La Commissione Europea dà il via libera alla realizzazione della tratta
in Val di Susa della TAV, presentando la
relazione di una commissione di esperti europei indipendenti, che
sostanzialmente conferma la correttezza dei lavori compiuti dalla
Lyon-Turin Ferroviaire. Il comitato di esperti che ha prestato
consulenza alla Commissione Europea è composto da società private di
consulenza, quali la ECORYS Nederland BV, la COWI A/S , la ECN , Ernst &
Young Europe e Consultrans, ma i loro nomi non vengono citate dalla
stampa o dai giornali. Il rapporto “tecnico” imperversa per circa 160
pagine sull’ottimo lavoro svolto dalle società sul controllo della
salute, sulla salvaguardia ambientale e sulla gestione degli accordi con
le parti sociali, che vengono invece ridicolarizzate e criminalizzate.
Amministrazioni comunali che fanno ostruzione, gruppi no-global
violenti, e polemiche prelettorali, sarebbero le parti sociali che si
schierano contro la Tav, forse controllate “la lobbies” di cui non si
conosce l’identità.
E così una commissione di esperti, che indipendenti non sono, afferma
che le popolazioni di uno Stato sono controllate da Lobbies, ma intanto
presta consulenza alla Commissione Europea, che non è un’istituzione
sovrana ed è affiancata da altri
3000 comitati i cui componenti e le cui riunioni sono tenuti nello
stretto riservo. Sarebbe interessante sapere chi siede in quelle
commissioni, forse gli stessi consulenti delle società appaltatrici e
finanziatrici delle grandi infrastrutture? Allora si che potremmo capire
chi è davvero controllato dalle lobbies!
La regione Piemonte risponde alla relazione tecnica, e non esclude la
possibilità di stralciare la Torino-Lione dalla legge obiettivo, che
darebbe poi potere di giudizio del progetto definitivo alla conferenza
di servizi ordinaria regionale, che, attenzione, una volta approvato il
progetto, non darebbe più voce alle amministrazioni locali. In altre
parole, vogliono potenziare il potere decisionale della regione e
indebolire quella dei comuni, per passare, forse, ad un accentramento
delle decisioni sulle opere pubbliche nelle mani dello Stato.
Il corridoio ferroviario Lisbona-Kiev non è che uno dei
tanti progetti per il controllo del traffico delle merci, passando
dall’acquisizione dei porti , alla costruzione di ponti e linee
ferroviarie.
In ogni Stato fervono lavori per infrastrutture e trasporti, rigorosamente
controllati da privati e finanziate da grandi banche d’affari, e i governi
che si oppongono sono travolti da scandali e da strani eventi. L’Albania è
sotto assedio da circa due mesi, senza luce né gas, per stremare le
popolazioni e le imprese e ottenere così il controllo del gasdotto “Ambo”
che consentirà alle società petrolifere di raggiungere, tramite i balcani,
il mercato europeo. British Petroleum e Gazprom sono in concorrenza tra di
loro, per cui probabilmente verranno costruiti due corridoi, il Corridoio
VIII che porterà a Valona e un altro che sbucherà a Durazzo. La Romania e
la Bulgaria devono entrare nell’UE dovranno prepararsi a privatizzare i
porti fluviali e a garantire il passaggio di progetti come la costruzione
della Tav o di Gasdotti. Poi gli attentati in Egitto, la magistratura che
perde così tanto tempo con i “pesci piccoli” dimenticando i nomi degli
squali, Al Zarqawi che si sveglia e lancia minacce all’occidente: a questo
punto sembra una strana casualità di eventi.
In Italia invece, approfittando dell’assenza di un
esecutivo , viene conclusa l’importante fusione tra la Abertis, società di
infrastrutture (caselli e aeroporti) e Autostrade. Una fusione che
tuttavia si atteggia a “vendita elegante”, in quanto dopo la fusione la
holding di Autostrade, Schema28, che già è partecipata da Abertis, avrà
una partecipazione nella nuova Auto-Abertis del 24,9%, mentre l’11,7% va
alla Banca Caixa e il 12,5% alla ACS S.A., entrambe spagnole. L’azionariato
di Schema28 dopo la fusione subirà delle modificazioni: il 13,3% di
Abertis viene distribuito per 1/3 a Mediobanca e i 2/3 a Caixa ed ACS, per
cui in virtù della partecipazione indiretta queste ultime avranno una
maggioranza relativa del 26,4 . Per tale motivo forse la sede fiscale del
gruppo dopo la fusione sarà la Spagna, dietro il suggerimento dello
“Studio Vitali Romagnoli Piccardi”, ossia lo studio dell’ex Ministro
Tremonti che già prestava consulenza ad Autostrade. I Benetton
guadagneranno circa 670 milioni di euro di extra-dividendo, per un
progetto di fusione di circa 45 miliardi di euro.
L’Italia dunque dopo aver privatizzato un monopolio
naturale, adesso perde il controllo di una struttura così importante,
restando come unica opzione la costituzione di una Autorità di controllo
delle reti, perché a detta di Prodi, “contano le regole e non la
proprietà”. Ma se poi le regole le fanno i cd. europeisti, e se le
amministrazioni non possono far guerra alle grandi opere, quale
prospettiva ha l’Italia.
Oggi è la Tav, domani sarà il Ponte sullo Stretto, e tra un po’ toccherà
ad Alitalia, che ormai non ha molte chances, come non ha molte chances
l’Italia, che è ormai guidata da uomini piccoli, disposti a tacere per una
poltrona, o magari per la Presidenza alla Camera o alla Repubblica. Gli
“Europeisti” e i “Professori” ci governano, si fanno eleggere promettendo
trasparenza e dialogo nell’interesse dei cittadini, ma in realtà sono ben
altri gli interessi che prevalgono, gli interessi delle Banche d’Affari
che stanno così comprando i corridoi e gli snodi del traffico delle merci.
Questo è il contesto in cui guardare l’intrecciarsi degli eventi, delle
fusioni, delle privatizzazioni e degli atti terroristici, che non sono
altro che segnali inviati ai governi e agli Stati che dovranno adeguarsi
alle direttive.
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