Pubblico il testo dell'intevento di Marco Travaglio.
"Buongiorno a tutti, c’è una parola molto usurata, molto abusata, che ormai
semina noi attorno a sé quando qualcuno ne parla. È l’espressione “conflitto
di interessi”. Dico subito che bisognerebbe cambiarne il nome.
Bisognerebbe chiamarla Pippo, Giuseppe o Giovanni, come ci viene in mente.
L’importante è riaccendere l’attenzione delle persone su questo concetto che è
diventato noiosissimo e impronunciabile. Chi è di sinistra non ne può più sentir
parlare, perché i suoi rappresentanti tradendo il mandato popolare, non lo hanno
mai risolto per legge, anzi, lo hanno moltiplicato creando i propri conflitti di
interessi. Vedi caso Unipol. Nel centro-destra, appena uno sente parlare del
conflitto di interessi dice: “ecco, è arrivato un comunista che ce l’ha con
Berlusconi”. Come se il confitto di interessi fosse solo quello delle
televisioni di Silvio Berlusconi. Che è il più grosso, ma non è l’unico. E
quindi anche il conflitto di interessi che riguarda le dimensioni del campo dove
poi destra e sinistra devono giocare la partita, cioè riguarda le regole, è
diventato una sorta di guerra politica. Una guerra tra bande
per cui è un po’ come quando uno parla di giustizia. Si dice: “ecco, questo è
uno di sinistra!”. In realtà parlare di giustizia non è né di destra, né di
sinistra. Sono questioni pre-politiche che attengono alle regole. Quindi
cambiarne il nome per ridargli sostanza, per ridargli senso. Se ci fosse
opposizione politica in Italia, purtroppo non ce la abbiamo, salvo Di Pietro e
pochissimi altri, avrebbe un’autostrada di fronte a sé. Perché tutto quello che
ha iniziato a fare il governo Berlusconi rientra sotto il capitolo del conflitto
di interessi e la gente lo capirebbe benissimo, spiegandole alcune cose. Perché
tutti i provvedimenti che vengono presi in materia di sicurezza, legalità e
giustizia sono frenati dal fatto che Berlusconi non può far funzionare la
giustizia. Quindi non può dare sicurezza ai cittadini, perché, come è noto,
se la giustizia funzionasse lui sarebbe rovinato. Quindi
continua a far finta di far funzionare la giustizia. In realtà non lo può fare,
quindi continua a sfasciarla. Se l’opposizione esistesse e fosse capace di
parlare ai cittadini, soprattutto ai cittadini che hanno votato per Berlusconi,
potrebbe far loro capire. “Ecco vedete, volevate sicurezza? Avete scelto le
persone sbagliate.” Poi magari erano sbagliate anche le altre. Comunque, più
sbagliate di queste, era difficile.
Si potrebbe fare un piccolo riassunto per incominciare a raccontare questo
conflitto di interessi, o meglio, chiamiamolo Pippo.
C’era una volta un signore che nel 1994 aveva le sue aziende sotto inchiesta,
come tutte le grandi aziende italiane. Soltanto che le altre aziende italiane,
rassegnate al fatto che avendo pagato tangenti dovevano comunque renderne conto,
andavano dal magistrato, confessavano, patteggiavano, restituivano. Cercavano di
sistemare le loro cose, senza strappi. Una di queste aziende aveva un
proprietario il quale non ci voleva stare a fare una confessione. Perché non ci
voleva stare? Perché avrebbe dovuto confessare troppo, più
delle altre. Non solo le tangenti ai partiti. Avrebbe dovuto confessare anche
rapporti con la mafia e corruzione di giudici.
Corruzione di giudici per comprare sentenze che dessero ragione a lui che
aveva torto e torto alle controparti che avevano ragione. Stiamo parlando di
reati talmente gravi che era impossibile confessare e
rimanere nel mercato. Persino in un mercato bacato come quello del
capitalismo italiano. Quindi optò per la seconda soluzione. Salvarsi dai
processi entrando in politica. Infatti disse a Montanelli, a Biagi, entro in
politica per non finire in galera e non fallire per debiti. Devo dire che ha
mantenuto entrambe le promesse. Questo è il vero contratto con gli italiani.
Questo è stato rigorosamente mantenuto. Infatti, 15 anni dopo non è ancora
andato in galera e non è ancora fallito per debiti. Anzi, i debiti li ha
scaricati sul mercato, cosiddetto, quotando in borsa le sue aziende e nel
frattempo ha fatto un sacco di soldi grazie a una serie di leggi
innumerevoli. Ma il conflitto di interessi era appunto quello che all’inizio
era chiaro. Può una persona che ha le aziende sotto inchiesta andare in
politica e sfasciare la giustizia per evitare che le sue aziende, oltre che
sotto inchiesta, finiscano anche condannate? Nel ’94 sembrava impossibile,
oggi è cronaca quotidiana. Oggi si da per scontato: “certo,
sta lì! Di che cosa dovrebbe occuparsi se non delle sue aziende e degli
affari suoi. Mica dei nostri, no?”. Ci sono molte persone che lo danno per
scontato, senza rendersi conto che loro non fanno parte di quelle aziende
quindi apparterrebbero a quelli che hanno interessi opposti. È appunto il
conflitto di interessi. O Pippo.
Nel ’94 capitò subito un incidente. C’erano un paio di indagini su suo
fratello. Glielo arrestarono, il fratello Paolo, quello che va sempre in
carcere al posto suo. E il fratello confessò dicendo che aveva fatto tutto
lui per certe tangenti della Cariplo. Poi Berlusconi vinse le elezioni e
venne fuori un maggiore della Guardia di Finanza che raccontò che il suo
capo pattuglia gli aveva offerto un pezzo di una tangente che aveva appena
incassato da una società del Gruppo Fininvest. E lui, giovane integerrimo, o
forse solo inesperto, rifiutò quel pezzo di tangente e andò a denunciare il
suo capo ai suoi superiori e a Di Pietro. Nacque l’indagine sulla
corruzione della GdF e si scoprì che molte verifiche fiscali erano
addomesticate da tangenti. Furono arrestati un centinaio di ufficiali e
sottoufficiali della GdF e coinvolti 500 piccole e grandi aziende soltanto
nella zona di Milano. Una di queste 500, anzi tre di queste 500 erano tre
società della Fininvest. Le altre confessarono e patteggiarono, le tre della
Fininvest non poterono perché il loro proprietario era presidente del
Consiglio. E allora il presidente del Consiglio cominciò a lavorare, dato
che gli stavano per arrestare il solito fratello e il pagatore, dirigente
pagatore della Fininvest Salvatore Sciascia, lui decise di fare un decreto,
il decreto Biondi, per impedire ai giudici di arrestare le persone per reati
di corruzione e di tangentopoli. Il pool di Milano si dimise pubblicamente
dalle indagini su tangentopoli perché disse: “potremo arrestare ancora i
ladri di polli, ma non più i ladri di stato. È ingiusto. È una cosa che
ripugna alla nostra coscienza e al nostro senso di equità”. Fortunatamente
la Lega e AN, non ridotte ancora a protesi, a badanti del
Cavaliere, lo costrinsero a tornare indietro rispetto a quel decreto, che fu
ritirato. Infatti, suo fratello finì in galera, finì in galera anche
Sciascia. Confessarono anche colpe che non erano loro, tanto poi che il
fratello fu prosciolto perché si disse che l’autorizzazione non l’aveva data
lui a pagare la GdF, ma l’aveva data il fratello maggiore.
Cadde il primo governo. Arrivò il centro-sinistra, che per cinque anni fece
tutto ciò che Berlusconi chiedeva in materia di giustizia. Prodi aveva un
ottimo programma elettorale scritto dal ministro Flick. Giustizia più
efficiente. Leggi anti corruzione, anti mafia, ecc. Non gliene fecero
passare una. In Parlamento i PDS e popolari, D’Alema e Marini, si misero
d’accordo con Berlusconi e approvarono tutte le leggi che erano previste nel
programma di Previti, che aveva perso le elezioni. Pazienza. Leggi che
mandavano in prescrizione i processi, che buttavano via le prove, che
costringevano i giudici a rifare i processi daccapo cambiando le regole nel
corso della partita. Leggi contro i pentiti, leggi contro i testimoni, leggi
contro i poteri dei magistrati. Leggi che hanno sfasciato per cinque anni la
giustizia rallentandola ulteriormente e producendo migliaia di nuove
prescrizioni. Erano le famose “leggi ad personas” nel senso
che all’epoca ce n’erano a centinaia di “personas” da salvare. Erano tutti
gli indagati di tangentopoli che stavano per essere condannati.
Nel frattempo si fece la Bicamerale, idea geniale di Massimo D’Alema, per
mettere proprio nella Costituzione che i giudici devono essere meno
indipendenti e meno autonomi dalla politica. E aggiunse tutta una serie,
grazie alle bozze Boato, di interferenze del potere politico dentro la
magistratura. Poi alla fine della legislatura Berlusconi gli fece pure
saltare la bicamerale, perché dargli pure la soddisfazione di firmare una
legge costituzionale quando ormai aveva ottenuto in Parlamento tutto quello
che voleva, non gli avevano nemmeno fatto la legge contro il conflitto di
interessi, nemmeno la legge antitrust sulle televisioni. Quindi all’ultimo
momento fece saltare il banco e lasciò D’Alema con il cerino.
Perché lui è così. I capi dell’opposizione li attira. Come la mantide
religiosa. Li attira, ci fa un scopatine e poi se li mangia.
Ha fatto così con D’Alema negli anni ’90, adesso sta facendo la stessa cosa
con Veltroni, che praticamente è già stato mangiato e digerito.
Dopo quei cinque anni di disastro del centro-sinistra sui temi della
giustizia, perché poi Prodi sull’economia aveva fatto bene, aveva anche
portato l’Italia in Europa, infatti l’hanno subito mandato via per
sostituirlo con D’Alema, poi con Amato. Berlusconi aveva già la vittoria in
pugno e fu la legislatura dei cinque anni famosi durante i quali non ha
avuto tempo di fare altro, se non leggi in materia di suoi processi. È il
trionfo del conflitto di interessi esattamente come la legislatura
precedente. Solo che nella legislatura precedente era il centro-sinistra che
gli faceva i favori, stavolta era lui che se li faceva da solo.
Fu una legislatura che, a parte la legge antifumo e la legge sulla patente a
punti, credo che il grosso delle leggi riguardassero i processi e le
televisioni del Cavaliere. Ma era difficile far capire alla gente che quelle
leggi erano un danno per tutti i cittadini. Perché erano talmente ritagliate
sul suo caso, che soltanto alcune andavano a danno di altri. Quindi, in quel
periodo era più difficile far capire il conflitto di interessi. Passò la
legge sul falso in bilancio, di fatto depenalizzato, la
legge sulle rogatorie – che dovevano essere cestinate tutte quante, perché
mancava il timbro, il numero, la cosa – poi, per fortuna, era scritta coi
piedi quella legge, contravveniva tutte le prassi e i trattati
internazionali quindi fu di fatto disapplicata dai tribunali. Nessun
tribunale l’ha mai applicata. Quindi non funzionò. Passò la legge che doveva
facilitare lo spostamento dei processi, la legge Cirami. Ma
anche quella non bastò, perché bisognava dimostrare che tutto il tribunale
di Milano, 300 giudici, era infestato di toghe rosse. Dato che lì Berlusconi
l’hanno sempre prescritto o in qualche piccolo caso assolto per
insufficienza di prove, proprio tutto si poteva dire tranne che i giudici
milanesi fossero prevenuti. Anzi, forse sono prevenuti al contrario, a suo
favore. E quindi il processo rimase a Milano e non andò a Brescia. E quindi
lui si inventò il Lodo Meccanico Schifani, che ovviamente
essendo opera materiale di Schifani era anche quello scritto coi piedi – era
di Schifani – e quindi fu immediatamente fulminato dalla Corte
Costituzionale. Quindi il processo restò sospeso sei mesi, poi riprese. Fu
lì che venne varata una legge devastante, non solo per i processi a
Berlusconi, che uno potrebbe dire: “non me ne importa perché tanto sono
amico suo!”. No, anche per i processi a carico degli altri delinquenti.
Furono di fatto dimezzati i tempi della prescrizione. Quindi, mentre il
Parlamento continuava ad allungare i tempi dei processi, la prescrizione –
che di solito deve essere commisurata ai tempi dei processi, perché sennò
scatta prima che arrivi la sentenza – bene, la prescrizione fu
immediatamente dimezzata. Processi lunghi, prescrizione dimezzata.
Risultato: tutte le sentenze di condanna si convertono in sentenze di
prescrizione. E abbiamo pure gente impunita che se ne va in giro a dire: “mi
hanno assolto perché sono innocente, sono una vittima di errori giudiziari,
voglio il risarcimento!”. In realtà erano dei prescritti sfottuti, cioè
degli impuniti, della gente che l’ha fatta franca. È la legge ex-Cirielli,
talmente indecente, che Cirielli, che era un senatore di AN, quando ha visto
come gliela avevano snaturata con gli emendamenti salva Berlusconi e salva
Previti, rifiutò di prestarle il nome. Per cui ritirò la firma e non si
trovò più nessuno che volesse chiamarla col suo nome e la dovettero chiamare
ex-Cirielli. Alla memoria. Quella, disse il ministro Castelli, avrebbe
prodotto decine di migliaia di prescrizioni in più rispetto all’anno prima.
E infatti, da allora si prescrive quasi tutto. I tribunali sono ormai uffici
dove entrano vagonate di carta ed escono vagonate di carta senza che succeda
niente, un po’ come la macchina per tritare l’acqua.
Quella legge passò. Berlusconi e Previti ottennero ovviamente dei benefici,
anche perché in quella legge era scritto che chi ha più di settant’anni non
finisce più in carcere. A parte Provenzano e i mafiosi. E infatti Previti fu
di lì a poco condannato e avendo compiuto settant’anni beneficiò di questa
specie di regalo di compleanno che gli avevano fatto e non
entrò più in galera, andò agli arresti domiciliari. E poi gli fecero un
altro regalo, che arriva fra un minuto. Ma intanto la legislatura si
concluse con la legge Pecorella. Perché a Berlusconi era rimasto soltanto il
processo in appello dello SME-Ariosto. E allora, dato che era preoccupato,
aveva lì l’avvocato in parlamento, Pecorella, che non faceva niente, gli ha
fatto una legge, che proponeva da tempo, per abolire i processi d’appello.
Non tutti però. Soltanto quando uno viene assolto o prescritto in primo
grado, il pubblico ministero non può più fare appello. Se invece uno viene
condannato in primo grado, l’appello lo può fare. Ad libitum. “Non hai
vinto. Ritenta. Sarai più fortunato la prossima volta”. Perché la giustizia
serve ovviamente per garantire assoluzione e prescrizioni, non per garantire
la condanna dei colpevoli. Nella loro ottica: conflitto di interessi. Pippo.
Anche quella legge faceva schifo. Loro la rifecero uguale. Non ebbero il
tempo materiale, perché stava finendo la legislatura. Prorogarono di un mese
la legislatura per fare la legge che aboliva il processo d’appello a
Berlusconi dopodichè la Corte Costituzionale ha fatto giustizia e ha
cestinato anche la legge Pecorella.
Finita la legislatura Berlusconi ha naturalmente perso le elezioni perché si
era fatto i cazzi suoi per cinque anni. E qualcuno che non aveva proprio gli
occhi foderati lo si è trovato alle urne. E quindi ha perso le elezioni,
seppure di poco.
Dopodichè è arrivato il centro-sinistra e ha continuato a fare esattamente
ciò che faceva nel passato. A dargliele tutte vinte e ad occuparsi degli
affari suoi, del capo dell’opposizione, invece di occuparsi degli affari dei
cittadini. E quindi c’era subito un problema: Previti condannato a sette
anni e mezzo, ne aveva già scontato uno e qualcosa. Con la legge ex-Cirielli
lo presero dal carcere, lo mandarono ai domiciliari. Doveva rimanere lì
almeno tre anni su sei rimasti. Che cosa hanno fatto? I tre anni di
domiciliari glieli hanno abbonati con l’indulto. Potevano fare un indulto di
un anno? Sarebbe stato giusto. Alleviava un po’ il sovraffollamento delle
carceri, liberava dieci, quindicimila detenuti, teneva dentro i criminali
grossi. E soprattutto era un piccolo sconto di pena. Un anno. Bene, l’hanno
fatto di tre anni mandando fuori quaranta, forse cinquantamila
criminali in pochi mesi, compresi quelli che erano in custodia
cautelare, perché ne dovevano salvare uno: Previti.
Naturalmente in quel momento il centro-sinistra ha cominciato a colare a
picco e non si è più rialzato. E io ricordo quando io sull’Unità, Beppe
Grillo sul blog, Flores D’Arcais, l’Unità di Furio Colombo e di Padellaro
che continuavano a dire “non fatelo, non fatelo. Questo indulto è un
disastro. Fatelo più leggero. Non salvato Previti. Guardate che gli effetti
saranno devastanti”. Ci siamo presi insulti: forcaioli, giustizialisti,
mascalzoni. Risultato finale: chi ha fatto quell’indulto seguito poi dalla
legge Mastella liberticida per la libertà di informazione, per fortuna
passata solo alla Camera, è stato punito alle urne. Ed è ritornato
Berlusconi. Che, naturalmente, cosa doveva fare? Le riforme istituzionali?
Il dialogo per un nuovo stato, per una nuova repubblica? Questo se lo può
raccontare la sera andando a dormire Veltroni, da solo o assieme alla
Finocchiaro e a quei pochi gonzi che avevano creduto al dialogo col
Cavaliere ormai trasformato in uno statista.
Naturalmente il Cavaliere che problemi aveva? Aveva i soliti problemi.
L’Europa e la Corte Costituzionale italiana e forse anche i Consiglio di
Stato che gli dicono di cedere le frequenze a chi ne ha diritto e mandare
Rete4 sul satellite o venderla. E quindi, primo provvedimento: salva
Rete4. secondo problema. Un processo che sta arrivando a sentenza
entro l’estate: il processo Mills. Guardate, non è un processo che nasce
dalla perfidia delle toghe rosse. Quello è un processo che nasce dal fatto
che un giorno l’avvocato Mills, già consulente della Fininvest per la
finanza estera, inglese, scrive una lettera al suo commercialista, Bob
Drennan. Gli dice: “guarda che mister B. – che sarebbe il nostro presidente
del Consiglio – mi ha fatto avere in Svizzera, tramite un suo dirigente,
Bernasconi che poi è morto – seicentomila dollari. Me li ha fatti avere in
nero, perché quelli sono un regalo in cambio delle mie testimonianze
reticenti davanti al tribunale di Milano. Quando sono stato chiamato a
testimoniare contro di lui, su di lui, nel processo delle mazzette alla GdF
e nel processo dei fondi neri di All Iberian, io non è che proprio ho
mentito. Ho fatto lo slalom, ho fatto lo zig zag. Non ho detto tutto quello
che sapevo, e l’ho tenuto fuori – dice testualmente Milss al suo
commercialista – da un mare di guai”. Questo, in Italia, ma anche in Italia
e anche in Inghilterra, si chiama falsa testimonianza perché ha giurato di
dire tutta la verità. E se uno in cambio di una falsa testimonianza poi
prende dei soldi questa si chiama corruzione giudiziaria del
testimone. Perché se corrompi un testimone che deve parlare di te,
o lo ricompensi dopo che non ha parlato di te, vuol dire che tu ti sei
comprato il processo. Cioè hai fatto in modo che un colpevole venisse
assolto mentre era colpevole e meritava un condanna. Quindi, perché noi
sappiamo di questa lettera? In fondo è una lettera privata di un cliente a
un suo commercialista, direbbe un italiano nella sua mentalità italiana.
Attenzione. Qui siamo a Londra. A Londra, il commercialista Drennan, tenuto
a regole di comportamento etico strettissime, con un codice deontologico
severissimo, letta quella lettera dice: “qui c’è puzza di mazzette. Qui c’è
puzza di evasione fiscale”. Che cosa fa? Copre il suo cliente? Ma manco per
sogno. Lo denuncia al fisco inglese. Pensate, il commercialista di Mills,
pagato da Mills, denuncia Mills al fisco inglese. Parte l’indagine e le
carte vengono trasmesse al tribunale di Milano per i reati commessi da
quello che gli ha dato i soldi. Secondo Mills, e cioè mister B. Abbiamo
quindi la confessione di un ex-consulente della Fininvest. È questo che
innesca il processo. Non le toghe rosse… Naturalmente poi Mills, quando
scopre che gli hanno trovato la lettera si precipita a Milano, prima dice
che è vera, poi smentisce, poi ritratta, poi ritratta la ritrattazione. Ma
insomma, fa fede quello che hai scritto quando pensavi che nessuno ti
leggesse. A parte il tuo commercialista. Su questo si basa il processo Mills.
E alla vigilia della sentenza, Berlusconi teme, sapendo ovviamente di avere
fatto quello che ha fatto, una condanna non perché il giudice è rosso, ma
perché c’è la lettera di Mills che lo incastra. Oltre al
versamento. E quindi cosa fa? Ancora una volta è costretto a difendersi per
legge. Anziché nel processo, cioè in aula, lui si difende dal processo
stando in un’altra aula, quella del Parlamento, dove ha scritto una lettera
al suo riportino Schifani, per farsi benedire e soprattutto per ottenere
corsie di emergenza per una legge che è spettacolare. È una legge
blocca-processi. Pensate che cosa si sono inventati. Dice: “noi blocchiamo
tutti quei processi per fatti commessi fino a giugno del 2002 che si trovino
nella fase o dell’udienza preliminare o del dibattimento di primo grado.
Naturalmente il processo Mills riguarda fatti commessi entro e non oltre
giugno 2002 e nella fase del dibattimento di primo grado. E li blocchiamo
per un anno. Pensate che generosità. Ellekappa ha fatto vignetta bellissima,
dice: “Berlusconi è altruista. Rinuncia volentieri ai suoi processi, a
vantaggio di quelli altrui”. È un samaritano, praticamente.
Quelli altrui andranno avanti, i suoi resteranno bloccati. Ma assieme ai
suoi, resteranno bloccati tutti quelli come i suoi. E adesso qualcuno dirà:
“va beh, saranno le solite quattro o cinque questioni finanziarie di cui
siete fissati voi giustizialisti”. No. Vengono sospesi obbligatoriamente i
processi per: sequestro di persona, estorsione, rapina, furto in
appartamento, furto con strappo, associazione per delinquere, stupro e
violenza sessuale, aborto clandestino, bancarotta fraudolenta, sfruttamento
della prostituzione, frodi fiscali, usura, violenza privata, falsificazione
di documenti pubblici, detenzione di documenti falsi per l’espatrio,
corruzione, corruzione giudiziaria – è quella di Mills – abuso d’ufficio,
peculato, rivelazioni di segreti d’ufficio, intercettazioni illecite, reati
informatici, ricettazione, vendita di prodotti con marchi contraffatti,
detenzione di materiale pedo-pornografico, porto e detenzione di armi anche
clandestine, immigrazione clandestina – pensate, dopo tutte le menate che
fanno con la storia dell’immigrazione clandestina, adesso sospendono i
processi – calunnia, omicidio colposo per colpa medica – tutti gli errori
dei medici – omicidio colposo per norme sulla circolazione stradale vietata
– tutti quelli che stendono la gente per la strada ubriachi, bene quelli non
li si processa – truffa alla Comunità Europea, maltrattamenti in famiglia,
incendio e incendio boschivo, molestie, traffico di rifiuti, adulterazione
di sostanze alimentari, somministrazione di reati pericolosi, circonvenzione
di incapace. Tutti questi, essendo puniti con pene inferiori ai dieci anni,
vengono sospesi. Per sospenderne uno, l’Associazione Magistrati ha
calcolato che ne sospende circa centomila.
Esempio, perché poi c’è anche un aspetto psichiatrico in questa legge. Uno
straniero violenta una studentessa alla fermata del tram. Secondo esempio,
uno studente cede una canna di hashish a un coetaneo. Quale processo viene
sospeso e quale invece si fa subito? Si fa subito quello allo studente che
ha ceduto la canna. Mentre quello dello straniero irregolare che ha
violentato la studentessa viene rinviato a data da destinarsi.
Due zingarelle rapiscono un bambino. Oppure, due zingarelle rubano un pezzo
di formaggio in un supermercato e uscendo la guardia giurata. Quale processo
si fa per primo? Naturalmente quello alle due zingarelle che rubano il
formaggio. Non a quelle che rapiscono il bambino.
Risposta numero tre. Un chirurgo in un intervento fa un grave errore e
provoca la morte di un bimbo. Un giovane ruba il telefono cellulare a un
coetaneo e lo minaccia con un coltellino. Quale processo si fa prima? Si fa
prima quello del furto del cellulare, non quello dell’errore medico.
Esempio numero quattro. Un assessore becca una tangente per truccare
appalti. Suo figlio compra un motorino rubato e poi ci cambia la targa.
Indovinate quale processo viene sospeso? Naturalmente quello per la
tangente. Invece quello per il motorino si fa subito.
Infine, uno straniero ubriaco a bordo di un’auto rubata investe tre pedoni
sulle strisce. Oppure due parcheggiatori abusivi chiedono un euro a un
automobilista e minacciano di rigargli la macchina se non glielo da. Quale
processo si fa per prima? Quello al posteggiatore abusivo. Quello allo
straniero ubriaco che ha steso le tre persone sulle strisce, no.
Questi sono tutti esempi che ha fatto l’Associazione Magistrati in uno
studio sugli effetti di questa legge. Una legge che oltretutto non sospende
i processi solo per un anno. Dice di sospenderli per un anno, poi in realtà
bisognerà rimetterli a ruolo. La prescrizione si blocca per un anno.
Dopodichè tutti i tempi morti, anni e anni, che richiederanno ai tribunali
per rimetterli nel ruolo, farà sì che tutti quei processi sospesi per un
anno riposeranno in pace e finiranno tutti in prescrizione. Compreso quello
a Berlusconi.
È quello che vi dicevo prima. È facilissimo con questi esempi far vedere
come, per bloccare il processo Mills, si bloccano un terzo dei processi che
poi realmente si fanno – un quarto, un quinto, stiamo parlando comunque di
una quota enorme – che tutte le vittime che aspettavano di avere giustizia
da quei processi si dirà loro: “chi si è visto, si è visto. Perché
Berlusconi esce, e quindi escono anche tutti quelli come lui”. Il conflitto
di interessi è immediatamente chiaro. Lo si capisce benissimo. Il nostro
interesse è che quei processi si facciano. Il suo è, ovviamente, che quei
processi non si facciano perché così non si fa nemmeno il suo, che non
arriva a sentenza. E lui lo sa, come sarà la sentenza. Prossima settimana
vedremo, tanto la stanno scrivendo, quali conseguenze comporterà e quali
balle ci stanno raccontando a proposito del Lodo Schifani Bis.
Il Lodo Schifani bis stanno preparandolo, stanno decidendo quali alte
cariche inserire. Perché cinque sembravano poche, quindi pare che adesso ne
vogliano mettere diciannove, forse anche il presidente dell’ArciCaccia, chi
lo sa, l’Esercito della Salvezza… ci sono varie istituzioni da immunizzare.
E probabilmente, da quando si è messo il panama in testa, come Al Capone, e
ha chiesto a un vescovo di fargli fare la comunione anche se è divorziato, è
molto probabile che nel Lodo Schifani bis ci sia anche il diritto di fare la
comunione almeno per i divorziati che hanno il nome che comincia per “S”, il
cognome che inizia per “B” e la testa bitumata.
Grazie e passate parola."
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