Con una lettera del ministro delle Infrastrutture e dei
Trasporti Altero Matteoli al presidente della società Stretto di Messina Spa,
Pietro Ciucci, si riprende in mano il progetto per la realizzazione del Ponte
che dovrebbe collegare la Sicilia al continente. Matteoli chiede infatti a
Ciucci di rimettersi al lavoro, il prima possibile. Il presidente della Spa ha
dato una risposta tempestiva, in cui ha delineato i vari passi da compiere,
scandendo i tempi necessari per arrivare alla costruzione della grande opera
tanto discussa. L'ordine di inizio attività all'Impregilo potrebbe scattare a
gennaio 2009, la posa della prima pietra è prevista per il maggio - giugno 2010,
l'opera sarà conclusa e aperta al traffico nel 2016.
C'era una volta... L'idea di un ponte tra la
Sicilia e la penisola è nata negli anni '60, ed è approdata nelle aule del
Parlamento italiano il 17 dicembre 1971, data in cui venne approvata la legge
1158, che puntava "alla realizzazione di un collegamento stabile viario e
ferroviario fra la Sicilia e il Continente". Nella legge si affidava all'Iri il
compito di guidare Fs, Anas, Regione Sicilia e Regione Calabria. Soggetti che,
quando all'inizio degli anni '80 un'altra legge istituì la Stretto di Messina
Spa, investirono parte dei loro capitali in questa società, che, per prima cosa,
doveva demolire il progetto, sponsorizzato dall'Eni e costato 80 miliardi di
lire, di costruire tre tunnel sottomarini nello stretto. Nel 1982 Claudio
Signorile, l'allora ministro per gli interventi straordinari del Mezzogiorno,
annunciò che a breve sarebbero iniziati i lavori per un collegamento sospeso, e
nel 1984 si stabilì che il Ponte sarebbe stato terminato entro dieci anni.
Signorile aveva sbagliato i calcoli, il progetto resterà infatti bloccato fino
all'inizio del nuovo millennio.
Sarà il premier Silvio Berlusconi, nel 1992, a rilanciare l'opera. Il
progetto della Stretto di Messina Spa è ripreso e aggiornato, con tanto di
studio sull'impatto ambientale. Il decreto per la realizzazione del ponte viene
varato il 24 aprile del 2003, e nell'ottobre 2005 l'Impregilo vince la gara
aggiudicandosi l'appalto. Data prevista per l'inizio dei lavori: 2007. Ma la
nuova legislatura di Romano Prodi cancella il Ponte dall'elenco delle priorità,
dirottando i 50 milioni di euro disponibili per la sua costruzione verso altre
opere pubbliche viarie in Sicilia e Calabria. Del Ponte la maggioranza non vuole
saperne, alla Camera passa una mozione in cui l'Italia si impegna a non
realizzarlo e la Commissione Bilancio del Senato approva un emendamento che
stabilisce la messa in liquidazione della società Stretto di Messina, i cui
battenti avrebbero dovuto chiudere entro il marzo 2008, e l'abrogazione della
legge istitutiva. Con un colpo di scena inviso dalla sua maggioranza, il
ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro salva la spa, dopo un calcolo
sui costi che questa operazione avrebbe fatto ricadere sullo Stato: 500 milioni
di euro in penali da pagare alle imprese che si erano già aggiudicate i lavori.
E fu così che... Dal primo ottobre 2007 l'Anas è
azionista di maggioranza della Stretto di Messina Spa, diventa così la
concessionaria per la progettazione, la realizzazione e la gestione del Ponte.
La compagine azionaria della società è così delineata: 81,8% all'Anas, 13% al
Rfi, 2,6% sia alla Regione Sicilia che alla Regione Calabria. Ma com'è
strutturata la Stretto di Messina Spa? Nell'aprile 2004 sono state avviate
quattro gare internazionali al termine delle quali sono stati individuati i vari
soggetti coinvolti nella realizzazione e progettazione dell'opera. Nel marzo
2006 l'Impregilo firma il contratto come capogruppo mandataria dell'Associazione
Temporanea di Imprese, diventando così il general contractor, cioè il soggetto
che realizza l'opera. Il project management consultant, che si occupa delle
attività di controllo e verifica della progettazione definitiva, esecutiva,
della realizzazione del Ponte e dei suoi collegamenti stradali e ferroviari, è
la società statunitense Parsons Transportation Group. Vi è poi un soggetto
impegnato nell'attività di monitoraggio ambientale, territoriale e sociale per
le varie fasi di costruzione ed esercizio del Ponte: il raggruppamento
Temporaneo di Imprese guidato da Fenice Spa. Infine un broker assicurativo, la
Marsh Spa.
La lettera. Nella missiva che Matteoli ha inviato
al presidente della Stretto di Messina Spa Ciucci, il ministro ribadisce
l'impegno in favore della realizzazione del Ponte: "Il collegamento stabile tra
la Sicilia ed il Continente è tra le infrastrutture che rivestono carattere
prioritario e la sua realizzazione ha già costituito oggetto di affidamento al
contraente generale. E' pertanto necessario porre in essere nei tempi più brevi
tutte le condizione per la ripresa delle attività inerenti la costruzione del
manufatto". La prima cosa che la società deve fare, sostiene Matteoli, è
"un'immediata revisione della convenzione di concessione e del piano economico -
finanziario in essere". Occorre individuare le risorse finanziarie necessarie
alla realizzazione del Ponte, dato che quelle in precedenza accumulate sono
state versate al bilancio dello Stato e riservate ad altre opere. E' in fase di
valutazione il costo aggiornato del progetto, che per ora può essere stimato in
circa sei miliardi di euro. Si conosce invece la cifra spesa dalla Stretto di
Messina per la sola progettazione dell'opera: 200 milioni di euro.
Ciucci ci tiene a rassicurare sul fatto che "il consenso del territorio sarà
fondamentale per la costruzione del ponte", si avvieranno colloqui con i
cittadini siciliani e calabresi e con le amministrazioni locali. Certo è il
beneplacito del governatore siciliano Raffaele Lombardo, che si è detto
"soddisfatto" del nuovo via per il Ponte e che ha assicurato che "il governo
regionale siciliano farà quanto in suo potere per lavorare in concerto con il
governo nazionale affinchè il Ponte sullo Stretto di Messina diventi una realtà
portando con sé numerosi vantaggi, non solo alla Sicilia e alla Calabria, ma
anche a tutta l'Italia, perché - spiega Lombardo - è un'opera fondamentale che
rende oltretutto operativo il corridoio Berlino I".
A frenare è invece Mario Sarcinelli, presidente di Dexia Crediop, istituto
che finanzia le opere pubbliche della penisola. Secondo Sarcinelli "le opere
pubbliche necessarie all'Italia sono i trasporti, ma tra queste non c'è,
certamente, il Ponte di Messina". Un no secco arriva poi da Massimo Fundarò,
coordinatore dell'esecutivo nazionale dei Verdi: "dopo il nucleare, il ponte
sullo Stretto: il governo mostra così tutta la sua arretratezza in campo
ambientale". Sono altre le opere utili a parere di Fundarò, come "il
potenziamento delle reti già esistenti e delle ferrovie, non certo
un'infrastruttura faraonica, costosissima e dannosa alla quale ci opporremo
sempre".
Emma Berti - aprileonline
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