedere che si raggiunge
l'obiettivo.
Si potrebbe obiettare che, se la questione di incostituzionalità fosse accolta,
si dovrebbe mandare a monte tutto il provvedimento. Non è così, perché
basterebbe che questo fosse rinviato in Commissione e modificato. Sarebbe
sufficiente che il Governo modificasse la sua posizione e che spiegasse, laddove
scrive: «la responsabilità per i relativi fatti (...)», che non si tratta di
responsabilità penale, ma, semmai, solo di responsabilità contabile o quant'altro.
Denunciamo la violazione della norma costituzionale e lo denunciamo affinché
maggioranza e opposizione aprano gli occhi e non si rassegnino ad un voto
preconcetto, senza ragionare né pensare alle conseguenze di queste gravi
violazioni costituzionali.
Denunciamo anche la seconda parte dell'articolo 3, comma 1, del provvedimento,
laddove addirittura è previsto che non debba rispondere delle azioni che
commette anche qualsiasi soggetto che in qualche modo è interessato o è stato
interessato ad attività di amministrazione, cioè non solo gli amministratori, ma
anche qualsiasi soggetto che, di volta in volta, nominativamente, ex post, si
individua (tu mi piaci perché hai i capelli rossi o i capelli biondi e per
questa ragione a te non si applica il principio per cui la legge è uguale per
tutti).
Viene violato, addirittura, l'articolo 28 della Costituzione e noi ne denunciamo
la violazione. È stato previsto che l'irresponsabilità penale, civile e
amministrativa si estenda anche ai funzionari e ai dipendenti. Perché non sono
responsabili? L'articolo 28 della Costituzione prevede che i funzionari e i
dipendenti siano responsabili.
Perché una legge ordinaria, in violazione del disposto dell'articolo 28 della
Costituzione, prevede che non siano responsabili? Cosa c'è dietro? Chi ha
ordinato tutti questi emendamenti e tutte queste norme? Chi ci sta dietro che
deve essere dichiarato impunito? Chi è il mandante di questo misfatto?
(Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)
Di questo dobbiamo chiederci la ragione!
Ecco perché riteniamo che ci troviamo di fronte ad una irresponsabilità
gravissima da parte del Governo e della maggioranza che, approfittando
di una necessità (quella di trovare una soluzione per Alitalia, in stato di
decozione aziendale), come al solito si inseriscono, all'interno di un
provvedimento, elementi che nulla hanno a che vedere con il provvedimento, ma
che sono semplicemente un veicolo per permettere che altre questioni vengano
risolte. Le questioni che vengono risolte sono sempre le solite: le impunità per
i potenti, le impunità «salva Premier» e le impunità «salva
manager».
Per queste ragioni, nel silenzio e nel «menefreghismo» più assoluto di quest'Aula,
stiamo dicendo che state, ancora una volta, tradendo la Costituzione. Prima o
poi di questo dovrete rispondere davanti agli uomini e davanti a Dio!
(Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)
http://www.beppegrillo.it
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