Comunicato stampa
Il carcere di Misratah e il rapporto di novembre di Fortress Europe
Riceviamo e diffondiamo i
dati forniti da Gabriele Del Grande, autore di
Mamadou va a
morire (Infinito edizioni) e fondatore di Fortress Europe,
l’osservatorio sulle vittime della frontiera.
Da anni Amnesty International
e Human Rights Watch parlano delle condizioni dei centri di detenzione in
Libia. Fortress Europe è riuscita a visitarne alcuni, e
questo mese dedica un lungo racconto – con foto – alla
vicenda dei 600 eritrei imprigionati da due anni a Misratah.
Arrestati sulla rotta per Lampedusa, dormono in camere senza finestre di 4
metri per 5, fino a 20 persone, buttati per terra. Chi non ha la fortuna di
rientrare nei piani di reinsediamento dell’Acnur è obbligato a fuggire. E a
tentare di nuovo la via del mare. A suo rischio e pericolo.
Fortress Europe pubblica il
bollettino
mensile secondo cui almeno 41 migranti sono morti alle porte dell’Ue
nel mese di novembre. 8 persone sono annegate nel Canale di Sicilia, tre delle
quali vittime di un naufragio fantasma avvenuto al largo di Malta a fine
ottobre. 4 morti alle Canarie, 2 in Grecia, e 21 al largo dell’isola francese
di Mayotte, nell’oceano Indiano. Nel deserto algerino di Tanezrouft invece
sono stati ritrovati i resti di sei migranti. Al momento sono 13.280 le
vittime della frontiera dal 1988.
E il bollettino, continua Del
Grande, avrebbe potuto essere ben più grave. Forse disastroso. Lo scorso 27
novembre infatti i pescherecci Ariete, Monastir, Ghibli, Twenty Two e Giulia
P.G di Mazara del Vallo (Trapani) hanno salvato la vita a 650 migranti nel
mare in tempesta al largo di Lampedusa. Un atto nobile che ribadisce la
priorità del soccorso in mare, a una settimana dall'udienza finale del
processo ai pescatori tunisini, che si terrà il prossimo 15 dicembre a
Agrigento.
Per informazioni e
interviste, Infinito edizioni: 06/93162414
Cell: 320/3524918
Il rapporto di
Fortress Europe e l’articolo sul carcere di Misratah sono sul sito di
Fortress Europe
Comunicato stampa
Iran, quale opposizione"
di Antonello Sacchetti
Riceviamo e pubblichiamo un
interessante pezzo di Antonello Sacchetti autore di
Misteri Persiani
e de I ragazzi di
Teheran sui Mojaheddin del Popolo.
La Corte di giustizia europea
sdogana i Mojaheddin del popolo. Ma a Teheran non li ama proprio nessuno.
Intanto, gli studenti tornano in piazza.
Il 4 dicembre la Corte di
giustizia europea ha annullato la decisione del Consiglio europeo di mantenere
l'Organizzazione dei Mojaheddin del Popolo Iraniano (Mojaheddin-e khalq,
MKO) sulla lista nera dei gruppi terroristici. Maryam Rajavi, presidente eletta
del Consiglio nazionale della resistenza iraniana (Cnri) ha dichiarato che “l'Ue
deve estendere le proprie scuse all'MKO e al popolo iraniano e compensare i
gravi danni inflitti al popolo iraniano ed alla resistenza iraniana".
Ma chi sono i Mojaheddin del
Popolo? Si tratta di una formazione nata in Iran a metà degli anni Sessanta. La
loro ideologia è un mix di marxismo e islamismo e propugnano la lotta armata.
Partecipano attivamente alla rivoluzione contro lo scià nel 1979 e in seguito
diventano acerrimi nemici dei khomeinisti. La propaganda ha affibbiato loro un
soprannome pesante: monafeqin, ipocriti. A loro sono attribuiti diversi
attentati terroristici che nei primi anni Ottanta insanguinarono il Paese. A
dire il vero, la dinamica di alcuni attentati è sospetta e molti iraniani dicono
che certe bombe le ha messe il regime stesso. Resta il fatto che i mojaheddin
fuggirono in Iraq e furono addestrati dall’esercito di Saddam proprio negli anni
della guerra. Un mese prima della firma dell’armistizio, nel 1988, gruppi di
mojaheddin varcarono la frontiera per rovesciare la Repubblica islamica. Vennero
quasi tutti massacrati dall’esercito iraniano e dai Guardiani della rivoluzione.
Per questi motivi gli iraniani diffidano di loro e anche Unione europea e Stati
Uniti hanno avuto finora un atteggiamento molto cauto.
Dalla fine degli anni Ottanta
l’MKO compie poche azioni in Iran e mantiene la propria base in Iraq, nel campo
militare di Ashraf. Dopo l’invasione Usa del 2003, quel campo viene
smilitarizzato e le 3.500 persone che vi abitano divengono ospiti piuttosto
sgraditi al nuovo governo iracheno. Perché va precisata una cosa: l’MKO è stato
complice consapevole e attivo del regime di Saddam Hussein. Ci sono prove
pesanti sulla partecipazione dell’MKO al massacro di Halabja del marzo 1988,
quando almeno 5.000 curdi vengono massacrati con le armi chimiche.
Comunicato stampa
La casa editrice
Infinito edizioni
presenta
Uomini e
belve
Storie dai
Sud del mondo
di Luca Leone
prefazione di Enzo
Nucci
introduzione di Angelo
Lallo
Testimonianze da tre continenti sulla belva che è in ciascuno di noi e sulle
mostruosità della guerra e della povertà
«Quando hai attraversato il deserto non puoi avere paura del
mare. Qualcuno te lo dice, cerca di avvertirti: “Guarda che è pericoloso”. Ti
dice di pensarci bene, che dell’acqua non ti devi mai fidare. Ma tu gli
rispondi: “Ho già camminato per mesi attraverso il deserto e la città in cui
ho vissuto si affacciava sull’Oceano. Come puoi pensare che abbia paura di
quest’acqua?”. Allora parti. E solo quando non vedi più la costa, o si alza la
nebbia, capisci che cos’hai fatto. In quale enorme guaio sei andato a
cacciarti. Ma a quel punto non puoi più tornare indietro: sei da solo con la
tua paura. In mezzo al Mediterraneo».
Moussa ha 23 anni e, sotto due occhi immancabilmente
malinconici, un grande sorriso sempre stampato sulle labbra. È l’allegria in
persona, per chi non lo conosce o non ha l’umiltà di guardarlo dritto negli
occhi. Almeno per qualche istante. È arrivato a Lampedusa il 21 ottobre 2002.
Ha dovuto affrontare lo stesso identico viaggio di migliaia e migliaia di
sfortunati in fuga, come lui, dalla guerra e dalla persecuzione.
Moussa è cittadino della Repubblica togolese, un Paese che
sembra quasi una minuscola virgola disegnata sul corpo immenso del continente
africano. Da lì comincia la sua storia, che pare quasi un film. In questo
Paese governato da decenni dalla più rigida delle dittature, Moussa è fuggito
adolescente in quanto ricercato per essere ammazzato, vivendo sulla sua pelle
la più incredibile delle avventure.
La testimonianza di Moussa
è il filo rosso che porta Luca Leone, autore di “Uomini e belve” a raccontare
il Togo di ieri e di oggi, repressioni e omicidi politici, intrighi e
persecuzioni. Fino alla terribile avventura nel deserto, e poi in mare.
Quello sul Togo è solo uno
dei capitoli dedicati, in “Uomini e belve”, alle guerre e alle persecuzioni di
ieri e di oggi che devastano la convivenza civile, distruggono intere
generazioni e servono solo da motore di arricchimento e potere per un gruppo
ristretto di faccendieri internazionali, alcuni dei quali siedono nella stanza
dei bottoni.
Il libro riferisce storie
di vita vissuta dai Sud del mondo d’Europa (Georgia, Cecenia, Romania, Italia,
Bosnia Erzegovina, Serbia, Kosovo), Africa (Sierra Leone, Liberia, Togo,
Burkina Faso, Etiopia, Eritrea) e America (Canada, Cuba, Ecuador, Bolivia).
“Luca Leone tiene saldamente ferma la
barra del suo timone sull’Uomo che resta l’unico, solo e imprescindibile
argomento di ricerca. Egli stesso ricorda che ‘in guerra, anche in conflitti
considerati di liberazione, non ci sono mai buoni o cattivi. Quelli li creano
i media’…” (dalla prefazione di
Enzo Nucci).
“Uomini
e belve è un libro inquieto, politico, perché rammenta alle diplomazie le
loro responsabilità. L’autore racconta, con dati e fatti, eventi poco
menzionati, polverizzando le certezze di una Storia dozzinale servita all’ora
di cena a uomini e donne sempre più distratti” (dall’introduzione di
Angelo Lallo), poiché “la macchina della guerra ha le sue logiche di
potere, che non sempre sono facilmente o immediatamente comprensibili da uno
spettatore distratto” (padre Gerardo Caglioni).
Il libro è patrocinato da Pl@netnoprofit
(www.planetnoprofit.org)
e sostiene il progetto
Aliment-azione 2008,
che si occupa di sviluppare una cultura della sicurezza alimentare in
condizioni di igiene e corretta alimentazione a Rufisque, in Senegal.
L’autore
Luca Leone,
giornalista e saggista, è nato nel 1970 ad Albano Laziale (Roma). Ha scritto e
scrive per diverse testate. È co-fondatore e direttore editoriale della casa
editrice Infinito edizioni. Ha firmato, tra l’altro, i saggi Infanzia
negata, Prospettiva edizioni, 2003; Il fantasma in Europa. La Bosnia
del dopo Dayton tra decadenza e ipotesi di sviluppo, Il Segno dei
Gabrielli, 2004; Anatomia di un fallimento. Centri di permanenza temporanea
e assistenza (a cura di), Sinnos editore, 2004; Srebrenica. I giorni
della vergogna, Infinito edizioni, 2005 (prima edizione) e 2007 (seconda
edizione); Sotto il mattone. L’avventura di cercare casa, Infinito
edizioni, 2007. Per contattarlo:
direzione.editoriale@infinitoedizioni.it
Comunicato stampa
La casa editrice
Infinito
edizioni
presenta il nuovo libro
Morte agli
Italiani!
Il
massacro di Aigues-Mortes 1893
di Enzo Barnabà
prefazione di Gian
Antonio Stella
introduzione di
Alessandro Natta
venerdì 12 dicembre, ore 17,30
presso la Libreria Ubik
corso Italia 16 r,
SAVONA
Sarà presente l’Autore
L’emarginazione sfociata in tragedia quando gli emigranti – in questo caso in
Francia – eravamo noi
Il massacro di Aigues-Mortes,
che il 17 agosto 1893 costò la vita a nove operai italiani linciati da una folla
inferocita, rappresenta un episodio capitale nella storia dei rapporti tra
l'Italia e la Francia.
«Il libro di Enzo Barnabà è
una boccata d’ossigeno. Perché solo ricordando che siamo stati un popolo di
emigranti vittime di odio razzista, come ha fatto il vescovo di Padova
denunciando “segni di paura e di insicurezza che talvolta rasentano il razzismo
e la
xenofobia,
spesso cavalcati da correnti ideologiche e falsati da un'informazione che
deforma la realtà”, si può evitare che oggi, domani o dopodomani si ripetano
altre cacce all’uomo. Mai più Aigues-Mortes. Mai più»
(dalla prefazione di Gian Antonio Stella).
«Il merito e il pregio del
lavoro di Enzo Barnabà consiste nell'averci dato finalmente una precisa,
puntuale ricostruzione di un fatto per tante ragioni memorabile e nell'indurci a
essere vigili nella realtà di oggi» (dall’introduzione postuma di Alessandro
Natta).
L’autore
Nato nel 1944, ha studiato
lingua e letteratura francese a Napoli e a Montpellier e storia a Venezia e
Genova. Ha insegnato lingua e letteratura francese in vari licei del Veneto e
della Liguria e ha svolto la funzione di aggiornatore dei docenti di lingua
francese della provincia di Imperia. A Ventimiglia ha fondato il Circolo “Pier
Paolo Pasolini”. Ha svolto la funzione di lettore di lingua e letteratura
italiana presso le Università di Aix-en-Provence e di insegnante-addetto
culturale ad Abidjan (Costa d’Avorio), Scutari (Albania) e Niksic (Montenegro).
Vive a Grimaldi di Ventimiglia. Tra i suoi libri:
Fasci siciliani a
Valguarnera, Teti, 1981;
Contextes. Grammaire française à l'usage des Italiens, Loescher, 1994;
Le ventre du python, romanzo, Editions de l'Aube, 2007; Sortilegi, racconti,
Bollati-Boringhieri, 2008 (con Serge Latouche).
Comunicato stampa
La casa editrice
Infinito edizioni
vi invita alla presentazione
del libro
Ritorno
a Las Hurdes
Guerre,
amori, cicogne nere e istriani lontani
di Franco Juri
prefazione di
Nelida Milani-Kruljac
introduzione di Paolo
Rumiz
lunedì 15 dicembre, ore
18,00
presso la libreria In
der tadt
via A. Diaz, 22,
TRIESTE
Interverrà: Gian Matteo
Apuzzo (Istituto J. Maritain – Metapolis).
Sarà presente l’Autore
Un
affresco dei nostri tempi imperdibile
Parlamentare,
ministro, ambasciatore sloveno, giornalista in Italia e per Radio
Capodistria, l’Autore narra in un diario personale pagine di storia
fondamentali della ex Jugoslavia, della Slovenia di oggi, della Spagna e del
Cile, forte delle esperienze maturate in diversi Paesi del mondo.
“È,
questo libro, la biografia di un’intera generazione seppellita dai suoi
stessi sogni, che ancora sopravvive, nonostante tutto, ma lo fa sul ciglio di
un baratro, stupita dinanzi al passato e al futuro, ugualmente sviliti da un
presente turpe, che nega ogni passione” (dalla prefazione di Nelida Milani).
L’autore
Franco
Juri è nato a Capodistria in Slovenia/Jugoslavia nel 1956 da padre italiano e
madre croata. Giornalista e vignettista satirico è collaboratore di testate
slovene e italiane. È stato deputato nel primo Parlamento sloveno e ha
rivestito importanti incarichi nella diplomazia del suo Paese: ambasciatore
in Spagna e a Cuba e Segretario di stato agli Affari esteri.
Comunicato stampa
La casa editrice
Infinito
edizioni
presenta il racconto di
Erri De
Luca
Il cielo in una stalla
realizzato in collaborazione con l’Associazione Antigone,
cui vanno i proventi delle vendite del libro
“Brutta notizia per il
sottotenente degli alpini Aldo De Luca, mio padre, di stanza in Albania: la sua
casa era stata colpita dai fitti bombardamenti dell’agosto del ’43. La guerra,
perduta su tutti i fronti, metteva in ognuno la speranza di uscirne senza troppa
perdita personale. Per lui non era più così, il solo suo possedimento era
crollato. Al sottotenente venne data licenza per casa bombardata. Partì alla
fine di agosto e arrivò a Napoli a inizio di settembre. Si presentò al comando e
poi al suo indirizzo in via Crispi, strada di buon nome. La rovina era grave. Fu
la sua fortuna...” (dall’incipit del libro del racconto di De Luca).
La seconda guerra mondiale e un gruppo di uomini – tra i quali il padre
dell’Autore – alla ricerca della salvezza. Una vogata notturna in mare che
diventa catarsi. Una stalla dalle cui sconnesse assi del tetto, di notte, si
intravede il cielo stellato.
La casa editrice
Infinito
edizioni
nell’ambito del Festival del
viaggio Il Milione
vi invitano alla presentazione
di
Il
prefisso di Dio
Storie e
labirinti di Once, Buenos Aires
di Francesca Bellino
prefazione di Luis
Bacalov
introduzione di Ivana
Costa
sabato 13 dicembre, ore
18,30
presso
Il Teatro S. Andrea -
Chiesa di Sant'Andrea,
via del Cuore PISA
Interverrà l’autrice
Un viaggio
nel quartiere ebraico di Buenos Aires
alla ricerca dell'Undicesimo Comandamento.
Rincorsa dal numero 11,
l'autrice si perde in infiniti labirinti di storia antica e contemporanea
e si lascia guidare dai personaggi che incontra sulla sua strada.
Immigrazioni
vecchie e nuove, tradizioni e mistica ebraica, credenze popolari e miracoli,
tango porteňo e tango yiddish, la memoria e i fatti dell'attentato
all'Ambasciata di Israele e all'Amia e della morte dei 194 ragazzi nella
discoteca Cromañon, gli psicoanalisti del dopo crisi del 2001 e la
convivenza tra culture diverse sono alcuni dei temi trattati in questo
diario-reportage che cerca di stimolare il lettore in una personale ricerca di
un nuovo Comandamento per le attuali società plurali.
“Un viaggio in compagnia de
‘Il Prefisso di Dio’ apre le porte meglio di qualunque guida turistica non solo
a el Once e a Buenos Aires, perché Francesca Bellino racconta questi luoghi e
storie con la partecipazione vitale e affettuosa di una scrittrice attenta e
desiderosa di spaziare oltre e oltre e oltre ancora”
(Luis Bacalov).
“Once è un quartiere affascinante, pieno di
energia vitale, creatività e ricerche. Un quartiere che non si arrende. Di
queste battaglie passate, presenti e future tratta questo bel libro”
(Ivana Costa, Clarín).
Il libro ha il patrocinio
di Asal, Icei e ProgettoSur.
L’Autrice
Francesca Bellino è nata a
Salerno e vive a Roma. Giornalista, reporter di viaggio e autrice televisiva,
collabora con numerose testate quotidiane e periodiche, tra cui Il Mattino,
Il Foglio, Il Venerdì, Viaggi e D de La
Repubblica, il supplemento culturale del Clarin. È autrice dei saggi
È ancora vivo! Lucio Battisti risorge attraverso i mezzi di comunicazione
(Sottotraccia, 2000) e Non sarà un’avventura. Lucio Battisti e il jazz
italiano (Elleu, 2004).
www.francescabellino.it
Comunicato stampa
La casa editrice
Infinito
edizioni
vi invita alla presentazione
del libro
Il nostro
viaggio
Identità
multiculturale in Bosnia Erzegovina
di Enisa Bukvić
prefazione di Predrag
Matvejević
introduzione di Francesco
De Filippo
lunedì 15 ottobre, ore 10,30
presso l’Università degli
Studi di Bari
Interverranno: Pasquale Guaragnella, Silvia Godelli, Fatos Lubonja, Artan
Puto, Luciano Monzali, Onofrio Romano, Sania Roic, Vesna Kilibarda, Luisa
Chiodi, Giulio Cainelli, Michele Capriati
Sarà presente l’Autrice
La ricerca
dell’identità nelle proprie radici
e attraverso la dissoluzione di un mondo multiculturale
Un doppio viaggio sospeso tra
la vita dell’autrice, che oggi si definisce “bosniaca perciò multiculturale”,
e il dissolvimento della Jugoslavia.
Il racconto dell’esperienza
personale di Enisa Bukvić è al contempo la narrazione di un difficile cammino
interiore alla ricerca di una nuova identità – con i problemi d’integrazione
legati al suo essere straniera – e del tragico passaggio della ex Jugoslavia da
un’unità multiculturale alla guerra e al genocidio degli anni Novanta.
“Enisa Bukvić
aiuta non soltanto la nostra gente, dispersa in emigrazione, a veder meglio la
realtà presente e a evitare il ritorno di un passato tragico. Volevo con queste
righe salutare l’impegno di una compagna di strada, ringraziandola per quello
che ha fatto e che continua a fare”
(dalla prefazione di Predrag Matvejević).
Il libro ha il patrocinio
della Provincia di Crotone, Provincia di Caltanissetta, Co.Pros,
Eticamente e delle associazioni Bosna u srcu, Bosnia Herzegovina Oltre i
Confini – Piacenza
I diritti d’autore derivanti
dalla vendita di questo libro sono devoluti all’associazione femminile
“Viktorija 99” di Jajce, attiva nei settori della salute e della difesa
dell'ambiente.
L’autrice
Enisa Bukvic è nata a Bijelo
Polje (Montenegro). Laureata in Scienze agrarie a Sarajevo e specializzata in
Scienze dell’alimentazione a Roma, ha maturato una lunga esperienza lavorativa
dapprima nell’industria agro-alimentare jugoslava e italiana, poi nella ricerca
scientifica, nella formazione e nella cooperazione con organizzazioni non
governative (ong) italiane e internazionali. Dal 1998 lavora presso l'Oim
(Organizzazione Internazionale per le Migrazioni). Vive a Roma da vent’anni. Per
contattarla: enisabukvic@yahoo.com
http://www.infinitoedizioni.it/index.php
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