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28/04/2008 Informazione libera: i giornalisti sui referendum di Beppe Grillo (Mauro W. Giannini, http://www.osservatoriosullalegalita.org)

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''Si vede chiaramente cio' che puo' servire per un'informazione migliore e cio' che invece serve solo ad inquinare la discussione" Lo ha dichiarato Roberto Natale, presidente della Federazione nazionale della stampa italiana, dopo il Vday di Beppe Grillo, in cui il comico ha raccolto le firme per tre referendum che prevedono rispettivamente l'abolizione dell'Ordine dei giornalisti, l'abolizione della legge Gasparri e l'eliminazione del finanziamento pubblico all'editoria.

Natale ha sottolineato che "Il sindacato dei giornalisti, invece, chiede da tempo che l'assetto dell'Ordine, la legge sull'editoria e il sistema televisivo siano oggetto di riforme radicali in Parlamento. Riforme che la politica da troppi anni si dimostra incapace di produrre, lasciando un vuoto che altri riempiono''. ''Ma la discussione sulle riforme - precisa il presidente della FNSI - non ha niente a che vedere con gli inaccettabili insulti che ancora ieri Grillo ha riservato a singoli giornalisti, a testate, a un'intera categoria".

Rafforza il monito Franco Siddi, segretario nzionale FNSI: "Grillo è un frequentatore recente della materia e non confonda i cialtroni che ci sono in tutte le professioni con le migliaia di giornalisti che in frontiera e con sacrificio lavorano assicurando il massimo di correttezza nell’informare i cittadini. E che spesso pagano prezzi alti per conservare dignità e decoro".

Siddi sottolinea che "Tra le molte cose da cambiare non ci sono i principi base garantiti dalla legge. La legalità costituzionale infatti riconosce un ruolo particolare agli operatori dell’informazione per il trattamento del bene informazione e non è cancellando queste norme che potranno migliorare le cose".

Nei giorni scorsi anche Lorenzo del Boca, Presidente dell'Ordina nazionale dei Giornalisti, aveva ammesso che "Il giornalismo e i giornalisti italiani hanno tante colpe da farsi perdonare... In qualche misura, accettano un'omologazione disdicevole. Propongono un modello di società poco riflessivo. Si lasciano guidare dalla casualità, dalla pigrizia e, qualche volta, dalla vigliaccheria. E appaiono, talora, esageratamente acquiescenti con le gerarchie del potere 'amico' per diventare inutilmente aggressivi con chi risulta 'avversario'".

Ma, si chiedeva Del Boca, cosa c'entra l'Ordine professionale? "Le difficoltà dell'informazione dipendono dai modelli editoriali e non dall'attività dei colleghi che, il più delle volte, sono essi stessi i più mortificati per un risultato non compatibile con la fatica che fanno per produrlo. Dunque, semmai, occorrerebbe un'azione contraria. Rafforzare l'Ordine dei giornalisti in modo che le sue azioni possano essere più tempestive e più efficaci".

Per Del Boca "Sarebbe necessaria una modifica legislativa - che non dipende dai giornalisti ma dal Parlamento - per rendere più moderna e attuale un'istituzione che, comunque la si voglia considerare, è un baluardo di libertà e di indipendenza. Senza Ordine, non soltanto non migliorerebbe la qualità dei giornali e dei telegiornali, ma la categoria sarebbe consegnata all'editore che deciderebbe di pubblicare soltanto quello che gli interessa. Come gli interessa e quando gli interessa".

http://www.osservatoriosullalegalita.org

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